Codroipo (Udine), domenica 31 ottobre 2004.

 

 

Alla cortese attenzione del Prof. Pietro Barcellona.

 

Gentile e stimato Prof. Barcellona,

la recente lettura di una sua intervista pubblicata venerdì 8 ottobre scorso sul quotidiano <<Liberazione>>, con il titolo La fabbrica dei bisogni, mi ha risospinto a prendere di nuovo in considerazione un vecchio desiderio: prendere contatto con Lei ed inviarle il materiale filosofico personalmente elaborato durante questi ultimi quindici anni, prima durante e dopo la costituzione del Partito della Rifondazione Comunista. Il mio desiderio di prendere contatto con Lei si era originato però ancora prima della fine degli anni ’80, durante i miei anni di studio universitario. Esso nasceva, proprio in relazione al tema del desiderio, forse un po’ superficialmente, sempre dalla lettura – credo dal <<Manifesto>> - di alcune sue prese di posizione ed interviste.

Ora, dopo avere portato a termine una certa mole di lavoro ed essere riuscito a codificarla in scritti pubblicati a stampa o in rete, noto che quella tendenza e direzione che aveva suscitato il mio vecchio desiderio, ora si ripresenta arricchita e resa più complessa quasi da un percorso apparentemente parallelo. I suoi percorsi di studio e di ricerca – almeno quelli desumibili dall’intervista concessa a <<Liberazione>> - paiono strettamente simili a quelli da me trovati grazie all’analisi e commento del mio pensatore preferito: il filosofo di Nola Giordano Bruno. Trovo che l’orizzonte rivoluzionario aperto dal filosofo nolano – l’uno ed infinito molteplice, sia razionale che naturale – si avvicini ed illumini dal di sotto un’espressione quale “causazioni ideali” (Franco Rodano, da Lei citato nella medesima intervista). Bruno stesso – io credo – godrebbe infinitamente dell’accostamento fra questa espressione e la propria: quella relativa alle “ombre ideali”. Lo stesso “fare creativo, apparentemente inutile” della sua intervista richiama il nuovo spazio e tempo della rivoluzione bruniana, che consente la fuoriuscita dal rischio di utilizzare Hegel per una rivoluzione che non viene mai, perché non può venire mai, se resta all’interno della tradizione neoplatonico-aristotelica, dominante ed egemone nella ininterrotta successione speculativa ideologica occidentale. Questo “fare creativo, apparentemente inutile” ripropone il centro della filosofia bruniana: quell’atto e potenza indivisibili della creatività che ad un livello etico-politico e teologico ripresentano l’indisgiungibilità dei concetti e delle prassi della libertà e della eguaglianza. Solo questo ribaltamento e rovesciamento della “materia” bruniana, in un nuovo e rinnovato “spirito”, possono aprire quell’orizzonte infinito capace di saltare oltre quel “circolo vizioso” (cfr. ancora la sua intervista a <<Liberazione>>). Se non si mette infatti in questione il feticcio della produzione non si addiverrà mai alla liberazione piena ed effettiva dalla schiavitù della sottomissione e dalla perversione dell’alienazione. Lo stesso Dio, lasciato sullo sfondo di una potenza infinita e di una volontà ad essa coesa, si vendica: l’ordine ad unum imposto si svaporizza nella impossibilità di controllare e dominare la realtà. Così solo la perversione stessa della fede – la sottomissione alla violenza dell’idolo sociale e politico della sofferenza (il Cristo degli evangelici statunitensi) – resta l’ultimo bastione difensivo della crisi fatale della cultura e civilizzazione occidentale. La ragione infatti si è già persa nella violenza quotidiana, necessaria alla conduzione della vita.

Per tutte queste “ragioni”, allora, forse nella individuazione di un medesimo spazio razionale, anche se non nella necessità dell’indicazione di una medesima soluzione, le voglio inviare la serie dei testi che sono riuscito a “scovare”, grazie a Giordano Bruno. Insieme a questi le invio pure il mio curriculum personale e la lista delle pubblicazioni sinora realizzate o in via di composizione e sotto valutazione. A questo proposito vorrei anche approfittare - se posso – della sua posizione accademica, per chiederle di aiutarmi nella pubblicazione di altri materiali filosofici. Si tratta di alcuni articoli che trattano dell’interpretazione che alcuni filosofi e storici della filosofia hanno dato del pensiero del gigante di Nola (Gentile, Badaloni, Beierwaltes, Ghio, Granada). Da bruniano, infatti, trovo molto difficile “penetrare” autonomamente all’interno delle redazioni delle riviste filosofiche. Per una valutazione della qualità di questi lavori, qui le allego una copia cartacea dell’articolo – l’interpretazione che Hegel diede alla filosofia bruniana – che verrà pubblicato nella prossima primavera (Maggio 2005) all’interno della rivista <<Scheria>>, dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.

Molti sono stati sinora i contatti epistolari da me stabiliti con altri intellettuali e pensatori - Giustiniani [mio primo aiuto alla pubblicazione in quel di Napoli, PFTIM], Limone [a Napoli, per l’accostamento Matte Blanco - Bruno], Tessari [referente patavino], Severino [per l’analisi dell’errore dell’occidente], Bertinotti [per la rifondazione di un comunismo libertario], Veneziano e Gasperini [per la teoria delle stringhe e la sua possibile fondazione teologica bruniana: Lampas triginta statuarum], Moretti [a Nizza, per la filosofia e logica della paraconsistenza], Toth [per l’influenza del concetto di infinito in relazione alla nascita delle geometrie non-euclidee], Odifreddi [a Torino, idem], La Valle [per gli stessi motivi ora delineati in questa lettera], Panikkar [idem], Jervolino [per un comunismo della in-finitudine], Illuminati [la tradizione di un nuovo progetto politico], Cunico e Czajka [a Genova e Parma, per la linea Bruno, Schelling, Bloch], Lettieri [a Roma, per la teologia del desiderio], Don Mazzi [la forza dell’eresia], Antonio Negri [la “materia” rivoluzionaria], Otero Gonzales e Sotolongo Codina [a Cuba, per un apporto culturale alla rivoluzione politica cubana], il Centro per la Filosofia Italiana di Montecompatri e l’associazione culturale contro il pensiero unico Altera di Torino - sempre secondo la motivazione che la riflessione bruniana possa illuminare dei propri contributi le loro analisi e le loro ricerche. Per far proseguire dunque le intenzioni e le motivazioni che hanno animato il mio desiderio di confronto e di aiuto verso tutti questi soggetti (e attraverso di loro, verso l’intera comunità umana), invio ora anche a Lei i risultati dei miei sforzi. Spero non le dispiacciano e non le suscitino, visto il sempre breve tempo a disposizione, eccessivo incomodo.

Un cordiale saluto,

 

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                                                                                                                                                                                                        (Stefano Ulliana).

Mittente:

Ulliana Stefano

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