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veste talare, chador), o certe prestazioni personali o economiche.
Ciononostante, è esperienza comune che le prescrizioni tassative dei codici morali religiosi
sono soprattutto proibizioni: mantenersi entro la norma significa innanzitutto un non fare,
sebbene il loro perfetto compimento implichi anche un fare qualcosa. I precetti positivi di solito
esigono determinati atteggiamenti (adorare, amare, perdonare, pregare), la cui manifestazione
esterna non è ordinariamente così determinata e tassativa da risultare incompatibile, almeno in
molti casi, con l'osservanza delle norme civili31.
D'altra parte, in non poche occasioni, l'obbligo a cui si fa obiezione non si presenta con
carattere assolutamente ineludibile, ma piuttosto come requisito per poter usufruire di
determinati benefici; di modo che all'obiettore si presenta l'alternativa di adempierla o di subire
le conseguenze del suo rifiuto a farlo, cosa che implica solo un onere indiretto o relativo
all'esercizio della libertà32.
Alla base di queste distinzioni delle obiezioni in omissive e attive, assolute o relative, per
quanto concerne la loro ammissibilità, troviamo di nuovo l'idea di equilibrio, che esige di
valutare le conseguenze personali e sociali di ciò che, ad ogni modo, costituisce una
disobbedienza. In questo contesto, bisogna distinguere anche tra quelle obiezioni che
sconfinano nel diritto penale (attive oppure omissive): consumo di droghe, omissioni di
assistenza medica a minori, ecc., e quelle che contravvengono precetti di altro ordine.
In definitiva, al momento di affrontare una determinata obiezione di coscienza, bisogna
soppesare da una parte il peso che comporta per l'obiettore il vedersi forzato o coartato nella sua
libertà, e, dall'altra, le ripercussioni che per altri o per il congiunto può avere l'esenzione di cui
vuole godere33.
In tal senso ci sono obiezioni che possono essere accolte più facilmente di altre per le loro
scarse ripercussioni sugli altri. Per esempio, l'obiezione al giuramento è stata risolta - si può
dire definitivamente - in molti paesi, offrendo formule alternative per assumere un impegno
solenne che non contengono riferimenti religiosi, anche se vincolano a mantenere la promessa
con la stessa forza e sotto le stesse sanzioni del giuramento34. L'obiezione di coscienza è stata
31F. ONIDA, Uguaglianza e libertà religiosa nel separatismo statunitense,Milano 1970, p. 160-161.
32Sulla differenza di opposizione, assoluta o relativa, tra coscienza e prescrizione civile, Martínez-Torrón
suggerisce soluzioni pratiche molto interessanti (La objeción de conciencia en la jurisprudencia del Tribunal
Supremo norteamericano,in «Anuario de Derecho Eclesiástico del Estado», 1 (1985), p. 456-458).
33Prieto Sanchís propone due condizioni generali di ammissibilità dell'obiezione di coscienza: che il diritto
esiga un comportamento personale e attivo dell'obiettore; e che il rifiuto di questo non metta in pericolo la vita o
la libertà altrui (La objeción de conciencia como forma...,cit., p. 22). Cfr. G. DALLA TORRE, Il primato...,cit.,
p. 137-138.
34Tra coloro che si rifiutano di giurare si trovano non solo agnostici, ma anche chi, come i quacqueri e i
menoniti, interpreta che il Signore proibì ogni giuramento quando disse "Però io vi dico: non giurate nemmeno
per il Cielo..." (Mt 5, 33-37). Diverso è il caso di chi si rifiuta non di giurare, ma di giurare qualcosa, per il fatto
di non voler compromettersi in qualcosa che considera contrario alle sue convinzioni. É il caso di chi richiede la
nazionalità nordamericana, che deve dichiararsi disposto, sotto giuramento, a difendere anche con le armi le
istituzioni costituzionali. Alcuni dei richiedenti si sono rifiutati di giurare, essendo contrari alla guerra. Le
controversie hanno avuto diverse soluzioni; oggi però si ammette che la lealtà allo Stato si può dimostrare in
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