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     Tarli

Non mi ha svegliato
il canto degli uccelli,
ma il tuono dei cannoni
che martoriarono i Balcani.
Fu l'afrore del sangue
che scorre in Palestina,
non l'aroma del caffč
che inonda la cucina.
A svegliarmi non fu
il sole che buca le persiane
ma quello che una terra uccide
per fame e carestia,
fu la condanna di un continente
che nell'amore muore
di malattia.
E' questo il tarlo che rode la mia mente:
siamo sassi che provano a parlare
uccelli senza voce
che vogliono cantare.

Ora canto, anche se non so,
e forse un giorno imparerņ a volare.

L.
 
Vento

Malachiti ramate
sono i ramarri,
appoggiati al muro.
Stanno all'erta,
tra massi polverosi
calcinati al sole.
Una casa di pietra
ruba l'ombra al castagno
sulla collina dove
vola, in cerchio, il falco.
Sento fin di quassł
il canto della Dora.
Perlacea traspare
tra il folto del bosco.
Il lamento rugginoso
di cardini schiodati
che cigolano nel vento
sembra il pianto d'un uomo
che non sa placarsi.

Ti bagni di luce
in questo mare verde
mosso dalla mano
d'un gigante che vorresti
ti trascinasse via,
portandoti lontano.

Notturno

Abiurate speranze,
metastasi di sogni,
divorano fameliche
cellule di ricordi.

Incancrenendo d'amarezza
tremo di stellate brine.

Mi nutro di illusioni.
Lune trafitte da nembi acuminati
strapiombano di lą del monte,
pallido, nella luce degli alogeni.