Comune di Piazza al Serchio

Provincia di Lucca

Fole di Garfagnana

A cura di Umberto Bertolini

Collana Terre di Garfagnana

Quaderno n. 15

1997

Indice:

Introduzione

Avvertenze

Il re dei venti

La gallina bianca

La volpe e la principessa

Storia dell’orco

 

 

Introduzione

Con questo quaderno si intende continuare l’impegno di documentazione della narrativa popolare nell’alta Garfagnana iniziato due anni fa con la pubblicazione del volume "Fole di Garfagnana", al quale si rimanda per le premesse metodologiche e scientifiche.

Si cerca così di non interrompere il lavoro continuando a pubblicare un po’ per volta il materiale elaborato, o comunque raccolto, al fine di una successiva riedizione organica. Le fiabe qui presentate derivano dall’attività didattica della professoressa Giovanna Nannini e dei suoi ragazzi, attuale terza B della scuola media "T.Santini" di Piazza al Serchio.

La scomparsa prematura del prof. Gastone Venturelli, supervisore e ispiratore della prima pubblicazione, come già detto lo scorso anno, ci spinge in questa opera, consapevoli della sua importanza e indifferibilità, nell’auspicio che quanto prima si possa iniziare il lavoro di trascrizione dell’immenso patrimonio che il professore ha raccolto.

Il presente testo viene diffuso in occasione della quinta edizione della rassegna della fola garfagnina dal titolo "Ti conto ...", promossa dai Comuni di Piazza al Serchio, Minucciano, Sillano e Giuncugnano.

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Avvertenze

Per conservare i fonemi tipici di questa area dialettale e nello stesso tempo permettere la leggibilità del testo si sono adottate le seguenti convenzioni grafiche:

è aperta (it. bello)

é chiusa (it. vero)

ò aperta (it. posso)

ó chiusa (it. dopo)

ë ö indistinta o semimuta.

j i fortemente consonantica

c occlusiva velare sorda palatalizzata

gh occlusiva velare sonora palatalizzata

d cacuminale o retroflessa

g fricativa palatale sonora (valigia)

s fricativa dentale sorda.

ƒ fricativa dentale sonora.

s fricativa palatale sorda

z affricativa dentale sorda

z affricativa dentale sonora

û u semivocalica

Il raddoppiamento di consonante all’inizio di parola (raddoppiamento fonosintattico) è rappresentato con la sottolineatura

Le interruzioni del discorso sono state rappresentate dai puntini di sospensione "...", la mancanza di parte del discorso per errore di registrazione o comunque la sua incomprensione dalle parentesi quadre con puntini all’interno o con l’ipotesi di completamento "[ ..... ]"

Infine, al termine di ciascuna fola, si riporta il luogo ove è stata registrata, il nome e cognome del narratore, il suo anno di nascita, eventualmente il luogo di nascita se diverso da quello di narrazione, il nome e il cognome dell’alunno che ha registrato e l'anno di registrazione.

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Storia dell’orco

[C’erano una volta tre] bimbini, tre fratellini che, camina camina, erano soli e vedono una luce e piccën a questa caƒa; gh’apra una donna brutta grossa e li dice: "Coƒa fate qui voialtri?" "Sian ... siamo soli e abbiamo fame freddo, ci fai entrare?"

Questa donna ghë dicia: "No, io sono la moglie del’òrco! Non posso farvi entrare nella mia caƒa! Che se ritorna vi mangia!" E questi bimbini si mettono a piangere e le’ ghë dicia: "Va béh, vë dò da mangiar alla svelta e poi vi nascondo e quando entra lui nun vë fatë sëntire". Aóa ghë dà da mangiare e questi bimbini bei caldi s’addormentano. Le’ ghë prenda, ghë metta in un ... un letto e chiude la porta a chiave.

A ‘n certo punto séntë dei passi "pòm pòm pòm", dice: "Oddio arriva mio marito!". Allora va aprir la porta, e lui comincia a odorare e dice: "Ma qui c’è ... uccio uccio sento odore di cristianuccio!" "Noo!" lè’ ghë dice: "Qui non c’è nessuno! Son sola io!". Allora lu’ së metta a... a mangiare e poi ognitanto diceva: "Eppure c’è qualcuno in caƒa perché io sent’un odore!". E poi questo ... questo orco së metta a dormire.

E questi tre fratëllini së sveghënë la mattina e vègnën giù dalla camera e... për andar via. Come gh'aprën la porta l’òrco së svegha e ... e camina për ... për prendërghë. E loro ... via dë corsa, ghë scappënë për la campagna.

Camina camina camina, s’èn messi in cima a una pianta. E quest’orco dice: "Ora come faccio?" prepara ‘l sacco dice "Tanto vi prendo tutti e tre!"

Ora questo ... il più furbo ... së chiamava Buchëttin e ... e dicia: "Orcoo, lo vòi un fico?" "Sì!" Allora lu’ ghë tira un fico e quest’orco dice: "Noo, casca in tera si sporca tutto! Vedi nun al possë mangiar! Dammal te con la tua santa manina!" E ghë dicia lu’: "No che dopo te mi prendi!" "No noo, ti giuro che non të prendo!" Allora Buchëttin prenda un fico e glielo allunga e l’orco e ciappa la man dë Buchëttin e ‘l metta dentro ‘l sacco.

E po’s’invia verso caƒa. Camina camina camina ... e .. a un certo punto dice: "Sai Buchëttin, io devo andare a fare la pipì". Allora Buchëttin aveva in tasca un coltello e l’orco non lo sapeva, e ... e dicia: "Sì, però va lontano perché altrimenti io dopo mi dà noia che ... sentire l’odore della ... della tua pipì." Allora questo ... quest’orco s’allontana un po’ e Buchëttin col coltello e taghia la ... la ... il sacco, e po’ ghë scappa, empia, anzi empia al sacco dë ... dë sassi e poi l’arciuda e lu’ ghë scappa.

Quando quest’orco gh'artorna in qua prenda questo sacco in collo dicia: "Io bono, Buchëttin, come séi peƒante!". E camina camina, ariva a caƒa sua e ghë dicia alla só mogha: "Ooh, Geltrude metta sù la pentola che ho cappatë Buchëttin!".

Questa donna apre la porta, metta sù la pentola e ... e l’orco gh'apra al sacchë e fa për buttar Buchëttin drent’all’acqua për cocërlë e invecë gh'erën tutti sassi e la pentola s’è spaccata. Allora l’o ... la mo ... la sua moglie lë prenda un baston: botte botte botte botte, lë dicia: "Coƒì adesso non të ven più vogha da mangiar que’ tre bimbini! Ma coƒé credi!" e lo lega in caƒa e lo lascia tre giorni a digiuno.

Al terzo giorno quest’òrco piangeva: "Dammi da mangiare c’ho fame!" e la moglie gli dice: "Se më giuri che nun tocchi que’ tre fratellini te ne dò." "Sì sì, ti giuro, son diventato bravo, ti giuro che non ghë tocchë più , dammi da mangiare". Allora intantë l’òrca aveva cotto dieci galline e ghëlë dà e l’orco lë mangia tutte e coƒì i bimbini tornano in caƒa, lui gh'era divëntatë bravo e gh'èn stati semprë con la ... con l’orco e la sua moglie

Magliano (giuncugnano) - Rossi Rosa nata a Varliano di Giuncugnano (1937)

Raccolta da Cecchi Marco - 1996

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La gallina bianca

C’era una volta una gallina bianca, che aveva quindici pulcini di più colori, e deciƒe di andare in Marèmma perché qui era venuto l’inverno, era caduta la neve e non poteva più campare.

Sicché deciƒe di andare. Al mattino si alzò chiamò i suoi pulcini e li disse: "Biƒogna andare in Marèmma, perché qui non si può vivere [ ... ]", e partirono. Via via e via preƒero sù per Corte, la strada di Corte e via, passarono all’Orecchiella.

Però la volpe stava sempre sù all’Orecchiella a la fontana [ ... ] e dormiva lì. Vide, scorse per meglio dire, questi pulcini e disse: "Ma quella lì dev’ essere la gallina bianca coi pulcini, dove andrà? E com’è - pensò fra sé - ma se passa di qui mi faccio dare un pulcino, perché anch’io c’ho i miei ... i miei volpacchiotti, hanno fame e coƒì li porto un bel pulcino."

Ma la gallina bianca, furba, scòrse la volpe e disse subitë ai pulcini: "All’erta pulcini perché c’è la volpe. Non vorrei che toccasse a qualcuno di voi la sorte di farsi mangiare!".[ ... ]

Arrivarono lì al passo, la volpe sortì fuori dal suo cespuglio e li fa: "Benvenuta gallina bianca ora mi darai un pulcino!" "Eh - la gallina rispoƒe - ma vai, volpe, perché tu vuoi mangiare questi pulcini che sono picculini tutte penne, son picculini, e non ti conviene, ma lasciali andare! Ti prometto quando ritorno a primavera, saranno belli grossi, e te ne darò uno a scelta."La volpe pensò: "Quaƒi quaƒi potrà essere una bella ...un bel fatto." E li disse: "Va bene, però ricordati che a primavera ci rivediamo qui, ciao!" Pron! e partì.

Camina camina, giù per la strada trovaron dei pastori che andavano in Marèmma [ ... ] assieme. Andò a finire a Livorno, alle Sorgenti dove c’era anche un pastore, Piccotti Sergio, con le pecore, eh, con le pecore ... e si miƒe lì con loro. E infatti questa gallina mangiò, c’avea un becchime di tutte le qualità, questo pastore, c’era diversi pastori, e stèttë tuttë l’invernë lì con lor.

Però quando rivò maggio il pastore come di abitudine ritornano sù in Garfagnana e li dissero: "O gallina bianca, noi andiamo, ritorniamo sù in Garfagnana, te coƒa fai? Perché è maggio, eh!" E la gallina rispoƒe: "Vengo anch’io."

Chiamò i suoi pulcini, li disse: "Domattina biƒogna partire e andare in Garfagnana." E i pulcini non pensarono certamente alla coƒa che c’era stata alla volpe [inal monte], contenti ripartirono e preƒero la strada per la Garfagnana.

Camina camina camina, la solita strada che avevano fatto all’autunno, però quando rivarono all’Orecchiella c’era di nuovo la volpe. Un pulcino furbo li disse: "Mamma chioccia a me mi sembra che ci sia la volpe là alla fontana dal [ ... ] dove era quest’autunno!" "Eh - lë dice - purtroppo sarà lì sì." "E c’è proprio!".

Infatti in un attimo la volpe fu in mezzo alla strada."Ah - dice - benvenuta gallina bianca! Ora poi, eh, mi darai un bel pulcino. Dammi quello rosso, dammi quello giallo, dammi quello nero, dammelo bello grosso perché tu me l’hai promesso e dopo siamo fuori." "Eh - lei li disse - ma via, lasciali andare quei pulcini poverini, lasciali and..." "No, niente affatto! Hai promesso che mi dai un pulcino e se non ti va bene me ne dai due!"

La volpe disse, anzi la gallina disse: "Sai volpe, allora, te ne dò uno, guarda, c’è quello là, quello nero là che tenta la coda [ ... ]." Quando la volpe sentì dire "voglio la tua coda, tien la coda", la volpe è geloƒa della sua coda, perché lei è vanitoƒa come [ .. ] della coda, quando lei sentì dire che voleva la sua coda, preƒe le gambe e se ne andò.

Però non fu finita, quando fu a un certo punto c’era un cacciatore, c’era un cacciatore e lu’disse: "Amici che [ ... ] o che è la volpe o che è un cignal!" Preƒe il fucile, caricò il fucile "Brun", un colpo, la volpe la centrò e la preƒe.

"Ah - disse - però ho pensato una coƒa", c’era anche un suo amico lì a saccar e li disse: "Sai coƒa si fa? prendiamo la volpe e la portiamo in paeƒe e facciamo il giro delle caƒe." Che a quel tempo uƒava che quando uno prendeva una volpe faceva il giro delle caƒe perché ... per avere qualcoƒa, dato che la volpe era soggetto andare ai pollai e mangiare le galline. E coƒì anche le persone [ ... ] .

E infatti girarono le caƒe e cantarono una ... quel mentre che giravano con la volpe cantavano una canzone, anch’io ora ve la canto:

Se ci date a noi le uova

veglieren per le galline

né da volpi né da faine

non saranno molestate

Villa Soraggio (Sillano) - Bosi Arietta (n. 1920)

Raccolta da Saloi Francesco nel 1985

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Il re dei venti

C’era una volta un cuntadino che era lui la moglie e due figlioli. Però era ... il babbo era un po’ malaticcio, un era propio, sai, adatto a far il contadino, far le fatiche grosse.

E allora, però il padrone voleva il reddito perché, oh, biƒognava lavorare per ... biƒognava rendere eh. Eh ... era l’ora de dë tagliare il grano, e questo contadino un së la sentiva; e che fa? [ ... ] la moglie dice: " Ma guarda che c’è da tagliare il grano, padrone - dice - guarda che c’è da tagliare il grano, altrimenti ..." Va beh, lui era ammalato passa quindici giorni, il grano ... tutti aveun già tagliatë il grano e lu’ no.

Passa altri quindici giorni, il grano no era tagliato. Alla fine passa la Tra... lo Scirocco, un ventë, quande arrivë lì e trova ancora la pianura del grano. "Come mai nu han tagliato il grano?" e lu’ s’artorna indietro, perché nun poteva mica tirarlo tutto a tera, avrebbe tutto rovinato.

Torna e torna al re dei venti e gli dice: "C’era il grano, come mai?" "Hai fatto bene ritorna’ indietro".

Allora la moglie di quest’omo, la so’ moglie dissë: "Guarda biƒogna tagliar il grano perché ..." "Biƒognëré ma ..." lu’ non së sentiva. E lì passa ancora quindici giorni.

Poi së decide la mattina d’andar a tagliar il grano, stava un po’ meglio, e invece passa la ... il Libeccio e trova ancora il grano. "Eh - dissë - ferma". Torna indietro, e li dice ancora: "C’è il grano e non son passatë."

Allora questo re dei venti dice: "Beh, questa volta è andata bene, quest’altra volta però passate, eh!".

E insomma ripassa ancora quindici giorni, quest’omo non së sentiva e insomma. La mattina së decide, giusto quella mattina che deve tornare a tagliarlo invece passa la Tramontana prima e lo scrolla tutto. Sicché il grano tutto per terra, c’era da mangiar degli uccelli [ ... ].

Questë pover’omo torna a caƒa, la moglie dice: "Come si farà ora a mangiare, come si farà!", e il padrone disse:"Arangëti, perché un ti dò nulla, anzi quello che coltivi è mio perché non hai portato quello che dovevi portare".

Quest’omo sono stati lì in paeƒe, questa famiglia, ma senza senza niente eh. Un giorno së dëcide quest’omo dice: "Ah sì, vado a trovare il re dei venti, perché non doveö passar." Camina camina, quest’omo camina camina di giorni. Eh sì. E la su’ moglie li avea detto [ ... ] avea dato a portar via, së dicéa, una pattona coƒì, cotta nel fuoco, tantë per mangiar qualcoƒa. [ ... ] së fërmò a un fossettë për ber un po’ d’acqua e mangiar coƒì.

E infatti vede ... passa una ... una donnina dice: "Ma che fate lì tutto sconsolato?" "Eh - dice - [ ... ] il vento m’ha portato via tuttë, m’ha scrollato tutto il grano, më l’ha tirato in terra, e ora non so e vòlo andar a parlar col re dei venti, perché non dovéa ancora mandarlo." "Eh ma c’avete ancora da caminare c’avete ancora da caminare, sta lassù, su quella collina ... "

Isoma, camina camina camina, [ ... ] in cima ala collina, së fé giornë. E ariva lassù, c’era tutta una pianura bella, c’era una caƒa tutta dë cristallo. Entra dentro, së sëntìa tutto un rumore questi, questi venti che giravano, insoma coƒì, insoma li indicano d’andare in fondo. E c’era là un uomo anziano con la barba ... anziano con la barba bianca, insomma era un bell’omo proprio së vëdeva che comandava ecco: "Cóƒa voi?" E racconta tutta la storia che i suoi venti son passati, li han scosso tuttë il gran; ha dettë: "E te perché non l’avei levato?" "Perché - dice - non mi sentivo, sono un po’ ammalato anch’io, c’ho i figli piccoli!" "Va ben!". Allora li dà ... e j dice: "Per questa volta!" e j dà una scatolina. E dice: "Ma che me ne faccë di questa scatolina qui? - una scatolina come quelle del negozio coƒì insomma - l’ha dittë: "Ma io ..." "Vai! - gh’ha ditto -e quest’altra volta sii più puntuale a segar il grano".

Vien via quest’omo sconsolato dice: "Arivo a caƒa, ma coƒa gli dò a mi’ figliolo ‘sta scatolina coƒa mi fa!". Quande arriva a quel torrente, che so, a un fossetto, che beveva per riposassë un po’, dicë: "Ma che me ne faccë di questa scatolina?". Apra questa scatolina "Voglio véde’", come l’ha aperta li fa: "Comanda comanda", e lu’ è rimastë. "Comanda che më venga un bel tavolo con la pastasciutta pane e un fiasco dë vino. Tieni in cima al tavolo tutta ‘sta robba". Quande vede: "Oh", ha mangiato e s’è ristorato. Quand’ha vistë questë coƒë ha dittë: "Ah altrë che seminar!".Via di corsa, e via via caminava, ha presë forza.

Camina camina camina, quand’ariva su la collina e dopë giù in piano c’era la sua caƒa e ... il campë, chiama la sua moglie: "Leonora metti a tavola i bimbi!". E lei sente da lassù che chiama e dice: "Il mi’ marito ma che fà, coƒa avrà portato?"Quande ariva a caƒa un avea niente, ha dettë: "Mettetevi tutti a tavola!", e la su’ moglie diceva: "Ma questë è ammattito - dice - è ammattito dalla fame". Dice: "Mettetevi tutti a tavola v’ho detto!".

E insomma per ubbidire mettën tutti questi du’ figlioli a tavola e lei ... e lui esce fuori questa scatoletta e dice: "Comanda comanda che venga un tavolo tutto pieno di quello che c’hanno i signori". Eh [ ... ] viene tutto quello che poteva vedere. Questi figlioli quande vistën questë mangiar së son abbuffati e la su’ moglie dice: "Ma bravo che hai trovato? ma questa è una fortuna!" E sicché questi ragazzi së son rimessi, lor via cuƒì.

Passatë quattordici quindici giorni, lòr per i campi non c’andavan più eh, il padrone, stava un po’ più distante, c’aveva la villa dice, di quelle caƒe antiche no?, dice: "Dë che vivino laggiù che vedo che fan sempre baldoria" Ave s’è avvicinato e vede che mangiavan a mezzogiorno alla sera, tutti, së sëntia un odore di fuori, di pranzo eh.

Ha dette: "Come mangiate voialtri, che fate, come vivete?" Dice ... la sua moglie non voleva che lielo dicesse, ma lui invece sai era un bonaccion li racconta com’era la storia. "Ah - dice - dammela a me quella lì che io c’ho semprë invitati. Te tanto ... Io të dò grano, farina ... coƒa vòi ... olio ... tutto quello che vòi. A me mi dai la scatolini e io të riempio ... vedrai un ti manca nulla." E insomma lu’ së lascia confondere, li dà la scatolina.

Questo signore faceva tutti i giorni, invitava e via coƒì, e lui è rivatë, quandë è rivatë, in poghë tempë ha finitë tutto il grano e roba che ha dato lui, olio, dopo li ha detto: "Ora se lo vòi lavora, se vòi la roba lavorela! Cë son i campi!"

Ma lu’, come t’ho detto, era un po’ delicato, non poteva lavora’ i campi, eh non cë la féa più; allora li dissë alla so’ moglie: "Sai coƒa faccio? Ritorno dai venti, dal re dei venti." E camina camina, ormai sapeva la strada, ritorna lassù. Torna lassù e va là, lo presentano sempre a quest’omo. Quando lo vede dice: "Coƒa ti manca?" e lu’ è stato un po’ lì e po’ ha raccontato la storia, ha dittë: "Il mi’ padrone l’ha preƒë e io ora non ... e po’ lu’ non vòl più passare ... e io lavorar nun possë".

Ah sì! E va bene! Questa volta t’accontentë!" Li dà una scatola tutta d’oro, bella eh, tutta d’oro eh, era luccicante e di brillanti perché era quel castello, sai. [ ... ] dice, e lu’ contento të pó' immaginare eh, allora li dice, lo ringrazia e po’ va via, cami ... un së fermò neanche a provarla, perché dice:" Vado subito dai miei che m’aspettano".

Quando riva laggiù comincia a chiamare la sua moglie: "Laura mettiti a tavola, mettiti a tavola che cë l’abbiamo un’altra volta!" E i su’ ragazzi son vënuti alla svelta ,së metton a tavola, e po’ quand’han visto questa splendida ... era come un bauletto, sai, eh, ma sembrava che ci fosse il sole in caƒa eh. Së mettën a tavola e lui ... e lui apre la scatola.

Apre la scatola, esce fori du’ manigoldi con du’ bastoni dén "pim pom pim po", ma lui è stato svelto, ha richiuso la scatola e quelli se ne sono andati. "E l’hai trovata la scatola questa volta!" e allora ha dettë: "Lascëmi fare moglie!".

Allora dopo viene il padrone dice: "O padrone son tornato, ora sì che cë l’ho bella la scatola!" "Fammela vedere fammela vedere!" "Eh no, mi dispiace tanto, ma lei së tenga la sua, io tengo la mia, perché questa è d’oro e brillanti". Ala fece: "Fammela provar!" "No no no no" E insomma lui insiste tanto dice: "Fammela provare, quella lì sta bene nel mi’ castello, te che te ne fai di questa qui?" "E lo so ma io ..." "Allora ..." "Allora porti prima quella"

Allora quel signore lì va sù e porta giù, porta questo prezioƒo eh, dice: "Tieni!" Alora lu’ së prende la su’ scatolina di cartone e li dà questë bel cofanetto e lu’ va via contento. Quand’ariva sù, sai anche lu’ ormai sapeva che funzionava, allora invita, fa inviti, ma uomini importanti eh, insomma, e coƒì; fra quili c’era 'che due preti sai propi famoƒi eh. E sicché insomma dice: "Tutti a tavola!".

Però venne detto: "Ma sarà anche un bel pranzo ma io non sento odore di niente, né apparecchiato, non so coƒa ci sia qua eh!" Ha ditë: "No no no, mettetevi a tavola che tutto verà servito, anzi ditemi quel ghe volete." E poi ... E lu’ prima stéa lì [ ... ] erano in un salone un po’ ... non proprio a pianta tereno, a pian tereno, un po’ più sù cuƒì no, c’èn lë finestrë, tutti a sedere questi capurioni, aprë questa scatola, vén fòri con due manganelli ... picchia picchia, e po’ il primo colpo è stato in questa scatola ch’è saltata dë qui e là, sicché non potea neanchë chiudërla. Inso ... colpi, chi è andatë sottë al tavolë, chi di qua chi dë là, c’era quel prete grosso è piato la finestra ... (ride) ... Questo prete è saltato dalla finestra, chi sotto al tavolo, chi di qua chi di là, insomma tutti sgustati son andati a finir qualcuni all’ospedale.

Alla fine questo padrone po’ ha ripreƒo un pezzë dë coƒa, ha ricopertë questë e ha chiuƒo, è finita. Sicché cari miei ti pòi imaginar li invitati, comë a pranzo e lu’ è rimasto mortificato. Allora è andato giù da questo contadino dice: "Come!?" "Eh - ha detto - prima l’abian preƒe noi le bastonate e ora l’è giusta che prendeste voi!"

Dice: "Eh no la scatulina è nostra" e loro poveretti ingenui, ma anchë onesti s’èn tënuti la su’ scatolina e për tutta la vita s’han avuto il mangiar pronto, e il signore s’è dovuto rifare il vo ... për le bastonate.

Gramolazzo (Minucciano) - Bertei Lucia (n. a S.Anastasio 1915)

Raccolta da Elena Borghesi 1996

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La volpe e la principessa

C’era una olta in tal ... in tëla fortezza lassù dë Vëruculë, cë stéa un re cun una ... che c’avéa una principessa, un battéa mia tantë pari eh, perché questa principessa c’avéa una palla d’or: era una specie dë palla dë gomma che rimbalzava, però era tutta d’or.

E le’ giocava con questa palla tutt’al giornë, tutt’al giornë, tutt’al giornë. E allora un giornë questa palla li rimbalzò fòri dal mur e andò a finir laggiù nal fossë dela Coezza. Ma siccome il castello era assëdiatë, nun cë podéa andar nissun a prendere la palla, e i re dissë a un servo: "Vaccë te a piar la palla!" "Sì fossi scemo, vaccë ma te a piar la palla, che io laggiù nun cë vadë. Oh, laggiù më fan fòri subëtë, io un cë vadë"

Allora i ... i re tuttë dispëratë perché la so’ fiola piangéa dala matina ala sera, voléa la palla voléa la palla voléa la palla, un c’era versi d’andar a piar questa palla. E allora successë che questa bimbetta aéa già sedëcë diciassettë anni [ ... ] una ragazzina già sbocciata, comë së dicia, e... arivò là una golpa arivò e i dissë: "Sta ascolta’, të cë vad’io a piar la palla, però më devi promettërë tre coƒë: la prima chë më déi invitarë a mangia’ al taulin insieme a te, la sëgonda chë më déi dar un bagë e la terza che më déi far durmir inal to’ lettë, se no la palla io non të la vad’a pia'’".Questa principessa dissë: "Sì sì sì va bén, accettë tuttë!". Infatti ‘sta golpa scènda giù për il canal, e va giù, pia la palla, e l’arporta.

La sera, quande questa principessa andava a mangiar, eh, all’uscë së prësenta lë golpa e i re dicia: "Ma che vól que... quela golpa lì? - perché a quei tempi gli animali parlaun eh, èssa un parlën più - Che vól quela golpa lì?" "Eh, quela golpa lììì, siccomë m’ha dittë che c’andava le’ a pia’ la palla laggiù nal fossë, e quindi adessa vól esser invitata a cena." "Ogni promessa è debito" i dissë il re. Infatti questa golpa vennë a mangiar.

Doppë, prima che il pranzo finittë quande i ... i andàon a lettë che lë principessa dettë la bonanotte al ... al re, i dettë un bagë, e lë golpa i dissë: "Anch’io voglio la bonanotte!" Siccome aéa promessë, toccò da’ un bagë anchë ala golpa perché, anchë se i féa schifë insomma, i toccò daial.

E dopë questa principessa andò a lettë inal só lettë, e ecco che s’arpreƒenta lë golpa ... ecco che i s’arprëƒenta lë golpa, che i dicia questa golpa: "Oh, io voio durmir inal tó lettë". Siccome il re i avéa detto "ogni promessa è debito", e questa principessa i toccò far durmir accantë a sé inal so’ lettë la golpa.

E la matina questa principessa së sveja cun un principe azzuro accantë, che un i mancava nienta: biondo, occhi azzuri, era perfetto! Questi ... questë principe e questa principessa së spoƒaron e vissero felici e contenti

Rassegna "Ti conto ..." 1993

Andrea Campoli (n. a S.Anastasio 1952)

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