Tarli Non mi ha svegliato il canto degli uccelli, ma il tuono dei cannoni che martoriarono i Balcani. Fu l'afrore del sangue che scorre in Palestina, non l'aroma del caffč che inonda la cucina. A svegliarmi non fu il sole che buca le persiane ma quello che una terra uccide per fame e carestia, fu la condanna di un continente che nell'amore muore di malattia. E' questo il tarlo che rode la mia mente: siamo sassi che provano a parlare uccelli senza voce che vogliono cantare. Ora canto, anche se non so, e forse un giorno imparerņ a volare. L. |
Vento Malachiti ramate sono i ramarri, appoggiati al muro. Stanno all'erta, tra massi polverosi calcinati al sole. Una casa di pietra ruba l'ombra al castagno sulla collina dove vola, in cerchio, il falco. Sento fin di quassł il canto della Dora. Perlacea traspare tra il folto del bosco. Il lamento rugginoso di cardini schiodati che cigolano nel vento sembra il pianto d'un uomo che non sa placarsi. Ti bagni di luce in questo mare verde mosso dalla mano d'un gigante che vorresti ti trascinasse via, portandoti lontano. |
Notturno Abiurate speranze, metastasi di sogni, divorano fameliche cellule di ricordi. Incancrenendo d'amarezza tremo di stellate brine. Mi nutro di illusioni. Lune trafitte da nembi acuminati strapiombano di lą del monte, pallido, nella luce degli alogeni. |