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Il Comitato della Società Dante Alighieri a Bucarest.

Alcuni momenti della sua storia

 

Ion Bulei,

Università di Bucarest

 

Nel 1901 si costituisce fra gli italiani residenti in Romania un circolo con sede a Bucarest (Calea Victoriei, 54) che contava circa 100 soci, allo scopo principale di mantenere vivi rapporti con “la madre patria, e in alto il prestigio dell’Italia in questi regioni”, come scriveva il 13 Agosto 1901 Giulio Magni[1], il grande architetto, il preside di questo circolo. Lui chiede aiuto alla Società Dante Aligheri, a Roma, “la società dalle patriottiche iniziative, che combatte con sì gloriosi risultati per l’italianità all’estero”, per organizzare a Bucarest un Comitato Dante Alighieri[2] (riviene il 2 dicembre 1901). Di questo desiderio si fece eco al Congresso di Verona della Società Dante Alighieri il prof. Benedetto de Luca, il quale assumeva l’augurio e la promessa che ben presto sorgesse tal Comitato in Romania.

A questo scopo si riuniva in maggio 1902, a Bucarest “il primo nucleo di volenterosi”, secondo l’espressione di Magni, i quali, dopo parecchie sedute, concretavano e approvavano uno schema di Regolamento interno. Si procede poi alla convocazione di un’assemblea generale non soltanto degli italiani, membri della colonia italiana, ma anche dei romeni più conosciuti per le loro simpatie verso l’Italia o per le loro benemerenze di fronte alla cultura italiana. I promotori dell’assemblea seguivano l’esempio del Comitato della Società Dante costituitosi in 1901 a Parigi. Tramite la Società Alighieri si voleva cimentare in tal modo i legami”già cosi saldi che uniscono l’Italia alla Romania e contribuendo a tener desta in questo paese-che si vanta discendere da Roma – la fiamma della latinità”[3]. Si approva lo Statuto e il Regolamento interno della Società. L’Assemblea procede anche alla nomina di un Consiglio direttivo di nove membri: Clelia Bruzzesi, già prof.ssa di lettere italiane, Luigi Cazzavillan, direttore dell’”Universul”, Benedetto de Luca, incaricato di un corso all’Università, ing.

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Attilio Gallucci, ing. Benigno Giulini, arch. Giulio Magni, ing. Giuseppe Mattioli, dott. Tudor Rădulescu, consigliere delle Corte dei Conti e il pittore Romeo Girolamo[4]. Alla loro volta questi nove membri eleggono un segretario nella persona del Benedetto de Luca e un cassiere nella persona del Gallucci. Informando Roma sulla creazione del Comitato a Bucarest, G. Magni, il presidente di questo Comitato, chiede tutte le stampe, pubblicazioni, opuscoli, circolari di propaganda e quant’altro possa servire “per irradiare efficace e conquistare intorno a noi l’opera nostra”e chiede un sostegno per costituire una biblioteca di libri italiani[5]. Benedetto de Luca annunzia la costituzione del Comitato romeno della Dante, in un discorso pronunciato al Congresso della Lega Culturale Romena di 1902 della quale ha tenuto ha spiegare gli intendimenti dell’azione e esprimere il suo desiderio di veder sorgere, intorno a questo Comitato, un gruppo di letterati, studiosi ed artisti romeni, che, mediante pubblicazioni e conferenze, potevano aiutare l’impresa italiana. Tra le proposte presentate al Congresso della Lega ci fu anche quella di mandare un telegramma alla Direzione della Dante Aligheri, proposta accolta fra le acclamazioni[6].

Nello statuto del Comitato Dante c’erano disposizioni di ammissione di soci romeni e l’opportunità di pubblicare, a fianco del testo italiano, quello romeno.

Nel maggio 1903 Giulio Magni annuncia il Consiglio e la Segretaria della Società Dante di Bucarest. Il Presidio aveva come soci il marchese Emanuele di Baccaria d’Incisa, ministro plenipotenziario ed Inviato Straordinario di S.M. Il Re d’Italia, conte Arrivabene Valenti-Gonzaga, segretario di Legazione, il maggiore Isidoro Zampolli, l’addetto militare dell’Italia, lo scrittore Barbu Stefanescu Delavrancea, Luigi Cazzavillan, il direttore del giornale “Universul”, la signora Zoe Sturdza, il prof. Eugenio Porn e Luigi Enrico, direttore delle Scuole italiane de Bucarest. Tra i soci del Comitato, in agosto 1903, ricordiamo: Clelia Bruzzesi, Ida Magni, la moglie dell’architetto, Benedetto di Luca, Emmy Giulini, Giuseppe Catalani, Eugen Porn, Tudor Rădulescu, Ugo Ascoli, Arturo Verona, Emilia Frollo, Ştefan Sihleanu, Ion Bianu, Alex. Florescu,  Ionescu Gion, Georgio Lahovari, Ştefan Şoimescu, Barbu Delavrancea, Elena Carp...[7]

“La costituzione di questo Comitato scrive Giulio Magni al Presidente della Società Dante Alighieri, trovo una vera e generale accoglienza, non solo fra la colonia italiana sempre disposta a lavorare per bene e  il prestigio  del Paese, ma fra i romeni stessi che sorgevano in quella società un simbolo di fratellanza”[8]. Come a Parigi, e a Bucarest si offriva la possibilità anche ai cittadini non italiani di inserirsi a questa associazione. Fra i molteplici scopi del Comitato Dante Alighieri sono da ricordare la propagazione della cultura e della lingua italiana in un paese cosi affine all’ Italia, e l’istituzione di una biblioteca italiana. In questo senso il ministro italiano a Bucarest, gia nel 1897 chiedeva ai membri della colonia italiana, mediante una sottoscrizione annua,

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l’aumento del fondo scolastico. Ma negli anni successivi non si è visto alcun miglioramento. Anche per questo molte famiglie italiane mandavano i loro figli altrove. E solo 70 alunni di ambi sessi seguivano il corso organizzato presso la sede della scuola italiana a Bucarest, dove si trovava anche la sede del Comitato Dante Alighieri.

Per affari professionali l’architetto Giulio Magni si vede costretto di abbandonare per un periodo Bucarest, prendere la sua residenza a Roma, e quindi lasciare il suo incarico di presidente del Comitato di Bucarest. In una lettera al presidente della Società Dante Aligheri a Roma lui non si dichiara molto contento dell’attività del Comitato: “Poca cosa è vero fino ad ora si è fatto da questo Comitato, ma la buona volontà da parte dei componenti il Consiglio non manca, ho fiducia quindi che il mio successore con maggior zelo potrà continuare l’opera con tanto amore iniziata”[9]. Lo sostituisce Benedetto de Luca, più attivo come lo dimostra la sua lettera di 17 dicembre 1904. Egli apre un corso gratuito di lingua italiana per romeni e stranieri d’ambedue sessi. Delle oltre 400 domande, 300 vengono ammesse. L’inaugurazione dell’insegnamento si fece 12 dicembre nel gran salone della Scuola italiana con un breve discorso di apertura pronunciato dal prof. Benedetto. Il corso è stato diviso in due sezioni, di due classi, uno affidato al sig. Nicolae Tinc, professore romeno ben noto per le sue traduzioni dai classici italiani, e un altro alla direttrice della Scuola coloniale, dott.sa Tamaschiù. Benedetto de Luca assume la direzione della sezione superiore. Tra gli iscritti figurano operai e professionisti, studenti delle classi inferiori, commessi di negozio e commercianti. Il corso dura fino al 30 giugno. Nello stesso anno, 1904, il Comitato crea una piccola biblioteca di libri italiani di lingua o di diversi altri argomenti.

        Le notizie sullo sviluppo di questo corso si trovano su tanti giornali romeni e italiani. Abbiamo trovato nell’archivio della società Dante Alighieri una notizia di questo genere all’occasione dell’apertura del corso nel 1906. L’apertura si faceva nel gran salone della scuola italiana in Via Luigi Cazzavillan. Nel 1906 il discorso lo tiene il Conte Carlo Arrivabene Gonzaga, seguito dall’intervento di un'altra cospicua figura presente al evento, il giovane Eugen Porn. In quell’anno i corsi di lingua italiana erano frequentati di più di 200 alunni. La Società Dante Alighieri mandava nello stesso anno per i frequentatori delle scuole italiane 50 diplomi e 12 libri di premio[10].

La biblioteca era collocata nei locali della Scuola Coloniale. Il Comitato inizia anche un corso di letture e di conferenze di cultura italiana. “La simpatia generale ci circonda”, scrive De Luca, aggiungendo alla sua lettera notizie dei giornali romani. Sotto la direzione del prof. Benedetto de Luca si riorganizza il consiglio direttivo: Vicepresidente Conte C. Arrivabene-Gonzaga, Segretario della legazione d’Italia; Segretario L. Enrico, Direttore della Scuola italiana, Cassiere Signorina M. Narice, Consiglieri Tudor Rădulescu, Direttore generale della Regia dei Monopoli dello Stato, ing. Rovelli, ing. Giulini, Capitano O. Zampolli, Addetto militare d’Italia. Sotto la nuova direzione si constata un’accoglienza favorevole al corso annuo scolastico, al

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corso serale di lingua italiana, e specialmente al corso di conversazione. Per presiedere gli esami di fine anno fu nominato il geologo Grigore Ştefănescu, Senatore e Professore universitario, grande amante della cultura  italiana. Il consiglio centrale conferì il diploma di benemerenza alla direttrice della scuola femminile, E. Tomaschiù. Il direttore della scuola italiana apre un ciclo annuale di conferenze con una lettura sulla Francesca di Dante. Il ciclo si chiude con un discorso tenuto dall’addetto militare O. Zampolli sui Savoia nella storia, in riccorenza della festa dello Stato. Incaricato dal Comitato della Mostra Degli Italiani all’estero all’esposizione di Milano, prof. Benedetto De Luca promosse la partecipazione dei connazionali di Romania a questa mostra, nella quale la sezione romena figurava tra le più ricche e importante. Il nuovo comitato rimuove la richiesta indirizzata a tutti gli italiani di arricchire la biblioteca del Comitato[11].

        Sempre di Benedetto di Luca ha l’iniziativa di fondare un periodico, organo degli interessi italiani in Romania, il portavoce degli interessi italiani non solo in Romania, ma in tutti i paesi balcanici[12]. Cazzavillan propone invece la fondazione di un complemento del suo giornale – “Universul”. E, alla fine, la proposta rimane sospesa. Tra altre proposte da ricordare è anche l’iniziativa di partecipare alla festa romena del 1906, occasionata da due fatti storici: la discesa nella Dacia di Traiano e il quarantesimo anniversario di regno, insieme al venticinquesimo d’incoronazione del re Carlo I. Scrive Benedetto de Luca a Roma e lasciamo le sue parole che esprimono un epoca ma anche un caldo sentimento di solidarietà con il popolo romeno: “volendosi dagl’italiani viventi sulle rive del Danubio in armonia di sensi e d’interessi confratelli romeni; dagl’italiani del Regno; da quanti italiani sentono, per l’ospitale terra sorella, gratitudine ed affetto, - volendosi dare ... un attestato di loro sollecitudine amorosa, iniziatore il Comitato di Bucarest della Dante Alighieri, si è stabilito che venga dall’Italia a Bucarest, che venga da Roma ... la Colonna traiana”. Alla fine arriverà la lupa romana, portata da vice sindaco di Roma, San Martino, e regalata alla città di Bucarest: “Alle vostre feste Roma ha voluto essere presente e vi manda questo simbolo della sua maternità”. A fine maggio 1906 venne a Bucarest per la circostanza un gruppo di ufficiali di marina italiana. E loro sono stati oggetto di una speciale simpatia. Il re Carlo li riceve insieme con alcuni rappresentanti della colonia italiana. Tra questi rappresentanti anche Benedetto de Luca, che scrive su una pergamena, pregevole opera d’arte dell’arch. Coluri, una dedica: “La dove si posò l'aquila delle Legioni- l’aquila degli Hohenzollern ridisciolse il volo...” La pergamena venne presentata in una elegante busta di marocchino chaudron, insieme con una lettera in rilevo di argento brunito, dove stava

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scritto: “A Carlo I Re – La colonia italiana MDCCCCVI”. Avendo appreso che tra i delegati c’era il presidente della locale Dante Aligheri, il principe Ferdinando gli chiese quanti membri contasse il Comitato. Alla risposta: “circa duecento tra italiani e romeni” il principe commenta: “ça m’étonne pas; il s’agit de deux peuples de la même race[13].

L’attività del Comitato di Bucarest era simile all’attività degli altri comitati della stessa Società Dante. Un’attività molto visibile per stringere i legami tra la cultura italiana e la cultura romena e mantenere i sentimenti de calda amicizia fra due popoli che potevano così conoscersi meglio.

        Purtroppo il comitato Dante Alighieri a Bucarest non riesce mantenere una direzione costante. La cambia spesso. Una cosa che influisce sulla sua attività.

Dal gennaio 1907 il comitato Dante Alighieri di Bucarest ha una nuova direzione: presidente è stato eletto Vittorino Vespasiani, il vicepresidente – Carlo Arrivabene, Cassiere – Giuseppe Maioni, segretario – Luigi Enrico. Tra i soci del consiglio direttivo si trovavano il capitano Isidoro Zampolli, Eduardo Rovelli, Tudor Rădulescu, Nicca Ferrero, Arch. Carlo Cora.

Dal novembre 1909 l’assemblea generale del Comitato procede ad una nuova elezione. Vennero nominati alle cariche del ufficio di presidenza Ing. Gambara – presidente, prof. Ortis – vicepresidente, ing. Barberis – segretario, sig. Battaglia – cassiere. Nel comitato dirigente troviamo anche la moglie del generale Averescu.

Nel 1910 il professor Eugen Porn è stato incaricato come custode della biblioteca.

Per fortuna del Comitato la direzione dell’ing. Gambara si mantiene anche all’assemblea generale  del ottobre 1912 (la moglie di Averescu diviene vice presidente e l’ing. Porn cassiere) Nel 1914 l’ing. Gambara è di nuovo eletto, con prof. Marchioni vicepresidente e lo stesso Porn cassiere[14].

L’attività continua a svilupparsi. Il numero degli allievi diminuisce però, essendosi istituita a Bucarest l’Università popolare, dove, oltre i corsi di lingua francese, tedesca ecc, si davano pure gratuitamente quelli di lingua italiana. Ma i corsi continuano lo stesso anche con un numero un po’ più ridotto di frequentatori. Nel 1912 si è aggiunto anche un corso settimananale per i figli e le figlie d’italiani allo scopo che essi, simultaneamente all’istruzione che ricevono nei licei romeni o tedeschi, imparino a svolgere le loro idee ed esprimere i loro pensieri nel loro idioma. Nella sede del Comitato si organizzano conferenze o concerti, come quello dell’otto giugno 1913, quando la sig.ra Averescu, col canto, il maestro Castaldi e la sig.ra Coanda, arpista sono stati vivamente applauditi. 

        Dal 1914, a causa delle complicazioni provocate dallo scoppio della guerra, e il conseguente stato d’animo generale, il comitato di Bucarest si limitò come attività soltanto alla cura dei regolari corsi serali di lingua italiana e all’arricchimento della biblioteca, che però non aveva in quel momento che 268 volumi.

Un posto importante nell’attività del Comitato l’ha avuto la creazione di una cattedra universitaria di lingua e letteratura italiana. Già fin dal 1901, il ministro della

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Pubblica Istruzione, su proposta del Senato dell’ Università di Bucarest ha autorizzato professor Benedetto de Luca a tenere un corso libero di letteratura italiana alla Facoltà di lettere dell’Università di Bucarest. Ha fatto due anni di esperimento. Nel frattempo, lui chiede l’intervento delle autorità diplomatiche presso il governo romeno per dare un carattere di stabilità all’ insegnamento della letteratura italiana. In questo senso si rivolge anche a Tittoni, il ministro degli Affari esteri italiani, per un sostegno. Il ministro si dichiara interessato e chiede alla legazione di Bucarest di iniziare le opportune pratiche. La crisi politica che segue alle rivolte agrarie, poi le discordie insorte fra il ministero della Pubblica Istruzione e il consiglio della facoltà furono le cause per cui le pratiche del ministro italiano non ebbero un buon risultato. Finalmente il ministro della Pubblica Istruzione procede alla nomina di un docente di letteratura italiana nella persona del professor Ramiro Ortiz, del ginnasio Vittorio Emmanuele di Napoli. Ortiz inaugura il suo corso con una lezione sul medioevo storico, artistico e letterario nella poesia di Giuseppe Carducci. “E così abbiamo la soddisfazione di aver tradotto nella realtà il più vivo e il più significativo di tutti la definitiva istituzione di una cattedra di letteratura nella più importante università dei paesi danubiani e balcanici” – scrive Benedetto de Luca al Preside della Dante Alighieri di Roma[15].

 

Il Comitato Dante Alighieri s’interessa degli italiani che vivevano in tutto il paese. Per esempio a Sulina c’era una scuola Dante Alighieri che nel 1912-1913 era frequentata da 105 alunni  dei due sessi, dei quali 40 italiani d’origine italiana e dalmata, e 65 stranieri – romeni, greci e russi. Sulina era una piccola città di 6 milla anime sulla riva destra del braccio omonimo del Danubio. Di più si organizza a Sulina anche una sezione della Società Dante Alighieri con Alberto Dall’Eco – presidente onorario, Dott. Giulio Mattone – presidente effettivo, Giovanni Matteuci – vicepresidente e Lorenzo Mattteuci, G. Petrescu, Lino Mattone, A. Pesaro – come soci. Il bibliotecario era Ferdinando Indelicato. Anche a Cataloi si organizza un sottocomitato della Dante Alighieri con 60 soci[16].

Una lettera indirizzata al Conte Fabio Sanminiatelli, presidente della Società Dante Alighieri di Roma, da uno dei soci del comitato di Bucarest (Amantica?), attira l’attenzione alla situazione degli italiani di Dobrogea: “in tre paesetti – Iacob Deal, Greci e Măcin – ho trovato tre numerose colonie italiane di operai con famiglia, lavoranti tutti negli scavi di granito. A Iacob Deal lavorano cca. 400 italiani con cca. 45 famiglie. A Greci ci sono cca. 40 famiglie costituite in gruppo di 300 persone… A Măcin ci sono cca. 80 italiani. Ed un altro centinaio si trova disposto nei villaggi limitrofi. Nei due centri maggiori esiste una cappella dove ufficiava rarissimamente un vecchio sacerdote polacco, ma non c’era alcuna scuola italiana”. Nella sua breve sosta in tutte le località, Amantica (?) s’incontra con moltissimi fanciulli e fanciulle e constata che loro non comprendevano l’italiano (parlavano solo in dialetto veneto o friulano), solo 12 da 65 sapevano leggere discretamente. Lui chiede un contributo per la costruzione di una scuola e l’invio di libri di testo facili, di carattere educativo. “Si tratta

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di salvare la lingua nostra in mezzo di questa gente, di farla rivivere ove sta scomparendo e di salvare il sentimento di nazionalità”, perché lui vede davvero “deplorante lo stato d’abbandono in cui quella gente  si trova”[17].

Interrotta durante le operazioni militari della prima guerra mondiale in Romania, l’attività della Società riprende dopo il 1919, con risultati spesso spettacolari. L’Italia voleva mostrasi culturalmente in Romania anche sotto forme istituzionali e riusciva a far vivere in Romania, anche tramite la Società Dante Aligheri, lo splendore di una straordinaria impronta culturale.

 

 

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[1] Giulio Magni viene in Romania nel 1893 interessato nel partecipare al confronto artistico e professionale tramite i concorsi di architettura e chiamato per compiere dei progetti commissionati dal Comune di Bucarest e dal Ministero per i Lavori Publici . Viene incaricato nel 1893 per compiere un proggetto del Palazzo dell’Archivio di Stato a Bucarest (ulteriori varianti di questo progetto sono stati nel 1895 e 1896, poi interviene l’architetto M. Gabrielescu). Progetta una stazione ferroviaria a Camanesti, un’altra a Brusturoasa, una serie di ville e palazzi urbani a Bucarest. Almeno tre progetti entrano nella memoria cittadina di Bucarest: Hala Traian, Scuola Comunale Mavrogheni, i Magazzini Comunali (per conoscere meglio la sua personalità e la sua opera in Romania, si veda Ileana Zbîrnea, “Giulio Magni. I suoi progetti di architettura in Romania”, Annuario. Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica 3 (2001): 162-201.

[2] All’inizio il nome del Comitato era Circolo italiano, Bucarest, (Calea Victoriei, 54). Dal 1903 verrà chiamato anche Società Dante Alighieri. Comitato locale Bucarest oppure Società Dante Alighieri. Comitato Bucarest. Quest’ultimo nome s’impone e rimane.

[3] Società Dante Aligheri per la difusione della lingua e della cultura italiana. Consiglio Centrale, Roma, Archivio Centrale, Romania, Comitato Bucarest: 7.

[4] Ibidem.

[5] Ibidem: 8.

[6] Ibidem: 9-10.

[7] Ibidem: 12-13.

[8] Ibidem: 13 bis.

[9] Ibidem: 15. Ritornato a Roma Magni venne raccomandato per progetti a Sofia in Bulgaria e a Alessandria in Egitto (Zbîrnea, op. cit.: 172).

[10] Ibidem: 23.

[11] Ibidem: 19.

[12] Nel 1901, un certo F. Franceschini di Vicenza, che viveva a Bucarest, pensava di fondare un giornale italo-romeno politico-letterario-commerciale di 8 pagine formato uguale a quello della Domenica del Corriere, con articoli in italiano e romeno. Egli aveva l'intenzione di pubblicare non soltanto articoli sui problemi quotidiani ma anche di letteratura italiana e romena, di lingua romena e italiana per dimostrare la loro similitudine e di tante altre cose. Troppo per realizzarsi. Il vicenzino sì dà da fare ed entra in contatto con Al. Vlahuţă, Al. Macedonschi, con Carmen Sylva, con la moglie di D. A. Sturdza. Un’epoca piena d’iniziative e buoni intenzioni in tutti campi (Ibidem: 2bis).

[13] Ibidem: 23.

[14] Ibidem: 24, 25, 32, 33, 34.

[15] Ibidem: 28 bis.

[16] Archivio Centrale della Società Dante Alighieri, Romania, Comitato Sulina: 1-40.

[17] Ibidem, Comitato Bucarest: 42-44.