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  • Questo sito è attivo dal dicembre 1999, quasi 9 anni durante i quali è stato visitato da più di 90.000 persone
    e non è mai stato modificato, ciò per dimostrare la validità di quanto allora scritto.
    Certamente molti dati sono ormai superati, però l’essenza rimane invariata.
    Come potrete leggere alla pagina “cosa fare” gli auspici riportati si sono in parte realizzati, la possibilità
    di accumulo di carbonio nel suolo è stata studiata e sperimentata da numerosi ricercatori ed infatti è inserita
    nell’articolo 3.3  e 3.4 del Protocollo di Kyoto (attività che portano alla fissazione di carbonio atmosferico da
    contabilizzare nei bilanci nazionali degli assorbimenti delle emissioni, legate ai cambiamenti di uso del suolo).
  • Decade quindi l’utilità del mio anonimato per cui mi presento: Marco Pialorsi Dottore in Scienze Agrarie attivo
    dal 1984 nell’agricoltura biologica, prima come agricoltore e poi come consulente.
    Ringrazio tutti quelli che in questi anni hanno consultato il sito e particolarmente coloro che si sono impegnati
    per divulgarne i contenuti.
  • Per chi vuole aggiornarsi sull’attuale stato della ricerca sull’accumulo di carbonio nel suolo consiglio di cercare
    le parole chiave: carbon sink, carbon management, carbon sequestration, accumulo carbonio suolo,
    sequestro carbonio suolo, depositi carbonio.

Se volete scrivermi  marco@brescia-cascine.it  potremmo, se vi sarà partecipazione, creare un gruppo che sviluppi
idee concrete per dare un ulteriore contributo al nostro sofferente pianeta

LA PROPOSTA

  

I numeri

Nell'atmosfera sono attualmente presenti 800 miliardi di tonnellate di CO2 che divise per la superficie delle terre emerse danno circa kg 5,5 di CO2 per mq , pari a kg 2 di carbonio ; come si vede nella pagina dedicata all'humus , nel mq di terreno abbiamo in media kg 3 di humus , corrispondenti a kg 1,5 di carbonio , se ne trova quindi sotto forma di humus un quantità pari al 75% di quello presente nell'atmosfera come CO2 , questi calcoli medi , pur essendo teorici , danno una sufficiente indicazione sull'ordine delle grandezze in corso . Non si considera il carbonio che costituisce la biosfera ( piante , animali , insetti , funghi , batteri ecc.),da cui tramite processi naturali, deriva l'humus Processi in cui l'uomo è intervenuto pesantemente e prevalentemente in senso contrario,favorendone la mineralizzazione ( trasformazione in CO2 , acqua e sali minerali) , tramite la desertificazione , la deforestazione , l'urbanizzazione e pratiche agricole scorrette .

 

CO2 trasformata in humus

Si tratta perciò di invertire il processo e trasformare una parte significativa della CO2 in humus , utilizzando le tecniche agricole opportune .In questa prospettiva il terreno va quindi visto come un ecosistema planetario interagente in modo sostanziale , non solo con la biosfera ma anche con l'atmosfera e sul quale l'uomo può intervenire correttamente, modificando così anche l'atmosfera . Questo principio generale va evidentemente adattato alle realtà pedoclimatiche locali , riportiamo comunque alcuni esempi riferiti a colture in clima temperato continentale per le quali si utilizzino tutte le corrette tecniche agricole .

Le tecniche

In agricoltura si coltiva per ottenere una produzione vendibile o comunque utilizzabile nel contesto aziendale , se invece la produzione è finalizzata al sovescio ( la massa vegetale viene prima triturata quindi lasciata appassire alcuni giorni e poi interrata ) , si mira ad un incremento della fertilità al fine di migliorare le future produzioni . La stessa tecnica può essere impiegata con lo scopo primario di "immagazzinare" la CO2 sotto forma di humus nel terreno , incrementandone nel contempo la fertilità . Dobbiamo anche considerare che oltre ad apportare nuovo humus vogliamo mantenere quello già presente , si utilizzeranno perciò tutti gli accorgimenti atti a tenere il più basso possibile l'indice di mineralizzazione e l'erosione del terreno (evitare , quanto possibile le lavorazioni , non lasciarlo mai nudo cioè privo di copertura vegetale , coltivare colture intercalari e o consociate ecc.) . Vanno quindi utilizzate colture che producano la maggior massa possibile , triturate quando il rapporto fra massa vegetale e lignificazione sia ottimale (dalla lignina si ha la maggior resa e si ottiene l'humus più duraturo) , interrate superficialmente e subito di seguito va seminata un'altra specie che se anche per motivi climatici non arriverà a maturazione , produrrà comunque della biomassa e terrà così coperto il terreno durante l'inverno o l'estate . Ad esempio si può seminare il mais in maggio con sovescio a fine settembre ottenendo ad ettaro una massa vegetale di 70 tonnellate , contenente il 30% di sostanza organica pari a 21 t con indice isoumico K1 (indice che esprime quanto humus si ottiene dalla sostanza organica di partenza ) del 20% si hanno 4,2 t di humus .Si semina quindi un erbaio autunno-primaverile con sovescio in aprile , biomassa di 43 t al 12% di sostanza organica e con K1 25% abbiamo 1,3 t di humus ; in totale 5,5 t pari a 2,75 t di carbonio annue, corrispondenti a kg 0,275 di carbonio per mq .Se si vuole invece salvaguardare la coltura principale (nell'esempio precedente portare il mais fino a maturazione per poi raccogliere la granella ) , interrando comunque i residui da cui a seconda della specie coltivata si avranno da 0,5 a 1,5 t/ha di humus e praticando le colture intercalari che nel caso degli erbai potranno essere , in relazione al ciclo biologico della coltura principale, autunno-primaverili o primaverili , da questi si otterranno altre 1-1,5 t con un totale medio di 2,5 t pari a 1,25 t di carbonio annue . Qualora invece si asportasse completamente la coltura principale e si utilizzassero solo i sovesci delle intercalari si avrebbe di media 1 t/ha pari a 0,5 t di carbonio . Da questi esempi si evidenzia chiaramente come la produzione agricola influenzi in modo determinante il ciclo del carbonio, è evidente che la rilevanza della proposta dipenderà dalla superficie che potrà essere utilizzata a tale scopo . Se ad esempio mondialmente si ponesse l'obiettivo di trasformare annualmente un miliardo di tonnellate di carbonio ( il 30% delle emissioni che rimangono nell'atmosfera) , utilizzando terreni esclusivamente finalizzati alla produzione di humus avremmo 1:2,75=364 milioni di ettari ( 9% delle terre coltivate) ; per terreni nella quale si salvaguardia la produzione principale 1:1,25=800 milioni di ettari (19% delle terre coltivate) ; per terreni nei quali si utilizzano solo le intercalari 1:0,5=2 miliardi di ettari (47% delle terre coltivate). Evidentemente va proposta una trasformazione dell'agricoltura a livello mondiale che avrà inoltre grandi ricadute positive sia per l'agricoltura che per il territorio .