PORTAERE MODULARE "TUTTOPONTE"

ADATTA ANCHE PER ALTRI E DIVERSI

UTILIZZI DI TIPO MILITARE


Progetto e disegni di: Carlo Macrì

Illustrazione del progetto

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  Progetto corrente
NAVE MODULARE “TUTTOPONTE” PER PORTAEREI
ED ALTRI UTILIZZI MILITARI

Disegni e progetto di: Carlo Macrì

ILLUSTRAZIONE DEL PROGETTO

L’idea di base che mi ha spinto alla progettazione di questo nuovo tipo di nave militare è quella di poter
disporre in breve tempo, pressochè in qualsiasi punto del globo, di una grande e funzionale base
aereonavale adatta anche per l’atterraggio ed il decollo dei più capienti e potenti aerei da trasporto,
ciò per consentire, in caso di gravi crisi politiche in aree particolarmente importanti dal punto di vista 
strategico, economico e sociale, nonchè per l’equilibrio e la sicurezza dei rapporti internazionali,

interventi militari rapidi, efficaci e di grande portata senza dover prima risolvere i numerosi e complessi
problemi logistici ed attendere lunghi tempi diplomatici necessari per poter giungere all’attivazione di

porti ed aereoporti adeguati sul territorio di Paesi amici.

Qualora si realizzassero tutte le condizioni che rendessero inevitabile la necessità di interventi di vasta
portata e ad ampio raggio, la possibilità di utilizzare, una volta giunti nell’area di mare prefissata, come
un’unica pista di atterraggio, tutta una serie di navi, concepite originariamente per diverse funzioni, quali
quelle che di solito sono svolte dalle navi che accompagnano le portaerei che guidano una “Task Force”,
potrebbe essere l’elemento fondante di una futura possibile strategia vincente, grazie alle sue doti di 
speditezza nell’approntamento dei dispositivi militari e di grande incisività operativa, .

Una tale base aereonavale rapidamente trasferibile nonchè facilmente e velocemente componibile potrebbe
venire formata, come già accennato, oltre cha da una o più portaerei “tuttoponte” con funzioni tradizionali,
da una sequela di navi ausiliarie o appoggio, anch’esse “tuttoponte”, dei seguenti tipi:

a) - nave d’assalto per trasporto truppe, mezzi blindati e mezzi anfibi;
b) - nave portaelicotteri da ricognizione, da battaglia e antisommergibili, unitamente al trasporto truppe
e corpi speciali munite di specifiche dotazioni di mezzi per le più svariate esigenze operative, nonchè
fornita sia di alcuni piccoli sommergibili adatti per azioni militari di ridotta entità sia di altri utilizzabili
come robot-sottomarini per operazioni d’ispezione, manutenzione e piccole riparazioni eventualmente
necessarie sia alle navi maggiori che a quelle minori;
c) - navi da carico per rifornimenti vari quali: armamenti di vario tipo, vettovaglie, combustibili, acqua minerale
di riserva, come pure altre predisposte per il trasporto delle particolari barriere metalliche antisiluro
semisommerse e delle relative "boe motorizzate" per il loro trasporto e collegamento, più

avanti meglio descritte, utili per la difesa e la protezione a distanza della base aereonavale, statica-
mente posizionata come un unico “Grande Convoglio”, dopo l’avvenuto congiungimento dei vari scafi
che la compongono;
d) - nave officina attrezzata con hangars coperti smontabili, dotata di appropriate gru ed elevatori che
rendano possibile la riparazione di aerei piccoli e grandi, ed altresì fornita di un adeguato magazzino
ricambi per le più svariate e probabili necessità;
e) - nave ospedale ben attrezzata ed idonea a fronteggiare anche le più gravi, difficili e numerose
emergenze ed esigenze sanitarie che dovessero verificarsi

Naturalmente, oltre alle portaerei sopradescritte, una “task force” o “squadra navale” di questo genere
dovrebbe essere accompagnata, come di norma già avviene, da un sufficiente numero di navi di scorta
tradizionali come, solo per esempio: incrociatori, cacciatorpediniere o fregate lanciamissili, sottomarini
nucleari, dragamine di vario tipo per le più divesificate esigenze ed almeno una “nave darsena” di adeguate
dimensioni per poter riparare “in loco” possibili danni al naviglio di piccola e media stazza.

Per una migliore difesa della base aereonavale formatasi adottando uno dei numerosi schemi possibili
per la congiunzione dei vari scafi “tuttoponte”, la cui scelta dipenderà anche dal genere di prestazione
ad essa richiesto, sarebbe opportuno stendere perimetralmente, a sua maggiore protezione da possibili
attacchi da parte di mezzi di superficie o sottomarini nemici, ad una distanza di circa 800-1000 metri,
una robusta ed efficace barriera metallica antisiluro semisommersa.

Tale particolare barriera, trasportata in zona dalle grandi navi appoggio su accennate, sarebbe costituita
da una serie di tubi d’acciaio di ampio diametro e chiusi alle estremità, con funzione di corpo galleggiante
al quale sono saldamente agganciati dei “pannelli” quadrati misuranti all’incirca 20 metri di lato, formati da
una robusta cornice, anch’essa d’acciaio, che racchiude un tenace reticolato metallico a maglia quadrata 
larga circa 12 centimetri.

Detti pannelli, immersi verticalmentenel mare e sostenuti a pelo d’acqua dai suddetti tubi di galleggia-
mento, sono naturalmente collegabili l’un l’altro mediante appositi occhielli e ganci snodati, meglio evidenziati
nelle tavole dei disegni che li riguardano, vengono posizionati e mantenuti alla prevista distanza dal convoglio
per mezzo delle suddette speciali boe motorizzate autoancoranti.

Ciascuna di tali particolari boe, munita di un armamento leggero, sarebbe dotata, al centro delle fiancate 
relative agli scafi sottostanti, di agganci simili a quelli che uniscono i vari pannelli ed i rispettivi tubi di sostegno
, e dovrebbe svolgere sia la funzione di vedetta esterna sia quella di elemento di congiunzione
di una serie di
10/12 segmenti di barriera galleggiante, sia, in alcuni punti, quella di componente mobile adatta ad aprire,
all’occorrenza, un varco nella stessa per consentire il passaggio delle altre navi che per le più varie necessità
strategiche e logistiche devono poter accedere al convoglio aereoportuale al centro della zona protetta.

In prossimità di una coppia delle suddette boe aventi anche, come detto, funzione di apertura dei varchi
di transito, ad una distanza sufficiente a consentire il passaggio delle navi, verrebberro posizionati,
internamente all’area protetta, ulteriori segmenti di barriera mantenuti fermi da tre delle predette boe allo
scopo di non creare un’area scoperta dal riparo della barriera nel periodo di tempo intercorrente fra
l’apertura e la chiusura dei varchi. 

 

DESCRIZIONE DI ALCUNI DEGLI ELEMENTI ESTERIORI
COMUNI ALLE VARIE NAVI “TUTTOPONTE”

Solo indicativamente, le dimensioni complessive di ognuna di queste navi dovrebbero essere le seguenti:
lunghezza 350 metri, larghezza dello scafo 35 metri, larghezza del ponte di volo 70 metri, altezza totale
dalla chiglia al ponte di volo 40 metri.

1) - La sezione superiore della nave, nella configurazione proposta, alla cui sommità si trova il ponte di
volo, è quella che viene utilizzata anche per una salda e rapida congiunzione delle varie unità navali.

L’altezza interna ipotizzata per questo settore è di circa 12/13 metri e consente di poter disporre, inter-
vallate agli elementi specifici utili per il collegamento, di una serie di piattaforme retrattili ed elevabili
che possono essere movimentate mediante lo scorrimento su speciali binari e possono servire per usi
diversi come, ad esempio:
a) - postazione per radar ed antenne per le trasmissioni;
b) - piazzole per lancio di missili e relative antenne paraboliche per la loro guida a distanza;
c) - piazzole per cannoni e mitragliatrici antiaeree;
d) - piazzole per avvistamento, segnalazioni luminose e rilevamenti.

Verticalmente, lungo tutto il perimetro del livello superiore della nave, ad intervalli regolari inframmezzati
dalla presenza delle suddette piattaforme retrattili o delle plance di comando di prua e di poppa, sono
situate le strutture che consentono l’unione dei vari scafi allo scopo non solo di creare un’unica lunga
pista di atterraggio, ma pure, ove prestabilito, degli indispensabili ed adeguati piazzali per la sosta, la
manutenzione e le eventuali riparazioni anche dei più grandi aereomobili da trasporto.

Queste strutture sono costituite essenzialmente da tre elementi:
a) - bordature orizzontali e verticali rivestite di uno spessore di gomma per attutire l’impatto fra le cornici
esterne dei diversi settori di collegamento;

b) - orifizi per segmenti di tubi d’acciaio a sezione esagonale posti nei pressi dei quattro angoli dei suddetti
settori, dotati sull’estremità esterna di una bordatura in gomma, i quali servono per il blocco iniziale e l’unione
precisa di due settori di collegamento appartenenti a navi diverse;

c) -  cornici poste al centro dei settori di collegamento a forma rettangolare ma con angoli smussati, ricoperte
esse pure con uno strato di gomma, lungo il perimetro delle quali è prevista una serie di orifizi filettati per
l’inserimento di adeguati bulloni che daranno, unitamente ai tubi esagonali di cui sopra, stabilità e robustezza 
alla congiunzione di due navi fra di loro ed al “grande convoglio” nel suo insieme.

2) - Nella parte alta delle fiancate dello scafo, sotto il livello superiore, sono poste alcune piazzole fisse
e sporgenti utilizzabili come di consuetudine per: carico e scarico di vettovaglie e di armamenti; calata
delle scialuppe di servizio ed, eventualmente, di salvataggio; lancio di torpedini e di bombe di profondità;
ponticello di aggancio delle scale per l’accesso a bordo e la discesa dalla nave del personale imbarcato

e degli ospiti;

3) - La grande altana o terrazzo di poppa può servire, solo ad esempio, oltre che per le prove connesse alla
revisione dei motori degli aerei, per il carico e scarico più pratico e veloce di alcuni generi di rifornimenti onde
evitare lunghi e disagevoli trasferimenti dei medesimi nei corridoi interni o come postazione di direzione e 
controllo nelle operazioni di collegamento fra unità navali diverse.

4) - La plancia supplementare di prua sottostante il livello superiore, ha anch’essa la funzione di controllo
nelle operazioni di congiunzione fra due navi nonchè quella di ispezione ottica dello specchio d’acqua che
si viene a creare tra gli scafi di due unità già collegate.

5) - il grande portellone di poppa può servire per: a) la messa in mare ed il recupero di mezzi anfibi o dei
particolari battelli utilizzabili per operazioni speciali a corto o medio raggio; b) messa in mare e recupero
delle peculiari lance comando a cabina chiusa di norma utilizzate per gli spostamenti dei Comandanti e 
per le visite a bordo effettuate da varie Autorità o Delegazioni Diplomatiche.

6) - a seconda del tipo di nave e funzionalità prevista, cioè portaerei vere e proprie o navi appoggio e ausiliarie
di genere diverso, mentre il livello superiore che funge da base per la pista di atterraggio sarà impostato secondo
uno schema pressochè unico, le fiancate invece saranno impostate in modo diversificato allo scopo di poter 
meglio assolvere le varie operazioni per le quali sono state concepite.

7) - Una volta che le portaerei fossero congiunte secondo lo schema prestabilito per formare l'aereoporto
mobile galleggiante, quest'ultimo, qualora dovesse essere situato su acque profonde oltre 300 metri,
al fine di assicurare una sua facile reperibilità da parte degli aerei al rientro dalle varie missioni, dovrebbe
naturalmente utilizzare un sistema di posizionamento geostazionario (G.P.S.). Va specificato che esso
comunque, anche in caso di mare mosso, potrebbe essere sempre utilizzabile grazie alla sua grande stabilità
e resistenza al moto ondoso consentita, oltre che dal tenace collegamento fra una nave e l'altra, sia sopra la
superficie del mare che sotto, da un inedito sistema di pannelli di resistenza idrodinamica retrattili, che 
fuoriescono dalle chiglie e possono essere immersi fino ad una profondità di circa 35-40 metri.

Per quel che riguarda l'appontaggio, anche in presenza di vento non troppo forte, esso potrebbe essere
certamente molto agevolato dalla disponibilità di una pista larga circa 70 metri e completamente sgombra
da ostacoli di qualsiasi tipo.

Altre informazioni relative ad ulteriori elementi specifici di questa innovativa costruzione navale previsti sia
al suo interno che all’esterno potranno essere fornite a coloro che fossero seriamente interessati alla sua
relizzazione e ne facessero esplicita richiesta

CONCLUSIONI

Un dispositivo militare formato da una serie di questo tipo di portaerei dovrebbe essere costituito da
almeno 6 navi, onde poter disporre di una pista d'atterraggio lunga circa 1.400 metri e di adeguati
piazzali per la sosta e le operazioni di armamento e di manutenzione degli aerei più grandi; mentre,
nel caso si volesse approntare una vera isola artificiale galleggiante con area portuale riparata, doppia
pista d'atterraggio, ciascuna delle quali lunga 1.400 metri e doppia ampiezza dei piazzali sarebbe 
necessario utilizzarne 12.

Considerato che ciascuna di queste "portaerei modulari" dovrebbe costare circa come una delle ultime
della classe "Nimitz" attualmente in costruzione, il costo totale ipotizzabile per una struttura del genere
sarebbe di circa 30/Miliardi/Euro nel caso della pista singola e di circa 55/ Miliardi/Euro nel caso dell'isola
galleggiante con area portuale protetta e pista doppia.

Inoltre, la realizzazione di questo genere di portaerei potrebbe costituire una risposta positiva più
realistica agli ideatori ed ai sostenitori dell'ormai abbandonato progetto di una Base Aerea Mobile
(Mobile offshore Base).

Tali costi appaiono certamente molto elevati ma comunque di molto inferiori a quelli che dovrebbero
essere sostenuti per la realizzazione dell'ormai famoso "Scudo Spaziale", inoltre va considerato che
ciascuna di tali nuove unità navali potrebbe svolgere pressochè la stessa funzione delle attuali singole
unità e, nel tempo, sostituirle completamente, offrendo in più la propria speciale prerogativa di poter
essere congiunta con le sue consimili per venire utilizzata come un unico grande aereoporto mobile.
 

 

ULTIMI AGGIORNAMENTI ED APPROFONDIMENTI

Considerati i tempi attualmente necessari per la realizzazione di un nuovo progetto di portaerei, dopo
che siano state espletate le necessarie verifiche di validità e di fattibilità del medesimo, cioè partendo
dalla prima autorizzazione di spesa per il progetto preliminare per arrivare all' erogazione finale delle
somme previste per il completamento del primo esemplare e quindi al varo della nuova nave, che sono

di almeno 10-12 anni, sarebbe bene che, chi fosse ad esso interessato iniziasse fin da adesso ad
operare per impostare la progettazione dei suoi principali e più innovativi elementi costitutivi.

In particolare, pensando agli Stati uniti che al momento potrebbero essere gli unici ad avere un concreto
interesse a portare a termine un progetto del genere, nonostante anch'essi abbiano dei problemi di tipo
economico visti i recenti e crescenti elevati deficit di bilancio, e facendo riferimento al loro prevedibile
turnover nel settore delle portaerei, il primo esemplare di questo nuovo tipo di portaerei potrebbe ottenere

i primi consistenti finanziamenti a partire dal 2008 e divenire operativo attorno al 2020, cioè circa 3-4
anni dopo la consegna dell'attuale ultimo modello in programma: il CVX 79 (CVX-2).
Naturalmente tutti i miglioramenti già previsti per questa portaerei rispetto a quelle che la precedono -
CVN 77 e CVN 78 (CVX 1) - cioè "Commercial Ship Technologiees/Solid State Controls" "Integrated New 
Island" - "Electrical Generation and Distribution" - "New Propulsion Plant" - "Improved Flight Deck" and

"Improved Hull" dovrebbero essere trasferiti anche alla proposta "portaerei modulare".

PROBLEMI RELATIVI ALL'APPONTAGGIO ED AL DECOLLO DEGLI AEREOPLANI

Questa futura generazione di portaerei oltre ad essere dotata di almeno un paio di catapulte a vapore
come le attuali, dovrebbe anche essere equipaggiata con i nuovi e,sembra, più funzionali modelli di
catapulte elettromagnetiche che sono ad uno stato avanzato di realizzazione.  Qualora questo nuovo
sistema di lancio grazie ad adeguate schermature si dimostrasse veramente efficace e senza
controindicazioni per quanto riguarda il buon funzionamento dei vari apparati elettronici della nave, a 
causa del potente campo magnetico che si viene a creare attorno alla zona della catapulta durante il

suo funzionamento, ecco che si potrebbe pensare di utilizzarlo, opportunamente dimensionato, anche
per il lancio di aerei di maggior grandezza e peso.

Pur ipotizzando di aver a disposizione una catapulta magnetica lunga circa 200 metri, cioè il doppio
di lunghezza rispetto a quelle attualmente allo studio, essa, da sola, molto probabilmente non sarebbe
sufficiente a far spiccare il volo agli aerei più pesanti, perciò si è pensato che sarebbe comunque

necessario avere a disposizione una pista molto più lunga affinchè l'aereopossa raggiungere la velocità
sufficiente per il decollo.

Indubbiamente, se oltre alla catapulta lunga 200 metri si avesse a disposizione una pista lunga altri
1.000 metri, ecco che la probabilità di poter iniziare il volo grazie alla maggiore accelerazione che i
motori dell'aereo potrebbero imprimere al velivolo nel tragitto aggiuntivo diventerebbe molto più elevata.
Se poi , in aggiunta a questa maggior lunghezza della pista di decollo di potesse disporre di nuovi
grandi aerei dotati, nella zona della coda, di uno o due motori supplementari da utilizzare anche solo
per breve tempo nella fase di decollo, ecco che potremmo avere la certezza di riuscire a prendere il
volo utilizzando piste molto più corte di quelle ora indispensabili.

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Per quanto riguarda invece la possibilità di un appontaggio sicuro su questo tipo di piste formate
4 (quattro) portaerei collegate, si è pensato all'utilizzo di almeno due strumenti in aggiunta a quello 
costituito dal tradizionale meccanismo d'arresto costituito da funi elastiche tese a pochi centimetri

d'altezza sopra la pista alle quali si aggancia il braccio metallico uncinato pendente dal ventre
dell'aereo.
Escludendo per varie ragioni l'uso di "paracadute di coda", gli elementi utilizzabili per accorciare la
distanza necessaria per l'arresto durante l'appontaggio potrebbero essere i seguenti:
a) - due o più "retrorazzi" che, con un opportuno e modulabile dosaggio producano una spinta contraria
alla direzione di marcia dell'aereo subito dopo che questo ha raggiunto la pista d'atterraggio sulle navi;
b) - costruire una nuova generazione di grandi aereoplani muniti di una serie di "F.O.B.Flaps" (Fuselage
Opening Braking Flaps) che esplicherebbero una notevole resistenza aereodinamica all'avanzamento
dell'aereo il quale potrebbe quindi arrestarsi, utilizzando anche gli altri strumenti tradizionali, nel ridotto
spazio disponibile.

Questi nuovi modelli di aerei sia da trasporto che da bombardamento, grazie alle caratteristiche sopra
indicate potrebbero essere utilizzati agevolmente sia con le "portaerei collegate" (Floating Airport) sia
sulla terraferma ove si potrebbero servire di piste d'atterraggio molto più corte di quelle attuali.

E' possibile ritenere che un tale genere d'aereo dovrebbe essere interessante non solo per la "Navy"
ma anche per il "Marine Corps" e per l' "Air Force" che dovrebbero partecipare alla sua realizzazione
accollandosi una parte dei costi economici necessari allo studio ed alla messa a punto dei prototipi.


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  Principali immagini del progetto

Dettagli delle principali strutture
emergenti dal livello del mare

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  Dettaglio di alcuni disegni tecnici

Dettaglio di alcuni disegni tecnici

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Indirizzo Internet:                        http://www.oocities.org/portaerei2003

Telefono : + 39 051 821609

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Commenti e suggerimenti

Sarà gradito un messaggio con le tue opinioni su questo progetto ed un suggerimento per contattare
qualche cliente potenzialmente interessato alla sua realizzazione all' indirizzo e-mail sopra indicato.
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Ultimo aggiornamento: Dicembre, 2007

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