Dal quotidiano "L'Arena" di Verona

venerdì 12 agosto 2005 - pag. 31

 

GIORGIO, l'altro CONTE: la stessa bravura del fratello

 

Il cantautore, avvocato come Paolo, presenta il nuovo cd

Anteprima nazionale stasera a Bivai, a dieci chilometri da Feltre

 

"Vena dolce-amara, caustico humor, sensualità dal timbro profondo ed

elegante nonchalance: una indescrivibile piacevolezza che non può non

coinvolgere...". Il ritratto, che ci pare particolarmente azzeccato,

viene dalla rivista specializzata Le monde de la musique, e riguarda

il signor GIORGIO CONTE (nella foto), astigiano del 1941, già avvocato

come il suo più famoso fratello più "grande", Paolo, cui è

indiscutibilmente legato da parecchie somiglianze: la voce, il baffo

che conquista e nasconde un po' il sorriso sornione, il garbo e

l'eleganza, e naturalmente i tanti ricordi d'infanzia e adolescenza

nella provincia piemontese primi anni '50.

Il ritratto di cui sopra è riportato, insieme ad altri lusinghieri

apprezzamenti (uno su tutti, quello del giornale La Presse di

Montreal: "Con le sue canzoni che sono altrettante piccole

sceneggiature, le sue storielline che sanno raccontare con la dovuta

verve, le sue melodie che possono evocare Rota, Cole Porter e Georges

Brassens, GIORGIO sembra possedere appieno ogni elemento utile alla

seduzione, per sedurre a lungo".) sul libretto Il CONTEstorie, edito

da Gallo & Calzati, con 16 racconti, cinque poesie, e i testi delle 9

canzoni incluse nell'omonimo cd venduto insieme al piccolo ma prezioso

volume.

Cd e libretto erano usciti nel 2003, e in questa doppia, CONTEmporanea

veste di cantautore/scrittore, CONTE aveva rivelato - o meglio

confermato - appieno tutta la sua peculiare poetica, con qualche punto

comune ma anche assolutamente distinta ed originale rispetto a quella

di Paolo.

Adesso CONTE torna sul mercato con una pubblicazione importante, che

viene presentata stasera, in anteprima nazionale, con un concerto

nella Villa Avogadro a Bivai, in comune di Santa Giustina Bellunese, a

una decina di chilometri a nord di Feltre, sulla statale 50 in

direzione di Belluno.

Del resto il disco, prodotto e distribuito dall'ottima etichetta

Storie di note (Claudio Lolli, Parto delle nuvole pesanti, Max

Manfredi, Pippo Pollina, Les Anarchistes...), è sì un The Best of

GIORGIO CONTE, ma è stato registrato dal vivo al Sovrano festival di

Alberobello, in Puglia, l'anno scorso. Un CONTEsto particolare,

davanti al Trullo sovrano, l'unico, tra le caratteristiche abitazioni,

ad essere strutturato su due piani.

GIORGIO CONTE (voce e chitarra) è accompagnato da Alberto Malnati

(contrabbasso e cori), Guglielmo Pagnozzi (sassofoni e clarinetto), e

da Matteo 'Peo' Mazza alla batteria e alle percussioni.

A conferma dell'importanza del disco, in questi giorni il cantautore

astigiano lo ha invece presentato in Europa, al Jazz Sommer Festival

di Graz, in Austria, ove ha condiviso il cartellone con Dee Dee

Bridgewater, Al Jarreau, i 'superstiti' del Buena Vista Social Club.

Per questa antologia-documento, CONTE ha scelto i brani più

significativi degli ultimi tre album, Il contastorie, L'ambasciatore

dei sogni, Eccomi qua, nonché altri suoi classici come Una giornata al

mare (composta con Paolo), Non sono Maddalena (grande successo di

Rosanna Fratello), De Profundis.

Il concerto di stasera comincerà alle 21.30.

Beppe Montresor

 

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Dal quotidiano "L'Arena" di Verona

lunedì 15 agosto 2005 - pag. 35

 

Ora GIORGIO CONTE va alla conquista di Graz

 

L'intervista. Parla il cantautore ospite del "Jazz sommer festival"

dove presenterà il nuovo album

 

È appena tornato dal Canada, in tempo per andare a Graz, in Austria,

città scelta per la presentazione europea del nuovo album, The Best of

GIORGIO CONTE -Live al Sovrano Festival/Alberobello 2004, in uscita a

settembre per la stimata etichetta Storie Di Note, tra le più

accreditate indipendenti per quanto riguarda la canzone d'autore.

Parliamo con GIORGIO CONTE (nella foto Brenzoni), anche lui, come il

fratello Paolo, avvocato che ha deposto la toga in favore della

chitarra e della canzone, proprio mentre passeggia allegramente per la

bella città della Stiria, pronto per salire sul palcoscenico del "Jazz

sommer festival", insieme a gente come Dee Dee Bridgewater e George

Benson.

- Con il Canada lei ha un rapporto speciale, qualche anno fa l'hanno

addirittura invitata ad un festival della canzone francese a Montreal...

"Mi pare che questa sia stata la quinta volta che mi hanno proposto di

fare concerti lassù...una volta al Festival della canzone francese

perché io, alla chanson, strizzo da tempo l'occhio, un'altra volta ad

un'altra rassegna intitolato Francofolies...là godo di una buona e

assestata popolarità, invece qui a Graz è un po' una novità perché si

tratta di un Festival jazz importante e potrebbe essere per me

l'apertura verso un diverso tipo di pubblico..."

- Lei ha scritto canzoni in francese, che cosa rappresenta per lei

quella lingua, un modello espressivo che sente suo, o anche un

riconoscimento culturale ai grandi chansonniers, che immagino siano

stati tra i suoi primi punti di riferimento?

"Guardi, inizialmente è stata anche una scelta tecnica. Quando ho

iniziato a scrivere da noi trionfavano ancora i cliché sanremesi, in

cui la lingua italiana era chiaramente subalterna a tali clichés.

Meglio di tutto sarebbe stato l'inglese, che purtroppo non conosco, e

così ho scelto il francese, stando sempre attento a non correre il

rischio di non rendere la musica subalterna al testo, e qualche volta

sono riuscito a raggiungere questo equilibrio...poi tante volte

succede che ti balza in testa una situazione armonica, o un refrain,

che quasi meccanicamente implica il fatto di essere sviluppato in

francese. Tra gli chansonniers, è soprattutto Brassens quello che

sento vicino".

- Forse per un comune senso dello humor...

"Forse per quello".

- E il jazz? Anche lei, come suo fratello, pensa che il grande jazz

sia stato quello antecedente alla seconda guerra mondiale?

"No, io vado avanti e arrivo fino a Sonny Rollins, poi mi fermo lì.

Per me, sostanzialmente, il jazz è l'improvvisazione su una

canzone...altre alchimie mi dicono poco"..

- Due anni fa ha pubblicato il "contastorie", una raccolta di canzoni

venduta insieme ad un libretto di racconti: è soddisfatto

dell'accoglienza ricevuta, e più in generale sente fino ad oggi di

essere stato percepito nella maniera adeguata dal pubblico e dalla

critica italiani?

"Allora, per quanto riguarda Il contastorie ho qualche perplessità,

volevo mostrare un altro aspetto della mia personalità, oltre a quella

cantautorale, ma non so se alla gente intenzionata a comprare un disco

interessi molto acquistare anche una cosa da leggere. In futuro credo

che terrò le due cose separate. In generale devo dire di essere stato

ben compreso dalla critica, anche se dove passa Attila...voglio dire,

il nome che porto complessivamente, forse, mi ha giovato, perché

inizialmente suscita curiosità, però io sono arrivato dopo Paolo. Ho

l'impressione che a volte si dica: mah sì, è suo fratello, ascoltiamo

anche lui, e magari mi piacerebbe un approccio diverso, un po' più

approfondito, verso quello che faccio...ma non mi lamento, si vede che

doveva andare così...e dal pubblico mi arrivano tante dichiarazioni di

amore".

- C'è un criterio nella scelta dei brani per questa nuova antologia

dal vivo?

"Abbiamo scelto l'occasione, e cioè un concerto dell'anno scorso ad

Alberobello in una situazione particolarmente felice - e che ritengo

comunque anche rappresentativa della mia poetica - con una scaletta in

linea con il CONTEsto, e che cioè ha privilegiato i brani più solari e

allegri, garibaldini. Io sono uno che non è mai soddisfatto del

prodotto, ma questa volta devo fare i complimenti a tutti, dai

musicisti che mi hanno accompagnato ai fonici, e a chi ha realizzato

il lavoro. Perché ascoltandolo sembra davvero di essere lì, davanti al

Trullo sovrano".

Beppe Montresor