Capitolo 1

Al gabbio

Guardiola della Scuola Tecnica Forze Corazzate di Kiev, 26 marzo 1966

-Ei li', soldato!
-Cosa c'è?
-Merda di cane! Alzati, subito!
Coprendomi dal sole accecante, con la spalla cercavo di ritardare il momento del risveglio.
-Ho fatto il turno notturno, in base al regolamento ho diritto a tre ore di sonno..
-Fanculo al regolamento! Alzati dico. Siamo agli arresti.
La notizia non fece su di me nessuna impressione. L'uica cosa che sapevo è che perdevo irrimediabilmente una buona ora e
mezza di sonno dovuto alla notte insonne. Sedetti sulla dura panca e coi pugni mi misi a strofinare gli occhi e la fronte. La
testa mi scoppiava dalla mancanza di sonno.Sbadigliai, mi stirai che tutto scricchiolo' dentro di me; sospirai profondamente per scacciare le rimanenze del sonno; mossi la testa cercando di smuovere il collo irrigidito.
-Quanto ci hanno dato?
-A te una cinquina.
-Sei stato fortunato, Viktor. Sasha e io siamo fregati per dieci, mentre Andriusha, il sergente, se ne è preso interi quindici!
-La vita del sergente a scuola è un fottio. Guadagni 5 rubli di piu' ma te ne tolgono come ne avessi preso 25.
-Dov'è il mio automatico?- mi innervosii.
-Tutto nello Stato Maggiore della compagnia: fucili, cinte con munizioni e baionette. Il sergente tra poco portera' le ricevute per le cose e i viveri, poi la doccia, la rasatura e il gabbio.
Nella stanza principale della guardiola i cadetti liberati dal servizio ricevevano i documenti e contavano le cartelle con le istruzioni. Il loro sergente ascoltava le lamentele del nostro, annuendo con comprensione.
-Non l'ho mai perso d'occhio! Ho fatto il saluto con tutta la voce, i ragazzi in un lampo hanno aperto il cancello, se lo mangaivano con gli occhi come leoni... E cosa? Nè per una cosa nè per un'altra mi rifila quindici giorni, e dieci ai ragazzi. Beh Kola, coraggio!
Ci raggiunse il resto dei ragazzi della guardiola, e sotto scorta ci avviammo alla rasatura e alla doccia fredda.

 

Nella 'sala ricezione' degli Arresti della guarnigione di Kiev dominava un'accecante pulizia.
-Compagno tenente, il cadetto Suvorov a rapporto nell'Arresto di guarnigione per scontare la pena!
-Quanto?
-Cinque giorni di arresti.
-Per cosa?
Cazzo!- mi passo' per la testa. Gia': per cosa? Per cosa mi hanno arrestato?
Il tenente dotato di un volto straordinariamente largo e piedi sorprendentemente piccoli, con impazienza si fisso' su di me con i suoi piccoli e penetranti occhietti.
-Per cosa?- ripete' la domanda.
-Non lo so.
-Chi ti ha arrestato?
-Non lo so.
-Qua lo saprai presto.- promise gentilmente il tenente- Il prossimo!
Entro' il mio sergente.
-Compagno tenente, il sergente Makiejev..
-Quanto?- lo interruppe l'orrenda faccia.
-Qunidici giorni.
-Chi l'ha deciso?
-Il vice comandante del Distretto Militare di Kiev, il generale colonnello Czyz.
-Per cosa?
-Eravamo di servizio all'ufficio dei permessi della guardiola.
-Aha- sorrise con comprensione il tenente.
Conosceva ovviamente, come tutte e tre le Armate del Distretto, l'abitudine preferita del generale colonnello Czyz: arrestava sempre i guardiani dell'ufficio permessi. E' stato accertato che lo faceva in occasione di ogni visita di scuole, reggimenti, battaglioni, in ogni poligono, area di tiro, magazzino: dapertutto. Ogni volta che passava un punto di controllo, arrestava sempre il turno di guardia, assegnando in maniera standard quindici giorni al comandante, dieci ai soldati di guardia e cinque ai soldati in riposo dal cambio. Era cosi da anni. Tutte e tre le Armate e molte unita' indipendenti, sottounita', istituzioni militari e altre organizzanioni, tutti supponevano che il vice comandante del Distretto volesse cosi' esigere l'introduzione di uno speciale cerimoniale di saluto al suo passagggio, ma cosa esattamente volesse, nessuno era in grado di indovinarlo, anche se sono passati anni da quando il vice comandante è stato nominato al suo importante incarico.
All'entrata della 'sala ricezione' comparvero due caporali dall'aspetto di sadici crudeli, e incomincio' la procedura di ricezione.
-Dieci secondi...SPOGLIARSI!!!
Scarponi, cinte, cappelli, giacche- tutto immediatamente fini a terra. Stavamo sull'attenti davanti alla schifosa faccia comletamente nudi.
-Dietro front! Piegarsi! Aprire!- Il tenente dell'Armata Rossa compii l'ispezione dei nostri ani.
In carcere vigeva il divieto di fumare, percio' i fumatori viziosi provavano a volte a contrabbandare una cicca, avvolgendola nella carta e infilandosela nel culo. E' un uso molto conosciuto e impietosamente perseguitato.
Intanto i caporali facevano una veloce ma accurata perquisizione dei nostri abiti e scarponi buttati per terra.
-Quindici secondi...VESTIRSI!!!
Se non ti hanno arrestato in citta', ma all'interno dell'unita o sul terreno della scuola militare, se hai in mano i buoni pasto e hai gia' fatto la doccia, cerca di ritagliarti cinque minuti di tempo per cambiare il proprio paio di scarponi con un paio piu' grosso. Chiunque sappia cosa ti aspetta, volentieri ti dara' una mano. Un paio di scarponi un po' piu' grossi sono una benedizione negli arresti. Se invece hai gli scarponi su misura, che si indossano con difficolta', allora quei pochi secondi per 'SPOGLIARSI!!!' e 'VESTIRSI!!!' non bastano assolutamente. Percio' cinque giorni di gattabuia possono facilmente diventare dieci, o anche quindici...
-Documenti sul tavolo! Caporale, raccogliete tutti i cinturoni!
Agli arrestati è vietato possedere cinture per impedirgli di non impiccarsi casualmente. La storia del gabbio di Kiev annota nonostante questo l'impresa di un certo intraprendente e sveglio tizio. Stando in carcere, dove l'unico equipaggiamento è una panca fissata a terra, scuci' il bordo rinforzato della propria camicia e ne fece una cordicella sottile ma molto resistente. Lo fece con la piu' assoluta accortezza, sotto la vista ininterrotta dei guardiani. Il nostro eroe fece un piccolo cappio che fisso alla gamba della panca, dopodiche' si rotolo' per terra buoni dieci minuti stringendosi il collo. Infine, nonostante tutte le contrarieta', riusci' a soffocarsi.
-Denaro? Orologi?
Preziosita' del genere non si portano mai al gabbio.
Si sa che saranno confiscate, e poi si ricevara' in cambio qualche rotto fintume. Non c'è a chi fare ricorso.
-Distinzioni? Che cosa ci fate qui, porca puttana, con le distinzioni della guardia? Pensate di stare a una festa?
-Compagno tenente, siamo cadetti della Scuola Comandanti Forze Corazzate della Guardia di Charkov.
-Cosa cazzo ci fate a Kiev allora?
-Abbiamo consegnato dell'equipaggiamento per la Scuola Forze Corazzate. La ricezione dell'equipaggiamento si prolungava cosi ci hanno assegnato a vari compiti: alcuni in cucina, alcuni ai convogli, e noi siamo finiti all'ufficio permessi..
-Caporale Aleksiejev!
-Signorsi'!
-Per cominciare mandate questi guardiani al forno.
-Agli ordini, compagno tenente!

Attraverso un cortile asfaltato inimagginatamente pulito, ci condussero in un secondo piu' piccolo cortile interno circondato da un muro di mattoni molto alto. L'ordine era stupefacente e accecante. I pezzi di legno tagliato formavano un mucchio cosi' perfetto che i suoi bordi sembravano pareti perfettamente levigate. Ogni pezzo andava tagliato alla lunghezza standard di 28 cm, per un errore di uno o due centimerti si veniva puniti con assoluta severita'. Erano tutti destinati al forno da cucina, percio' la precisione del taglio non aveva nessuna importanza: ma un ordine era un ordine.
I blocchi che dovevamo tagliare con la stessa precisione erano stati portati uno o due giorni prima. Non sono stati ammucchiati come viene, ma anzi disposti con massima cura e, si potrebbe anche dire, artisticita'. Prima di tutto erano sorteggiati per spessore, i piu' spessi in basso, i piu' sottili sopra. Chiunque abbia composto il mucchio, è stato un artista cosi raffinato da tenere in considerazione anche la sfumatura di colore dei singoli pezzi. A destra si partiva con quelli piu' scuri, per schiarirsi andando verso sinistra e concludere in cima coi pezzetti quasi bianchi. Come compito dovevamo rovinare quest'opera e tagliare il tutto in pezzetti regolamentari, e infine, riformare il tutto.
Sulla stesso cortile giaceva un moncone intero di albero, con le radici di fantastiche forme, assomigliante a tutto tranne che a un albero. Era una fiabesca composizione di una incredibile lunghezza di intrecci. I framenti disordinati hanno assunto delle forme cosi' complicate che era dificile credere che la natura avesse potuto creare qualcosa di simile. Invece con tutto l'inestricabile disegno, ricordante delle vipere intrecciate, l'enorme troncone conservava la grande solidita' di tutti gli elementi e doveva giacere li' da almeno dieci anni a giudicare dalle migliaia di vecchi e nuovi tagli.
Tutti coloro che non hanno completamente compreso dove si trovassero, e che continuavano a mostrare resistenza, ricevevano il compito di 'tagliare legno', in altre parole, dovevano tagliare proprio questo fenomeno della natura. Questo compito era assegnato sempre a un singolo. Il destinatario riceveva una lunga e completamente non affilata sega adatta solo all'uso in coppia. Dopo un'ora compariva qualcuno della direzione del gabbio a controllare come procedevano i lavori e mostrare stupore per la mancanza di risultati; seguiva la punizione.
Quando entrammo nel cortile, un soldatino tentava senza effetti di scalfire almeno il troncone. Dopo venti minuti lo portarono via da li' con l'accusa di rifiutarsi di lavorare. Ora, a seconda dell'umore dei superiori, il comportmento dello sfortunato taglialegna poteva essere considerato 'Negligenza e insubordinazione'(se dovesse dimostrare che il compito era ineseguibile) oppure 'Sabotaggio economico e rifiuto di eseguire un ordine'. Dopo un tale verdetto, il capo del gabbio o il suo vice, potevano fare del poveretto qualsiasi cosa volessero. Il troncone aveva davanti a se' un lungo futuro. Sono sicuro che giace ancora li' e che qualche poveraccio sta ancora tentando di scalfirlo.
Appena cominciammo a tagliare i pezzi nella lunghezza regolamentare di 28 cm, la nostra conoscenza si è arricchita di un interessante fatto. In origine pensavamo di tagliare il tutto, poi di disporre tutto per spessore e colore e infine di spazzare la segatura.
-No no, è escluso! Da noi non si fa cosi'! L'ordine deve regnare ad ogni passo!
Percio' dopo aver tagliato solo un blocco, raccoglievamo la segatura con le mani, fino all'ultima briciola. Non c'era la scopa, percio' dopo aver tagliato il secondo pezzo abbiamo ripetuto l'azione, e cosi' via.
Mentre ce ne stavamo cosi' a lavoricchiare, le guardie introducevano uno dopo l'altro, qualcuno per tagliare quello sfortunato troncone.
-Taglia un po' di legna fratello...

 

Verso le sette, il cortile comincio' a riempirsi di crescente frastuono. Ritornavano i camion che riportavano indietro quelli che sono stati impegnati in questa gelida giornata in innumerevoli compiti sul terreno. Alcuni cambiavano i cingoli negli impianti di manutenzione dei carri armati. Altri scaricavano i rifornimenti di proiettili di artiglieria. Tutti erano raffreddoliti, bagnati, affamati e mortalmente affaticati. Nonostante cio' gli è stato ordinato di formare i ranghi, perche' dopo il lavoro erano d'obbligo tre ore di esercitazioni d'ordine. Anche a noi è stato ordinato di inserirci nei ranghi. Questo era il momento ufficiale in cui si cominciava acontare il tempo di permanenza agli arresti, tutta la giornata lavorativa fino a questo momento era stato solo un riscaldamento.
La compagnia di rigore di Kiev ammette solo due tipi di esercizi: le esercitazioni d'ordine e l' addestramento tattico. Non inserisco cui l'addestramento politico, che si svolge due volte a settimana per due ore, di mattina prima del lavoro. Ma di questo in seguito. Per ora soffermiamoci sugli esercizi d'ordine e sull'addestramento tattico.
Gli esercizi d'ordine durano un'ora e mezzo e sono una devastante esperienza. Un centinaio di arrestati si muovono a passo di papera a bordo del cortile. Non camminano, ma con tutta la forza tuonano con passo da parata, alzando le gambe a incredibili altezze. Nel piazzale a parte gli arrestati, non ci sono guardie. La piazza trema dal passo di parata.
Ogni tanto sulla guardiola compare uno dei sanguinosi caporali.
-Ei, tu laggiu'...Quello dalle orecchie grosse! No, no te...Te! Hai mai visto il film 'Ordinario fascismo'? Hai visto? Cosi bisogna marciare!...Perche', tesoro, non riesci a marciare come i soldati di quel fillm? Ti devi esercitare un po' a parte.
Quello dalle grandi orecchie esce al centro dell apizza e marcia, sollevando le ginocchia fino al petto. I restanti,
marciando intorno al cortile raddoppiano gli sforzi. L'asfalto al centro del cortile sprofonda leggermente rispetto ai bordi, un innocua variante introdotta per personale iniziativa del compagno Grechko, ai tempi in cui era ancora comandante del Distretto Militare di Kiev. Un'idea geniale nella sua semplicita'. Durante la pioggia e il disgelo, si crea al centro della piazza una grande pozzanghera. Anche in estate, quando non piove, col pretesto di sciacquare la piazza ci pompano dell'acqua. Percio' chi viene mandato al centro deve marciare in cerchio nella pozzanghera. Se ne capitano cinque insieme, non solo si bagneranno a vicenda, ma con gli schizzi d'acqua bagneranno anche quelli che marciano a bordo piazza. Nel gabbio non c'è modo per asciugarsi perchè è riscaldato solo di giorno, quando gli arrestati lavorano, la sera invece, quando i prigionieri ritornano, i forni sono gia' freddi mentre i caloriferi non ci sono proprio. Ho fatto personalmente esperienza dello 'stagno di Grechko' a marzo, quando di giorno si scioglieva la neve e di notte ghiacciava.
Gli esercizi d'ordine si svolgevano quotidianamente, indipendentemente dal tempo e dalla temperatura, come tutti le altre ''attivita' educative''. Un'ora e mezza di marcia, col tempo medio di 60 passi al minuto significano 5400 passi in totale, ognuno alla massima estensione della gamba e con l'insopportabile piegamento all'ingiu' della pianta del piede perche' nessuno vuole finire al centro del cortile. Proprio per questo la marcia viene definita 'addestramento individuale' a cui segue l''addestramento di gruppo', cioe' la tattica.
La tattica, a differenza degli esercizi d'ordine, non si basa sulla paura individuale, ma sulla competizione socialista fra i collettivi. per questo è molto piu' debilitante rispetto alla marcia. L'addestramento tattico si riduce a una sola abilita': strisciare in maniera' che la testa e il corpo aderiscano completamente al terreno, nel nostro caso l'asfalto. Braccia e gambe devono muoversi con la massima agilita' mentre tutto il tronco torcersi e contorcersi come il corpo di una lucertola.
Quindi strisciamo. Ogni cella è una diversa squadra di fanteria.
-Azimut: l'abete! Squadra, strisciando....AVANTI!!
Il cronometro viene fermato solo quando l'ultimo soldato raggiunge il bersaglio. Se il tempo della squadra è insoddisfacente, allora il ritardatario ricevera' in nottata una bella lezione. Nel mondo socialista il fondo dell'esistenza definiscie la coscienza di classe.
-Non male come tempo- Il gruppo, infangato, baganato dal sudore, sfiatato, sorride.- Ma non ve la diamo buona perche' quel belloccio per tutto il tempo ha appizzato il culo e provava a marciare gattoni invece di strisciare.
Il belloccio subira' una purga in nottata, assicurato come in banca. Ha deluso tutto il collettivo nella competizione socialista.
-Bene, proviamo ancora. Squadra, a coppie sul punto di partenza, di coooorrrsaaaaaaa!....Azimut: l'abete!
Strisciando...AVANTI!!!
-Avete peggiorato il vostro tempo. Beh, continuiamo, fino al risultato.
A fine addestramento il comandante della compagna di rigore o il suo vice, sommano i risultati. Al peggior reparto prima si comunica il nome del soldato grazie al quale dovranno effettuare un' altra prova, dopo di che' arriva l'ordine:
-Azimut: il pino!
Il 'Pino' significa che bisogna attraversare strisciando il centro della piazza, superando l'ostacolo d'acqua creato dal lampante e geniale comandante. Sapeva il fatto suo, quel compagno Grechko!

 

Il pasto dell'Armata Rossa era peggiore che in qualsiasi altro esercito al mondo. Nemmeno al gabbio, dopo aver passato molte ore al gelo e al freddo, dopo inaudite fatiche, il soldato, anche se abituato a ogno sorta di prepotenza, non poteva sopprimere in se' lo schifo per quello che veniva chiamato 'cena'. La prima sera non è assolutamente in grado di toccare il cosidetto cibo. Non è ancora in grado di accettare il fatto che non mangia dal proprio piatto, fosse anche una scodella di cane, ma da un pentolone comune contenente un qualche brodaglia odorante appena di verdure o ortiche. Ma ancora prima che la sensazione della fame riesca a sconfiggere la sensazione di rigetto, cade un breve ordine:
-Alzarsi! Adunata al cancello!
Dopo l'episodio chimato cena viene il tempo dell'appello serale.

 

Al soffitto del corridoio, in una gelida foschia, brillano pigramente delle lampade gialle. Gli arrestati stanno in fila, nessuno si muove. Ecco l'appello serale. Tutti aspettano il comando. Dopo un breve conteggio arriva l'ordine:
-Dieci secondi...SPOGLIARSI!!
Cazzo!! Da dove viene questa improvissa eruzione di energia? Incredibile, ma sono bastati dieci secondi affinche cento soldati si spogliassero a nudo. In verita' tutti segretamente si preparavano al comando. Ancora durante la cena, ogni soldato di nascosto si sbottona una manica affinche', al momento del comando, dover avere a che fare con un solo bottone. Tutti i bottoni del colletto della tenuta sembravano completamente abbottonati, in realta' ogni bottone era gia con un bordo nella fessura, cosi' da dover solo dare uno strappo affinche' cinque bottoni si aprissero immediatamente. L'esperienza è una gran cosa e ogni soldato conosce molti di questi trucchetti.
-Prima fila, tre passi avanti, marsch! Seconda fila, dietrooo front!
Entrambe le file guardano ora i lati ooposti del corridoio. Tutti nudi. Il vento trascina sul pavimento cementato una manciata di fiocchi di neve.
-Piegarsi! Divaricare!
E, mentre i sanguinosi caporali piegandosi a terra con avidita', perquisivano le nostre felpe, i pantaloni e i calzini, recitando una scena come se fosse presa dal vivo da un ufficio doganale sovietico, il capitano Martianov, comandante del carcere, o il suo vice, tenente Kirichek, svolgevano il sacrosanto rituale della perzuisizione dei nostri ani. E' un compito molto responsabile. Forse qualcuno, lavorando fuori, potrebbe aver trovato, supponiamo, un chiodo, trafugarlo nel culo, cosicche' di notte, sulle panche di legno potrebbe aprirsi le vene. Durante il giorno lo controllano le guardie, ma di notte, anche se le celle sono sempre chiaramente illuminate, puo' sempre succedere qualcosa. Forse qualcuno si è nascosto nel culo una sigaretta e nel mezzo della notte si fara' qualche tiro di nascosto. L'operazione della perquisizione anale richiede specifiche abilita' e cosa di cui ci siamo accorti, un normale caporale non è in grado di svolgerla. Che i caporali si destreggino con le mutande sporche: le qualifiche necessarie a guardare dentro al culo ce le puo' avere solo un ufficiale dell'Armata Sovietica.
-Quindici secondi...VESTIRSI!!!
Gli arrestati si dirigono alle celle. Incomincia la toaletta.
Il gabbio non è una prigione, qui non c'è spazio per i servizi. Del resto in generale c'è una differenza enorme fra una gattabuia di rigore e un carcere criminale. Le autorita' carcerarie hanno molto tempo per agire educativamente sul carcerato. Il tempo a disposizione del comando della compagnia di rigore è limitato. Percio' esse cercano in ogni maniera di variegare il programma, utilizzando per i propri bisogni tutte le necessita' fisiologiche dell'uomo. L'adestramento dei bisogni fisiologici è stato elevato qui al rango di materia educativa e si svoolge sotto il vigile occhio dell'amministrazione.
Quando gli arrestanti ormai stanno nelle celle, le guardie e il personale amministrativo, a volte col comandante in persona, occupano le posizioni. Incomincia la cerimonia. Con il lacerante rumore delle serrature che si aprono, entrano in cella un caporale e due guardie. Gli arrestati stanno sull'attenti come in una parata. Il caporale punta il suo sporco dito contro uno qualsiasi degli arrestati:
-Di corsa!
L'arrestato scatta velocemente per i corridoi e le scale. A ogni angolo c'è una guardia che strilla:
-Piu' veloce!!!
-Piu' veloce!!
-Piu' veloce!!
L'arrestato non ha bisogno di particolare doping. Sa benissimo che in ogni momento, con il pretesto di velocita' insufficente, puo' essere rimandato indietro a volte proprio davanti alla desiderata porta.
-Sembra, aquilotto, che non ne avevi poi cosi' tanta voglia. Be', dietro fornt! In cella!
E di fronte gia' compare sulla scale il successivo arrestato, che si vede solo il luccichio degli scarponi. Finita una cella, il caporale e le guardie chiudono la porta e passano alla successiva. Succede anche spesso che il caporale si 'scordi' di mandare questo o quell'altro alla latrina, a volte sa anche ignorare un'intera cella. Tanto non c'è a chi reclamare.
Vorrei qui assicurare con assoluta determinazione che in nessun gabbio sovietico è stata mai infranta nemmeno una lettera della Legge. Prendiamo ad esempio il tempo per la soddisfazione dei bisogni fisiologici. La Costituzione piu' democratica al mondo, la Costituzione dell'Unione Sovietica, ha sempre garantito a tutti i suoi cittadini il diritto al lavoro. Dove, se non in carcere, si puo' pienamente usufruire di questo diritto? Oppure supponiamo, il diritto allo studio. Vuoi o non vuoi, tre ore al giorno le devi dedicare all'esercizio d'ordine e all'addestramento tattico, piu' un paio di volte a settimana ti tocca l'addestramento politico. O finalmente il diritto al riposo. Tutti i giorni ti portano al lavoro e ti riportano indietro, sfrutta questo tempo, oppure riposa di notte sulle palanche. In compenso, ne' nella Costituzione, ne' in nessun altro codice di leggi, nessuno ha mai accennato al cacare. Non provare a chiedere piu' di quanto non ti garantisca la Costituzione! O forse sei un seguace degli oppositori del sistema di diritto sovietico?
-Guardie! A me!
Finalmente, dopo l'espletamento dei bisogni, arriva cio' di cui ogni arrestato si sogna tutto il giorno, fin dalla sveglia.
-Silenzio!
Di nuovo scattano le serrature, di nuovo in cella compare il caporale con le guardie. Gli arrestanti stanno sull'attenti in fila, il capocella di turno fa rapporto all'ognipotente sullo stato della prontezza a riposare.
Arriva, articolata con un'appena visibile tremito delle labbra, un inudibile ordine che puo' essere interpretato in molte maniere. Ma la cella lo coglie al volo. Dietro le nostre spalle, alla distanza di circa un metro, si trova il bordo della panca di legno. Al comando, piu' visto che sentito, tutti e dieci si buttano compatti come stavano sul nostro giaciglio comune, compiendo un'incredibile evoluzione, il salto all'indietro sulla palanca. Non c'è tempo e nemmeno abbastanza spazio per prendere lo slancio: stiamo compatti e saltiamo all'indietro insieme con assoluta incertezza. Cazzo sa cosa puo' sbattere la testa? Forse il bordo della panca, forse il muro di mattoni, forse le costole, il gomito, il cranio del compagno piu' vicino? In aggiunta, e questa è la cosa piu' spiacevole, non c'è la possibilita' di girarsi con la faccia verso il nudo legno e con cio' attutire la caduta.
Si sentono teste che sbattono, qualche gemito soffocato, ma tutti si bloccano nella posa con cui sono caduti. Ho un terribile dolore alla schiena e nel ginocchio. Ma almeno il cranio è intero, una cosa buona. Il silenzio mortale è interrotto all'improvviso dalle voci di un'altra cella, segno che i nostri vicini stanno prendendo qualche lezione. Al caporale, vedete, non è piaciuta la loro prima messa a riposo. Ci tocca anche a noi stasera?
-Alzarsi!
L'ordine è stato dato con un tono incredibilmente basso ma tutta la nostra decina scatta immediatamente dalla posizione orizzontale in quella verticale. Piu' velocemente di quanto si puo' eseguire un comando balziamo in piedi, pronti a eseguire ogni ordine del Partito e del governo. Pare che sia tutta colpa di quel ciccione con l'uniforme dell'aviazione. E' per colpa sua che ci trascinano di nuovo in piedi. E' uno scrivano dello Stato Maggiore e come tutti loro sono la vergogna dell'umanita', ma noi adesso gliela faremo vedere appena cala la notte. Imparera' subito a eseguire gli ordini!
-Silenzio!
Di nuovo sbattano corpi e si sentono gemiti trattenuti. Di nuovo la cella si ferma nel momento in cui dieci corpi cadono sul legno. Che vergogna! Il ciccione ha mirato male. Ha fatto un salto fantastico, solo che è troppo grasso per fare il soldato, ha preso di lato la palanca, mani ai fianchi, tronco sulla panca ma le gambe fuori. La sua faccia è una maschera di minaccia e sofferenza.
-Porco maiale, di notte ce la paghi,vedrai cosa ti aspetta!
Le gambe del ciccione pendono piano verso terra, piu' basse, sempre piu' vicino al pavimento. Il lardoso mobilita' le sue ultime forze per spostare il baricentro del corpo sulla panca senza muoversi. Il caporale pazientemente aspetta il risultato di questo tentativo. Il sangue arriva alla faccia del ciccione, contrae il collo e il corpo intero, prova a tirare su le gambe. Per un'attimo sembra che il suo tronco, teso come una corda, stia per riuscire a vincere il peso delle gambe piegate, ma no, cedono di nuovo e il piede gentilmente tocca il pavimento.
-Alzati...cosa ti succede fratello? Non hai sonno? C'è l'ordine del silenzio, ognuno è sdraiato come si deve mentre a te pare non passa per la testa di dormire. Per colpa tua tutti devono esercitarsi! Be' andiamo, provero' a farti divertire...silenzio..
L'ordine arriva silenzioso e improvviso: contano sul fatto che abbiamo abbassato la guardia. Non con noi questi giochetti! Nove uomini eseguono il regolamentare balzo sulle palanche, il boato e tutto si ferma .
La serratura scatta e immediatamente cado nel sonno con la guancia posata sulla ruvida palanca, allisciata solo dalle migliaia di corpi dei miei predecessori. Nel gabbio non si sogna. C'è solo al completa dimenticanza, tutto l'organismo si spegne.Per tutta la notte in cella è accesa un accecante lampada. Nude palanche. Tra le palanche vuoti di tre dita. Fa freddo. Per coprirsi ognuno ha solo il proprio cappotto bagnato. Anche le gambe sono bagnate. La fame nessuno la sente: è passato solo il primo giorno.

 

Il gabbio non è una prigione. In prigione esiste la sua peculiare societa', particolare forse, pero' a suo modo solidale.
Secondo, in prigione si incontrano uomini che almeno una volta nella vita hanno trasgredito le regole, alla societa', al regime. Nel gabbio si puo' solo trovare soldati e cadetti spaventati. I cadetti, sono persone che volontariamente vogliono entrare a far parte di un gruppo sociale privo di ogni diritto: gli ufficiali sovietici. Si puo' fare con loro qualsiasi cosa. Tutti quelli che sono stati al gabbio e con i quali ho avuto successivamente occasione di parlare, sono unanimamente daccordo che in ognuno delle migliaia di arresti militari sovieti si puo' ancora aumentare di molto il rigore, senza pericolo di trovarsi di fornte una opposizione organizzata da parte degli arrestati. Sopratutto nelle grandi citta' dove la maggior parte degli arrestati sono cadetti.

 

Mi sono svegliato in piena notte, non per il freddo e nemmeno per l'insopportabile puzza di nove sudici corpi stretti in un piccolo spazio non ventilato. Mi sono svegliato per l'irrifiutabile necessita' di andare alla latrina. Succede quando fa freddo. Mezza cella gia' era sveglia. Salticchiano, ballano in cerchio. Gli ottimisti, in maniera il piu' possibile inudibile, pregano sottovoce i guardiani attraverso lo spioncino, affinche' abbia pieta' e li conduca alla latrina. Ma questi ultimi rimangono impietosi. Sanno bene cosa gli potrbbe accadere per un liberalismo trooppo spinto. In cella non ci sono servizi perche' del resto non è mica un carcere civile, ma un obiettivo militare. Capitano qui le visite di grado altissimo. Affinche' abbiano piacere sono stati tolti tutti i servizi. In teoria, il secondino di turno notturno dovrebbe ogni tanto condurre gli arrestati singolarmente per i bisogni. Ma questo limiterebbe il ruolo di mezzi educativi cosi essenziali come 'la toaletta'. Percio' i tentativi di esudire le preghiere dei soggetti nelle celle da parte dei secondini piu' liberali sono categoricamente perseguitate.
La cosa è diversa nei confronti di coloro contro i quali è in corso un'indagine o che sono gia' condannati. Basta che chiedano una volta e sono subito portati fuori. Quelli delle singole, cioe' gli elementi peggiori, sono portati fuori spesso anche di notte. Forse perche' generalmente sono 'psichici', pronti a tutto. Ma per quanto riguarda le celle comuni, cioe' le persone normali, non si portano mai fuori di notte alla latrina, perche' il guardiano sa' che il gruppo per la paura di una punizione colettiva, tanto non permettera' a nessuno di fare i bisogni dentro la cella.
Sono sicuro che la canzoncina:

Secondino!
Conducimi al cesso,
Fratellino!

ha origine non nelle prigioni, ma in un arresto militare. Non importa dove, a Kiev o Leningrado, Berlino o Ulan-Bator, l'importante è che da anni fra i piu' popolari successi dell'Armata Sovietica.

 

La pesante chiusura sbatte' all'improvviso. Poteva significare l'incompresa pieta' del secondino, oppure la sua irrtazione per le continue preghiere. Quelli che solo un'attimo fa zompettavano da gamba a gamba, adesso silenziosi come gatti saltano sulla panca, facendo finta di dormire. Ma si da il caso che è il ciccione che torna in cella. Ha pulito i cessi tutta la notte. La porta si chiuse rumorosamente. Il ciccione era sfinito, aveva gli occhi rossi dal sonno mancato. Si vedeva come gli lacrimavano gli occhi e tremavano le guancie. Gemendo si arrampico' sulla palanca di legno, accomodo' la sporca guancia al duro legno e in un'attimo perse coscienza, come se fosse stato messo KO.
Intanto al cella prese di novo vita. Insieme agli altri incominciai la spazientita danza.
-Rifiuto dell Stato Maggiore!- emise la sentenza uno alto e bruno.- Si è svuotato ai cessi e adesso dorme.
-Che bue! Nemmeno ha provato il vero servizio che gia' si è sistemato al meglio.
Di nuovo tutti si svegliarono. Ognuno desiderava il sonno piu' della vita. Solo il sonno poteva salvare il resto delle forze.Per questo in tutti contemporaneamente, crebbe un particolare odio. L'alto brunetto si tolse la giacca e la mise sulla testa del dormiente. Gli saltiamo tutti addosso, io salto sulla panca e gli tiro i calcioni sullo stomaco come a una palla da calcio. Il lardoso non puo' strillare percio' sibila in silenzio. Dal corridoio arrivano i passi del secondino. Si avvicina alla porta della cella. Richiamato dal rumore, il guardiano con sguardo impassibile valuta la situazione dopo di che' i passi si allontanano piano. Il secondino è anche lui un cadetto, sicuramente è stato dentro anche lui qualche volta. Ci capisce e tiene per noi. Non avrebbe niente incontrario ad entrare in cella e tirare qualche calcione lui stesso. Ma è vietato: le guardie non possono usare la prepotenza fisica. Vietato!
Intanto si fanno le cinque di mattina. Manchera' una mezz'oretta alla sveglia. La parte piu' dura dell'attesa. Ochh, non resisto! Pare che tutte le celle siano gia' sveglie. Sicuramente in tutte le celle le prendono quelli che hanno fottutto in addestramento, sul lavoro o sull'appello serale.
Primo mattino al gabbio. Com'è atteso! Alla stessa maniera i poeti non riescono ad aspetatre il tramonto. Ma noi abbiamo meno pazienza dei poeti.
Mai in vita mia ho corso piu' veloce quanto nella prima 'toaletta' mattutina. Muri, pavimenti, scale e i volti delle guardi mi sfrecciavano davanti agli occhi mentre l'unico pensiero era: 'Fare in tempo!'.
Niente al mondo poteva distogliermi da quel pensiero, ne' un volto consociuto, ne' i distintivi neri delle Forze Corazzate che mi venivano incontro.

Solo dopo , al mio ritorno in cella e con la ripresa del fiato, mi sono accorto che avevo visto un collega cadetto. Tornava di corsa dal cesso. Era un gattino, uno al primo anno, uno di quelli che ci hanno sostituito dopo l'arresto all'ufficio permessi. Poteva significare solo una cosa: Che il generale colonnello Vladimir Filipovich Czyz, vice comandante del Distretto, entrando dentro la scuola ha arrestato a noi, e un'ora dopo, uscendone, ha fatto arrestare il nostro cambio di guardia.
Il colonnello generale era un vero duro! Peccato che nella vita lo interesava una sola cosa: la maniera in cui lo salutavano... e niente altro.

 

Il Maresciallo dell'Unione Sovietica Andrei Grechko

Ministro della Difesadell'URSS dal 1967 al 1976

e geniale inventore dello 'stagno di Grechko'