RECENSIONE "PSYCHO!" MAGAZINE
© Lorenzo Marrapodi

A furia di camminare nel buio, prima o poi si rischia di inciampare. I The 69 Eyes proprio in una delle città più romantiche, Parigi, continuano la loro dichiarazione d'amore verso il goth-rock del precedente "Blessed Be", ma devono essere finiti in un quartieraccio e l'ispirazione ne risente. Paris Kills sembra la prova di un'attrice bella e famosa oggi un pò imbolsita, che se la cava con tanto fascino, ma ha perso la bellezza di un tempo. Un pò come gli ultimi HIM di "Deep Shadows & Brilliant Highlights", anche Jyrki ha ulteriormente spostato il tiro verso il rock (di metal non si può proprio parlare), ma non è qui il problema. Piuttosto, alcuni brani, sempre più legati a suoni, canoni e (elementari) strutture smaccatamente anni 80, appaiono fiacchi e inconsistenti, incapaci di creare sia un'atmosfera viziosa, sia l' irresistibile trasporto del "love metal": due obiettivi che un disco del genere deve raggiungere. Tutto ciò premesso, Paris Kills piacerà comunque ai fan sfegatati dei  The 69 Eyes, ne sono sicuro. In fonso non si tratta di un disco inascoltabile: piuttosto, è incostante, dato che solo tre o quattro brani (dance d'amour su tutti) dimostrano una padronanza assoluta della materia. Quello che inceppa il (semplicissimo) meccanismo di Paris Kils è che si è deciso di puntare tutto sulla voce, col rischio che, se sbagli il ritornello, infici il valore di tutto il brano (e di riflesso del CD). E Jyrki, deciso a mantenere l'aura conturbante, ha forse forzato troppo su registri lugubri e baritonali, col rischio di far sembrare alcuni pezzi persino fuori giri. Insomma, Parigi ucciderà anche, ma qui, più che altro, siamo al cospetto di un mezzo suicidio.

 

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