da "L'isola che non c'era", n. 37 (lug/set 2005),
rubrica "Mi ritorni in mente", pag. 74
GIORGIO CONTE
Giorgio Conte
Dischi ricordi 1993
C'è roba buona in questo "Giorgio Conte". Roba su cui
ballare e dondolare,
sorridendo tra i testi e pattinando sulla musica. Bontà
impastata da una
voce sensualmente divertita, che non rinuncia a flessioni
d'onesta
malinconia. Col contributo malizioso di Ornella Vanoni, Elio e
Rossana
Casale, i dodici brani dell'album si aprono a descrizioni di
storielle di
vita che hanno il pregio di non banalizzare il quotidiano. Conte
è un autore
che cammina, osserva e poi scrive. La normalità nelle
narrazioni frizza
d'intelligenza ed il suo humor s'avverte tanto più nelle
musiche,
aromatizzate da swing, jazz, incroci tra scansioni popolari e
armonie
appartenenti alla migliore canzone francese. Un reciproco intorto
si consuma
nel duetto con la Casale: "Davvero propizio il giorno per il Toro
e il
Capricorno", "Cose che si dicono" (con Vanoni) colora la monotonia
del
rapporto a due, "Modulazione di frequenza" (con Elio) maligna
sulla cattiva
musica che imbratta la radio. Accomunate da contenuti articolati e
spiritosi
ed andature musicalmente poliedriche, ma assemblate nei toni da
atmosfere
indovinate, sono: "Il meccanismo", "L'elettricista",
"Parrucchiere", "Marina
Vlady" e "Sombrero". I quattro brani che restano ("Com'è
bella la luna",
"Per cosa?", "La giostra di Bastian", "Sotto il sole con il
mare"), sottesi
da un quieto gestire delle note, hanno la qualità che la
riflessione
sviluppa quando va a braccetto con la nostalgia. Canzoni con la
corporeità
delle parole e la trasparenza dei suoni. Per farla breve, proprio
roba
buona.
(Marialucia Nagni)
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