I

Il primo sole della
nuova stagione
ha investito
le fredde stanze,
timido, come
una voce
al telefono.

Le cose riprendono
forma e valore
fra i lampi di
luce dell'ultimo
inverno.
Passo una mano
sulla polvere
ed emergono
storie assopite
e fili scordati.

Mi sei bastata tu,
immersa nel tuo
Oriente all'Oriente
dell'Oriente,
mia stella mattutina.

II

Quante volte ci saremo
cercati nelle profondità
tenere della terra,
nel ventre caldo delle
metropolitane...

Seduti a fingere di
leggere un libro, nei
pesanti cappotti delle
nostra insicurezza,
mentre ci si cercava
nel volto del vicino.

E abbiamo risalito e
ridisceso i gradini
dei nostri umori,
trascinati dalla indifferenza
di mille volti.

E quando, stanchi
degli appuntamenti mancati,
ore e giorni fra
il vetro sporco di
un bar e una vuota
tazza di caffè,
stavamo per prendere
un treno senza meta,
eccoci, inaspettatamente,
eccoci.

III

E se un giorno ci
incontrassimo
passeggiando ignari
in Gorkjy Park?
Saremmo distratti
e svagati dai
nostri pensieri,
impreparati come
giovani lucertole
nel breve tepore
di un pomerigio.
Mi prenderesti sotto
braccio e mi
condurresti su un piccolo
lago verde e fermo.

E se un giorno ci
incontrassimo
sui Campi Elisi?
Saremmo distratti
dalle nostre cartine
e dall'ombra di Proust.
Ti prenderei alla vita
e ti condurrei a
Place de Vosges,
per farti sentire
l'odore di
un'antica
cartoleria e toccare
le stampe degli
antiquari.

Ma quando ci
incontreremo
nel posto più
stupido che
potremo scegliere,
in mezzo ad una
folla,
non saremo distratti
e staremo lì,
abbracciati,
senza motivo
per andare via.

IV

Ti immagino nella
tua dacia,
distesa a scrutare
la foresta
all'orizzonte.
E insieme intrecci
i tuoi capelli e
i suoi rami,
agitando le tue
dita svagate.

La misteriosa foresta
di Alice, senza
uscita come il nostro
mondo, incomprensibile.

Ma se ti sporgi dalla
finestra mi vedrai
con un gran mazzo di
dalie, scombussolate
dal gioco col tuo cane,
color sabbia.

V

Proprio come
me, nelle
raganatele dei
propri errori,
delle giornate
che si spengono
tardi la notte.

Ma insieme
queste ragnatele
diventano una
tenda di seta
che ci ripara
dal gelo delle
nostre paure.
E una coperta
che ci avvolge
morbida
nella camera
oscura dei nostri
sogni.

VI

Ci saremo incontarti
a Siena
in un autunno lontano.
Abbiamo ancora
negli occhi
fra le nostre pianure
sconfinate e
i grattacieli
assediati dall'asfalto
le colline ocra e
le torri festanti.
Ci siederemo ancora,
sai, nella Piazza
del Campo e non
avremo bisogno di
Baedeker, ma
solo di un maglione
per aspettare la sera
azzurra che scende
come per il cavaliere
di Simone Martini.

VII

Rondine mia,
che sei sottile
nell'aria e
dolce.
Ma sai stridere,
con la tua voce
ed il piglio deciso.
Non arrabbiarti
con me, che
non ti accompagno
nei tuoi viaggi, lontano.
Ma rimango
come un pettirosso
tenace a presidiare
il ramo dell'acero.

Aspetterò il tempo
della nostra primavera,
aspettalo anche tu.

VIII

Quando ho ricevuto
un pacco di carta
cartonata ho avuto
un tuffo al cuore.
Era una bottiglia
di pura speranza.

E nella scatola,
da magia ti ho
riconosciuta,
il mio ospite
sornione, il
riccio che troneggia
sulla mia scrivania.
Sarà spaventato
dalle mille carabattole
e dal computer
che lampeggia.
Ma lo rassicuro:
abbiamo tutti bisogno
di sicurezze, no?

IX

Oggi il cielo
è come il tuo
colore preferito,
come i tuoi vestiti
e i tuoi occhi;
e la terra gioisce
e canta, arancione,
i primi fiori,
come quelli che
io ti offro,
bussando timidamente
alla tua porta.

X

Sei una bella principessa
fiamminga di un
quadro di Bruegel,
il tuo viso chiaro,
illuminato dalle
labbra color ribes.
E un mondo naif
si dischiude vitale
intorno alla tua
vita sottile e al
tuo respiro leggero.

XI

Come vorrei stringermi
a te, mia fin troppo
cresciuta bambina;
o spiarti alle tue
lezioni, per vedere
le tue ciglia che
si uniscono serie per
la concentrazione.
Non più paura e tristezza
con me!

XII

E io smetterò di
camminare sotto
la pioggia perchè
tu sei con me ogni
giorno, al baluginio
dell'alba e al tramonto.
Ma tu sorridi sempre,
mentre appare la mia mail
o ti chiamo al telefono:
io sono per te!
E smetterò le mie lenti
scure sul mondo
se tu lo fai,
e non come Zeno.

XIII

Vuoi essere con me
le tortore che
tubano nel folto
dei rami dell'acero,
tutto il giorno
a confabulare,
divertite?

E lasciare che i merli,
aggressivi,
lottino per
l'erba smeraldo che
crescerà dopo di loro?