"METODO", N. 5/1991

Riccardo Maffei
PENSIERO E FILOSOFIA NEL PROGETTARE

L’attività di architetto assume di volta in volta significati diversi sempre però all’interno di un unico campo architettonico ed urbanistico.
La città deve essere pensata come storia degli uomini nel tempo, come organismo vivente che risponda ad ogni necessità. Architettura consiste nel cercare di capire i rapporti, le connessioni che ogni edificio stabilisce con la città, con la gente, con l’individuo, l’ambiente naturale ed umano. L’edificio non deve nascere per un interesse privato, ma per portare un contributo alle esperienze della gente. L’edificio deve diventare un tutt’uno con la città dove il valore estetico si fonde con la sua vitalità. Fondamentale a tal fine è 1’uso dei materiali che diano la sensazione di partecipare alla vita della natura”. Nella concezione unitaria di Michelucci non e’e nulla al di fuori della città della quale anche la casa colonica è elemento vitale. La periferia nata dalla speculazione dovrà strutturarsi come città venendo ad instaurare un rapporto reale con il centro antico: quando la vita trova una frattura la città non esiste più.
Gli attuali livelli tecnologici aiutano la separazione e la ripetizione continua degli stessi modelli; in risposta a ciò la popolazione dovrà essere protagonista reale della costruzione della città che preveda spazi reali di vita anche collettiva, non isolati dal resto. Il quartiere deve nascere dai rapporti fra gli abitanti. La città nuova non dovrà avere 1’aspetto uniforme ma il volto dei molti uomini con esperienze diverse che dovranno comunicarsi. La città dovrà essere adatta alle esigenze del vivere quotidiano che sono anche mutevoh. La gente accetta interventi che si fanno sulla città purché si conservi la struttura naturale del luogo. Opera d’arte collettiva è ad esempio la Piazza del Campo di Siena che con carattere di sosta può definirsi naturale i virtù della forma che la collega al paesaggio della campagna senese.
Per continuare a far vivere i centri storici, cuori dell’intera città, possono essere necessari anche interventi pesanti purché siano veramente rispondenti alle esigenze mentre all’opposto oggi il passato è considerato solo cosa da racchiudere in se stessa. Il passato deve essere continuamente reinserito nella vita, cercando una continuità nel rapporto dialettico, ricreando opere non fini a se stesse. Il tutto collegato con percorsi pedonali e luoghi di sosta, elementi della vita associata, luoghi delle attività pubbliche e per in fatti artistici. La città deve essere variabile, esprimere la vera immagine della popolazione mutando secondo le esigenze e 1’umore degli uomini. Oggi 1’egoismo porta però la città ad avere tanti elementi separati, incomunicanti. La città variabile dovrà rifiutare il tipo edilizio inteso come struttura avente un rapporto univoco con la funzione. Servono strutture polifunzionali che possano accogliere di volta in volta le funzioni necessarie tramite 1’apporto di piccole modifiche con coarcevo di spazi in grado di assicurare rapporti tra la gente.

© Giovanni Armillotta, 2000