"METODO", N. 11/1994
Pier Luigi Maffei
I PARCHI SCIENTIFICO-TECNOLOGICI
REALIZZAZIONI DI OGGI PER GLI ANNI DUEMILA
Introduzione
Innovazioni tecnologiche: Valore
e Qualità
Tecnopoli e Parchi Scientifici e Tecnologici
L'approccio metodologico interdisciplinare
Un Parco Scientifico-Tecnologico a Pisa nell'Area Toscana
Litoranea
Introduzione
Quando l’attività produttiva
tiene conto delle esigenze umane e dell’ambiente e si abbina ai valori culturali,
si creano le premesse per un’attività imprenditoriale corretta e duratura,
potendosi pertanto consolidare i posti occupazionali esistenti oltre che crearne
di nuovi.
Ciò è quanto sta accadendo in àmbiti territoriali
nazionali caratterizzati dalla presenza di risorse culturali ed imprenditoriali
oltre che di un adeguato sistema infrastrutturale e di una moderna rete telematica.
Sono nate così le attività produttive della nuova
generazione, quelle legate all’innovazione tecnologica e all’informatica che
richiedono una complementarità con i servizi e con altre attività
terziarie; attività produttive che comportano il consolidamento ed il
potenziamento delle infrastrutture esistenti le quali, quando risultino utilizzate
al massimo delle potenzialità, non solo non vengono messe in discussione,
ma diventano indispensabili per lo svolgimento delle attività in essere.
In questo contesto la nascita di un Parco Scientifico-Tecnologico
diventa occasione di sviluppo, rappresentando l’incontro della capacità
di ricerca e di elaborazione delle idee con il mondo della produzione. Come tale
esso nasce là ove vi è una importante presenza Universitaria e
Scientifica oltre che inventiva e capacità imprenditoriale, condizioni
necessarie per realizzare strutture conseguenti a precisate esigenze, secondo
i dettami di una moderna organizzazione di città-territorio, centro di
arrivo e smistamento di mezzi e di informazioni, occasione di potenziamento e
di crescita di tutte le realtà territoriali che la circondano in un’area
di influenza ampia che comprende più poli urbani con caratteristiche di
complementarità. Su
Innovazioni tecnologiche: Valore e Qualità
Idee e proposte nascono dal mondo della ricerca scientifica e vengono tradotte
in strutture a servizio della società come nel caso dei Parchi Scientifici
e Tecnologici con funzioni e attività che si pongono a cavallo fra il
mondo della scienza e della produzione, strutture di avanguardia rese possibili
dall’innovazione tecnologica, idee sotto forma di servizi di alta specializzazione.
Questa attività è certamente di stimolo per la crescita produttiva,
essendo in qualche modo l’incontro della cultura con il mondo dell’economia.
Merita allora mettere le attenzioni sulle funzioni e sulle strutture distinguendo
il concetto di valore da quello di qualità.
L’Analisi del Valore è
una metodologia che, guardando alle funzioni, grazie all’apporto di esperti di
varie discipline e di una rappresentanza dell’utenza, consente di progettare
strutture pienamente soddisfacenti alle esigenze della committenza e dell’utenza.
Il metodo consiste nell’analizzare le funzioni per le quali una struttura è
stata pensata e verrà progettata, attribuendo a ciascuna di esse un valore
in base all’utilità, e ciò in rapporto al sito ed alle esigenze
della committenza e/o dell’utenza.
Si definisce valore della singola funzione il rapporto fra quanto
si sarebbe disposti a pagare per quella funzione e la quota parte del costo del
prodotto ad essa corrispondente. Senza necessariamente entrare nell’aspetto quantitativo,
è rilevante anche il risultato ottenuto in termini qualitativi nell’ottica
di eliminazione del superfluo e dell’ottenimento di una trasparenza in tutte
le fasi del processo. Ricorrendo a questa metodologia in fase di progetto, con
l’apporto di un gruppo di esperti estemi all’équipe progettuale,
escludendo le funzioni non richieste e non necessarie e individuando ciò
che è ottenibile con altri materiali o con altre tecniche che consentano
l’abbattimento del costo globale, somma del costo di realizzazione e di gestione
nella vita utile del prodotto considerato. L’Analisi del Valore in fase progettuale
ed il Sistema Qualità in fase realizzativa, consentono di addivenire alla
Qualità Totale, vale a dire alla qualità in tutte le fasi del processo,
con una positiva risposta in termini prestazionali, rispondendo cioè pienamente
ai requisiti di affidabilità, durabilità, manutenibilità,
conservazione nel tempo di un elevato valore commerciale e ciò all’interno
di un importo finanziario prefissato dalla committenza in rapporto alle precedenti
esperienze della stessa e del gruppo incaricato del progetto. Su
Tecnopoli e Parchi Scientifici e Tecnologici
Se altrove ci sono state le condizioni per far nascere una Tecnopoli, una città
nuova nel verde, pensata, realizzata e gestita da soggetti pubblici e privati
in consorzio, per la nostra realtà si ipotizza invece una dotazione strutturale
complementare ad una Città che è già Tecnopoli, in una versione
rapportata alla città storica che da sempre ha visto nel suo tessuto urbano
la piena integrazione delle funzioni, fin dal rapporto casa-bottega.
Il Parco Scientifico-Tecnologico è quindi un sistema in
armonia con la natura e con l’ambiente, ove il traffico meccanizzato è
separato da quello pedonale, dove il parcheggio diventa parte integrante della
struttura senza più invadere ampi spazi al piano di campagna, che dovranno
invece essere caratterizzati dal verde e dalle attrezzature per assicurare la
tanto auspicata qualità della vita. Un pezzo di città, un tessuto
urbano dotato di spazi modulari per accogliere industrie medio-piccole, parte
delle quali operanti sinergicamente con le esistenti strutture meritevoli di
attenzioni per un eventuale adeguamento funzionale e qualitativo; un sistema
capace di attrarre e di ospitare nuove e moderne attività per le quali
si richiede un più stretto rapporto con i Centri di ricerca scientifica
e quindi con le Università, ma anche con spazi abitativi e di socializzazione.
Saranno da privilegiare gli aspetti della globalità dell’impostazione,
dell’integrazione delle funzioni, della modularità e realizzabilità
per lotti funzionali completi, per non commettere l’errore di sovradimensionare
una struttura che vuole essere anche rispettosa delle peculiarità e dei
ruoli dei vari centri del territorio più ampio, ricco di poli urbani ricco
di storia, di tradizioni e di attività che rispetto a quelle dì
Pisa sono in gran parte complementari.
Così come risulta utile rilevare che la proposta dovrà
essere del tutto inserita nella città che all’iniziativa fornisce i presupposti
essenziali dell’essere.
La popolazione tende a spostarsi dalle grandi città verso
quelle che hanno dimensioni fisiche e demografiche tali da poter assicurare un
livello di vita genericamente definito "di qualità".
C’è però da rilevare che la dimensione della città
non è ad oggi affatto condizione sufficiente per aver garantito un accettabile
standard di vita e ciò per motivi che vanno dalla difficoltà di
avere assicurate stabili occasioni occupazionali, alle carenze organizzative
che creano problemi di mobilità e quindi di traffico, alla deficienza
di adeguati spazi residenziali dotati di servizi.
La stessa Pisa, che presenta nel Comune capoluogo una situazione
demografica stazionaria, presenta una crescita quando si va a considerare l’insieme
della città e dei suoi territori circostanti che, pur appartenendo ad
altri Comuni, formano per vicinanza e destinazione residenziale, il suo hinterland.
Anche per considerazioni di questo tipo merita che si approfondiscano
i contenuti della Legge 8 giugno 1990, n.142 che attribuendo alla Pubblica Amministrazione
compiti di "managerialità" la stimola a dotarsi di strumenti tali da poter
tornare ad infondere nei cittadini-utenti fiducia nelle istituzioni, mediante
il raggiungimento di più elevati standard qualitativi dei servizi e a
passare dal contare su sporadiche, episodiche e straordinarie iniziative dello
Stato a programmati e coordinati decisi in loco.
Per meglio capire il significato di quanto sta avvenendo in materia
di assetto amministrativo del territorio è il caso di chiedersi a quale
logica rispondono:
–l’attuale taglio territoriale delle Province;
–i Comprensori, introdotti in Toscana nel 1973 come Zone Economiche di Programma, con la messa in discussione della stessa sopravvivenza della Provincia;
–le Zone socio-sanitarie, i Distretti scolastici, le Associazioni Intercomunali ecc., tutte fra loro diverse perché prefigurate dai singoli Dipartimenti Regionali senza alcun coordinamento.
Mentre l’attuale conformazione dei territori provinciali deriva da situazioni storico-politiche che, in molti casi, non hanno più alcuna giustificazione di essere, come nel caso della Provincia di Pisa; nella confusione nata fra il momento della programmazione e quello della gestione si ritenne di giungere ad accorpamenti di servizi come quello per i trasporti pubblici che, con la grande dimensione aziendale, provocarono caotiche situazioni.
Con la previsione dell’Area Metropolitana si è posto il
problema della sua delimitazione; preme sottolineare, anche se potrebbe sembrare
superfluo, che essa dovrebbe scaturire dall’analisi delle funzioni a scala sovracomunale,
tenendo in giusto conto anche delle esigenze del mondo agricolo e rurale. Non
sarebbe corretto, infatti, procedere nella logica urbanocentrica e dimenticare
quelle che sono le necessità e le esigenze dei Comuni rurali ed appartenenti
alle Comunità Montane da sempre trascurati in termini di dotazione di
servizi. Si richiede per questo di assicurare un adeguato coordinamento e quindi
uno sviluppo diffuso dei servizi e dei collegamenti di trasporto pubblico, sulla
base di ben definiti scordi di programma e di "convenzioni" che molto opportunamente
sono previsti nell’art. 24 della L. 142/90. Su
L’approccio metodologico interdisciplinare
L’approccio metodologico interdisciplinare, da tuttiritenuto essenziale quando
si affrontano problemi di pianificazione territoriale, ma più in generale
ormai nella più gran parte dei casi, non sempre è correttamente
messo in pratica lasciando fuori discipline di fondamentale importanza e guardando
all’oggetto più che alle funzioni, con il rischio di dare per scontate
localizzazioni e soluzioni, mentre permangono tanti elementi di incertezza.
È per questo che ci preme richiamare la Metodologia dell’Analisi
del Valore, applicabile a qualsiasi problema, servizio o struttura, che, basandosi
su un lavoro di gruppo di esperti di varia disciplina e non esperti, analizzando
le funzioni richieste e necessarie, ha per obiettivo di ottenere la qualità
delle funzioni stesse e solo di conseguenza quella dell’oggetto, giungendo a
formulare ipotesi non precostituite.
Nel caso del Progetto Utopia (infra), la ricerca
del valore passa attraverso la precisazione di funzioni che si intendano prevedere
a vantaggio della comunità, funzioni tese a superare la logica di una
miope programmazione calata dall’alto e dei vecchi schemi della pianificazione
territoriale tradizionale.
Accade inoltre che Comuni che presentano una situazione demografica
stazionaria, si rivelano appartenenti a zone in crescita di numero di residenti
quando si vada a considerare territori circostanti che, pur appartenendo ad altri
Comuni, formano per vicinanza e destinazione residenziale, il loro hinterland.
È anche per considerazioni di questo tipo che merita approfondire
i contenuti della Legge 8 giugno 1990, n.142, per passare da sporadiche, episodiche
e straordinarie iniziative a programmati, coordinati investimenti a scala sovracomunale
ed interprovinciale.
Meriterà in particolare rivedere alcuni assetti in funzione
del ruolo che alla Provincia la Legge 142/90 ha conferito, al fine di stabilire
rapporti su specifiche funzioni fra le Province dell’Area Toscana Litoranea.
La Provincia vede infatti un rilancio come Ente intermedio fra Comune e Regione
e, ove prevista, l’Area Metropolitana diventa una "Provincia" con un potere più
ampio in materia di pianificazione territoriale e di servizi pubblici sovracomunali,
pur dovendosi chiarire che con ciò non dovrà essere mortificata
l’autonomia dei Comuni ad essa appartenenti.
L’Area Toscana Litoranea, caratterizzata dalla diffusione di città
di media dimensione, ha l’esigenza di un assetto territoriale coordinato, limitatamente
ad alcune precisate funzioni, ed in particolare può essere interessante
guardare ai rapporti fra Università-Ricerca Scientifica-Attività
Produttive, cosi come è scaturito da un intenso dibattito sul decentramento
di alcune attività dell’Università degli Studi di Pisa e sul significato
di "Tecnopoli", (Convegno Internazionale dell’aprile 1991). Ciò che ne
è derivato da occasione per attente riflessioni e considerazioni circa
il futuro del Territorio Litoraneo che può caratterizzarsi come un’area
vasta policentrica comprendente le città di Carrara, Massa, Lucca, Pisa
e Livorno, area d’influenza dell’Università di Pisa. Prendere in considerazione
in modo coordinato in quanto ricco di valori naturalistici (Parco di Migliarino-San
Rossore-Massaciuccoli, Parco delle Apuane, Monti Pisani), di risorse umane, di
valori storico-monumentali, culturali e formativi, di grandi infrastrutture,
di flussi e collegamenti informativi, tutte valenze che saranno sempre più
apprezzate.
E sempre la 142/90, introducendo le "convenzioni", fa sì
che si possano affrontare alcuni temi superando la logica municipalistica, in
una visione globale, senza che ciò comporti una modificazione delle singole
autonomie di scelta su questioni che travalicano le particolari e previste prese
in considerazione.
L’idea del Parco Scientifico-Tecnologico può allora prendere
consistenza anche per Pisa nella misura in cui si faccia chiarezza sul ruolo
che si intende dare alla città e di conseguenza sulle funzioni e sulla
localizzazione di strutture complementari a quelle esistenti che fanno di Pisa
una Tecnopoli, come idea portante per corrispondere alle esigenze della complessa
realtà litoranea con Università e centri di ricerca che dovranno
stabilire un sempre più stretto raccordo con il Territorio e quindi anche
porsi in qualche modo come riferimento per le strutture produttive e di servizio.
Ecco allora che un progetto organico potrà prefigurarsi,
limitatamente alle suesposte funzioni, attraverso un confronto fra le varie realtà
istituzionali e rappresentative delle Province del territorio di influenza universitaria
anche ai fini di richiamare nuove importanti strutture produttive, oltre che
a consentire l’espansione e la qualificazione di quelle esistenti, potendosi
di conseguenza trovare adeguati finanziamenti pubblici a sostegno di iniziative
di respiro europeo, caratterizzate dall’innovazione tecnologica.
Una Pisa "Capitale reticolare", "Città cablata" con una
configurazione di reti di telecomunicazioni tale da collegare il "mondo" con
le varie realtà pubbliche e private che gravitano sul territorio di influenza
delle sue Università e dei suoi centri di ricerca per far crescere le
realtà produttive e di servizio e motivare lo sviluppo di una rete di
grandi vie di comunicazione terrestri, aeree e d’acqua, di cui Pisa è
ricca e potenzialmente ricchissima.
La presenza di poli urbani prossimi e differenziati nelle vocazioni,
per molti aspetti complementari, è un ulteriore aspetto non già
per fare di Pisa una Metropoli, ma per rendere questa Area Vasta un qualificato
sistema insediativo, ricco anche sotto l’aspetto naturalistico e quindi ancor
più qualificato ed appetibile per le generazioni future che dovranno impegnarsi
a conservarne gli irripetibili caratteri.
Rendono ormai possibili questi grandi progetti, strumenti quali
gli Accordi di Programma opportunamente previsti dalla L. 142/90, in base ai
quali ogni realtà istituzionale può ricercare equilibri e compensazioni
in termini di costi e benefici.
In questo senso potrebbero essere riconsiderate previsioni di interventi
che potrebbero non essere giustificate in termini economici.
La visione sistemica sta quindi per entrare nelle scelte territoriali;
alcune esperienze vanno nella direzione di costituire un "sistema città",
così come sta facendo Bologna.
Bologna ha saputo compiere per tempo scelte di fondo su problemi
fondamentali quali quello dell’assetto territoriale ed urbanistico, dello sviluppo
industriale, della risposta ai bisogni sociali di servizi pubblici qualificati.
In questa visione territoriale per Pisa prende per esempio grande
rilevanza completare il sistema delle comunicazioni viarie, ricorrendo ad una
ampia circonvallazione nord-est.
Il ricorso a tecniche CAD (computer grafica) consente opportune
valutazioni dell’impatto ambientale, mentre l’aspetto economico visto in rapporto
ai costi ed ai benefici, con il criterio dell’Analisi del Valore, giustifica
detta soluzione.
È anche attraverso queste proposte concrete che l’Italia
potrà consolidare la sua posizione nell’Europa senza frontiere e che le
città potranno confermarsi poli di un’area litoranea assai ricca di potenzialità,
risorse umane, infrastrutture e servizi, ma anche di una realtà in attesa
di legittima ulteriore qualificazione sociale ed economica, che deve trovare
nuove occasioni occupazionali in un settore produttivo caratterizzato dall’innovazione
tecnologica, prevedendo, dopo la definizione funzionale, ubicazioni e strutture
in armonia con la natura e con l’ambiente, spazi modulari per accogliere industrie
medio-piccole, parte delle quali operanti sinergicamente con le esistenti strutture
meritevoli di attenzioni per un eventuale adeguamento funzionale e qualitativo,
sistema capace di attrarre e di ospitare nuove e moderne attività per
le quali si richiede un più stretto rapporto con i centri di ricerca scientifica
e quindi con l’Università, ma anche con gli spazi abitativi e di socializzazione.
Sono da sottolineare gli aspetti della globalità dell’impostazione,
dell’integrazione delle funzioni, della modularità e realizzabilità
per lotti funzionali completi, per non commettere l’errore di sovradimensionare
una struttura che solo alla verifica dei fatti potrà più o meno
dimostrarsi alternativa rispetto alle dotazioni dei centri urbani interni all’area
di influenza dell’Università di Pisa.
È per questo che ancora una volta si richiama la metodologia
dell’Analisi del Valore, applicabile a qualsiasi problema, servizio o struttura,
che, basandosi su un lavoro di gruppo ed analizzando le funzioni richieste e
necessarie, ha per obiettivo di ottenere la qualità delle funzioni stesse
e solo di conseguenza quella del prodotto.
Nel caso di un’Area Metropolitana, qualità sta per ricerca
di una dimensione territoriale basata su ben determinate funzioni che si intende
voler ad essa attribuire, a vantaggio della comunità, funzioni tese a
dare occasioni di un più serrato rapporto collaborativo fra Comuni che
intendono superare la logica di una miope programmazione tutta contenuta nei
limiti del singolo ente locale, e non soluzione precostituita, calata dall’alto
che non consente certamente di entrare nell’ottica del superamento degli schematismi.
Superando i vecchi e logori schematismi è giunto il momento
di affrontare i problemi del Territorio Pisano e del suo hinterland valutando
a pieno e mettendo in gioco tutte le risorse e le potenzialità di questa
nostra Area Litoranea.
Essa non si configura come un’Area Metropolitana così come
definita nella legge 142, né Firenze può razionalmente lanciare
messaggi di Area Metropolitana Fiorentina della quale l’Area Litoranea sia in
qualche maniera un suo prolungamento verso il mare.
La Giunta Regionale Toscana deve prendere atto che il Territorio
Regionale è complesso e articolato e che necessita di una visione di coordinamento
a delle aree così ben caratterizzate per le quali occorre un progetto
libero da ogni condizionamento.
Fra le iniziative in atto una particolarmente significativa che
si è messa in moto grazie al Convegno Internazionale "Università
e Tecnopoli", organizzato dall’Università degli Studi di Pisa e svoltosi
nei giorni 19 e 20 dell’aprile 1991, dà occasione di attente riflessioni
e di considerazioni circa il futuro produttivo e quindi economico, del nostro
territorio.
In un periodo caratterizzato dalle convenzioni, non deve far più
temere niente ad alcuno che si ricerchino le migliori condizioni complessive
possibili per l’Area Litoranea Toscana passando da una logica campanilistica
ad una visione più ampia, che tenga però correttamente conto delle
obiettive necessità ed esigenze dei vari territori comunali che la costituiscono.
Ecco allora che l’idea lanciata sotto la denominazione "Tecnopoli"
può in realtà essere un’idea importante, se sposa le esigenze della
nostra complessa realtà e della nostra società, caricando dei suoi
significati una diversa impostazione e quindi una diversa traduzione in termini
di assetto del territorio e di urbanistica.
La fortuna di avere un Parco di grande valore naturalistico anche
se antropizzato, un ambiente quindi carico di valori e quindi di elementi che
qualificano la vita umana; il fatto di avere delle città equamente distribuite
sul territorio di una dimensione fisica e demografica vivibile; di avere risorse
culturali e umane importanti, sono fatti che devono far riflettere e portare
ad una logica traduzione per questa specifica realtà territoriale, idee
di fondamentale importanza, quale quella di raccordare più strettamente
l’Università al territorio e l’Università e la ricerca scientifica
alla produzione; ai fini di ritrovare le condizioni di lavoro produttivo complementari
ed alternative a quelle del terziario, per dare occasioni occupazionali anche
a coloro che non hanno ambizioni e volontà di portare gli studi oltre
un certo limite. Ecco allora che la ripresa produttiva di questo territorio può
passare attraverso la creazione di condizioni per ospitare nuove strutture da
collegare direttamente alle esperienze di ricerca scientifica, ma anche di espansione
e qualificazione delle realtà produttive esistenti. E se è vero
che con il riconoscimento di un depauperamento di attività produttiva
si possano ottenere anche adeguati finanziamenti per creare le condizioni di
una permanenza, di un ritorno o di un nuovo arrivo di attività produttive
industriali su questo territorio, è corretto porsi il problema di dove
e come poterle ospitare.
Non già quindi città nuova, per un territorio così
ricco di tradizionali preesistenze urbane qualificate e di corretta dimensione;
ma neppure cittadelle della scienza o se vogliamo campus già una
volta a fatica scartati da questa realtà, quando si parlava di San Piero
a Grado, per passare poi ad una scelta assai più corretta di insediamenti
prossimi alla città e quindi integrati con tutte le funzioni cittadine.
Bensì fabbriche da supportare in termini di innovazione con l’apporto
della ricerca scientifica e nuove fabbriche in àmbiti in qualche maniera
già pronti o previsti per prevedere nuovi insediamenti a diretto contatto
quindi con integrate strutture di ricerca scientifica.
Anche in considerazione del fatto che dimostrandone la necessità,
per coprire spazi occupazionali di un vasto territorio, si potrebbero ottenere
risorse pubbliche selezionate a sostegno di iniziative di respiro europeo.
Fatte salve tutte le caratteristiche naturali ed ambientali del
Territorio Litoraneo Toscano, si verrebbero così a potenziare in termini
occupazionali zone che hanno necessità di trovare una via complementare
ed alternativa a quella del terziario.
La stessa crisi che sta attraversando la Società Aeroportuale SAT è testimonianza di un calo di domanda di viaggio seguita anche al declino dell’attività produttiva. D’altra parte è noto che non si può tutto puntare sul terziario, che il terziario ivi compreso quello avanzato, ad alta tecnologia, vive anche e soprattutto in termini di complementarità, cioè là ove prospera una importante attività produttiva nei settori primario e secondario.
In questo senso è meritevole di attenzione una proposta
polifunzionale in termini di previsione di destinazioni d’uso e di funzioni fra
loro complementari e congruenti con la natura e con l’ambiente, in un’ottica
rivolta a considerare le diverse altre previsioni che legano questa area al restante
territorio.
Simili previsioni che comportano grandi investimenti, su un’area
in parte da bonificare che richiede progettazioni e realizzazioni qualificate,
devono avere pertanto anche un volano economico che possa rendere possibile una
realizzazione decisamente importante per l’intera comunità che ha necessità
di un rilancio occupazionale. La volumetria prevista dovrà per quanto
esposto essere rapportata alla qualità e alla concretezza dell’intervento
e al peso finanziario che comporta, tale cioè da poter giustificare per
tutte le componenti in gioco un adeguato utile.
Su
Un Parco Scientifico-Tecnologico a Pisa
nell’Area Toscana Litoranea
L’alto ruolo dell’Università degli Studi, della Scuola Normale
e della Scuola Superiore di Studi e Perfezionamento "S. Anna", unitamente ai
centri di ricerca di rinomanza mondiale che fanno di Pisa una delle aree della
ricerca scientifica più importanti d’Europa, consentono di anticipare
sul piano dell’intuizione e delle idee altre realtà nazionali, salvo rimanere
per troppo tempo al palo sul piano della concretizzazione. Si tratta di affrontare
il complesso tema dell’industria degli Anni Duemila in un’ottica che veda la
più stretta sinergica collaborazione fra pubblico e privato, portando
nel concreto delle realizzazione l’integrazione funzionale e la qualità
totale, tramite uno stretto rapporto fra Università, ricerca scientifica
e mondo imprenditoriale.
Andando oltre, sul piano della globalità dell’impostazione
e dei contenuti, soluzioni esistenti in Europa, la traduzione in termini operativi
e di strutture complementari all’esistente, passa a nostro avviso per Pisa nella
realizzazione di un complesso direttamente connesso con la città, ma che
interessi per i possibili sviluppi e per le potenzialità tutto un più
vasto territorio che di questa realtà verrebbe a beneficiare. Il Parco
Scientifico-Tecnologico dovrà porsi, in altre parole, per Pisa come un’intelligente
soluzione di mediazione fra le caratteristiche estere e le peculiarità
italiane, contribuendo a dare dell’Italia nel mondo una caratteristica immagine
e a consolidare Pisa e la sua posizione in un’Europa senza frontiere. È
con questo tipo di realizzazione che Pisa potrà confermarsi polo non solo
fisicamente centrale di un’area litoranea assai ricca di potenzialità,
risorse umane, infrastrutture e servizi, ma anche di una realtà in attesa
di legittima ulteriore qualificazione sociale ed economica, che deve trovare
consolidamento e sviluppo di attività e di occupazione, ma anche le condizioni
di creazione di nuove occasioni occupazionali nel settore produttivo caratterizzato
dall’innovazione tecnologica ed in tutti i settori complementari, ivi compreso
quello dei servizi indotti. Pisa potrà infatti avere confermato il ruolo
delle sue infrastrutture ed anzi vedere il potenziamento delle stesse, solamente
attraverso la crescita delle attività che diventano richiesta diretta
di servizi, di trasporto, di mobilità, ecc.
Le attenzioni che una cultura ambientalista ormai diffusa suggerisce
di avere per un progetto di questa dimensione non dovranno pregiudizialmente
compromettere un’importante realizzazione capace di dare concrete e funzionali
risposte alla società del terzo millennio, che deve puntare alla qualità,
abbisognando di un’attenta ricerca di contenuti complessivi e di valutazioni
di impatto sociale ed economico oltre che ambientale.
Teniamo ben presente che la scelta politico-programmatica – e quindi
anche quella ubicazionale per la quale c’è più necessità
di un adeguato supporto tecnico con competenze pluridisciplinari – viene logicamente
prima della soluzione urbanistico-architettonica e che la scelta ubicazionale
è derivata da una ricerca interdisciplinare condotta in sede universitaria,
sulla base di ricerche e tesi di laurea comprendenti progetti di organismi edilizi
"intelligenti" con spazi integrati, caratterizzati da innovazioni tecnologiche,
con valutazioni energetiche, eliminazione dei rischi di inquinamento, ecc., e
che come già avemmo a proporre nel passato, si potrebbero ipotizzare tesi
di laurea di studenti di diversa facoltà sullo stesso tema, quello in
esame oggi per esempio, con apporto interdisciplinare dei relatori.
Se è vero che "chi non fa non falla" è pur altrettanto
giusto e doveroso affermare che chi interviene sul territorio non può
permettersi il lusso di fare come il pittore che può anche imbrattare
tele, e lo scultore che può anche maltrattare marmi o pietre; perché
chi progetta il territorio è un operatore sociale che deve rispondere
con i suoi interventi a ben precisate esigenze, sapendo valutare costi globali
(somma del costo di realizzazione e di gestione nella vita utile) in rapporto
ai benefici, introducendo come metodo l’Analisi del Valore che suggerisce di
guardare sempre e comunque alle funzioni; di partire quindi dalle attività
e dalle unità ambientali e non già dai modelli, se vogliamo contenere
al massimo il rischio del fallimento di un’opera che tanto costa in termini economici
e di consumo del territorio.
Ed è guardando alle funzioni, alla necessità di dare
vita ad un tessuto urbano ricco di iniziative e quindi di attività tese
a rilanciare il settore della produzione, che si ipotizza che nel Parco Scientifico
dell’Area Litoranea Toscana possa trovare un Teleporto che, nella più
recente definizione, sta per centro di servizi di telecomunicazioni avanzate,
stazione di un sistema autostradale delle informazioni, struttura attrezzata
per raccogliere una gran massa di informazioni e rinviarle verso uno o più
punti sul territorio, attraverso circuiti anche indipendenti dalla rete pubblica.
È quindi un punto di convergenza ove si concentrano servizi elettronici
avanzati. Fisicamente è luogo di raggruppamento di forniture di servizi
e di utilizzatori.
Da qui il grande interesse per l’economia di un territorio.
L’informazione, in una integrazione fra fonia ed immagine, portata
nei luoghi di lavoro e negli uffici diventa infatti un sistema di servizi capillari
sul territorio, mezzo per uno sviluppo ad alta potenzialità, occasione
per dare nuova linfa vitale alle strutture esistenti sul territorio, di influenza
e stimolo per nuove iniziative. Potenzia le attività delle reti infrastrutturali
e di tutti i settori dell’economia creando le condizioni per nuova occupazione.
Il parco di utenti esistente sul territorio litoraneo toscano
è tale da giustificare la nascita di tale complesso strutturale: basterà
pensare alle tre Università, al complesso di ricerca CNR, al centro di
ricerca dell’ENEL e della SIP, all’Aerostazione, al Porto di Livorno, alla XLVI
Aerobrigata, al Centro Intermodale, alla Darsena Pisana, ecc. e a più
ampio raggio rispetto al baricentro pisano alle strutture imprenditoriali delle
Provincie di Lucca e Livorno.
Il Ministero delle Poste e Telecomunicazioni ha predisposto un
Regolamento delle Aree di Telecomunicazioni Avanzate (ATA) prevedendosi imminenti
iniziative nelle zone strategiche del territorio, e certamente l’Area Metropolitana
Litoranea Toscana è fra queste.
In questa visione le iniziative in atto come quella esistente nel
Comprensorio del Cuoio diventano ATA della Struttura Teleportuale.
In questa visione complessiva un Teleporto diventa struttura per
rendere questo territorio ancor più appetibile da parte di chi intende
rilanciarlo sotto l’aspetto della produzione industriale.
Si tratta quindi di riguardare all’Area Metropolitana Litoranea
Toscana come ad un territorio caratterizzato dalla presenza di flussi di traffico
plurimodale nel quale occorre individuare un quadro di iniziative per ristabilire
un corretto rapporto fra momento dell’abitare, dello studio, del lavoro e del
tempo libero.
La crisi industriale in Provincia di Pisa non è un’eccezione,
rientra infatti in una situazione più generale che vede per molti aspetti
la necessità di un complessivo rilancio del settore imprenditoriale privilegiando
l’aspetto economico in senso lato, con l’economia intesa cioè nella più
ampia accezione di disciplina tesa a creare le condizioni per lo sviluppo armonico,
nel pieno rispetto della natura, dell’ambiente, impiegando correttamente, non
sfruttando, tutte le risorse da quelle naturali a quelle infrastrutturali.
Si tratta quindi di ricercare in sede nazionale ed europea quegli
incentivi che si possono ottenere solamente all’intemo di un progetto globale
che miri a creare le condizioni per un rilancio delle capacità imprenditoriali
e manageriali.
La "catena del valore" di cui parlava il Prof. Romano Prodi in
un serie di trasmissioni televisive dal titolo Il tempo delle scelte,
comprende infatti le fasi dell’invenzione, dell’innovazione e della commercializzazione,
per addivenire ad un sistema economico frutto di un gioco di squadra reso possibile
da una scuola riformata che preveda l’obbligo fino a 16 meglio se fino a 18 anni,
una scuola anche professionale, capace di formare al lavoro attraverso il coinvolgimento
anche di imprenditori, produttori ed operatori ai vari livelli, ed un’Università
e centri della ricerca che mirino a creare le condizioni per entrare nel mondo
dell’industria dell’innovazione, nella quale l’uomo sia al centro del processo
produttivo.
Per supportare questo complesso organizzativo si propone di pensare
anche ad una struttura teleportuale capace di collegare i vari insediamenti produttivi
con i centri di ricerca e con l’esterno e quindi di fornire tutti gli ausili
necessari per la costituzione e la gestione delle aziende.
Si tratta, nella fattispecie, di dotare Pisa e tutto il territorio
metropolitano del quale Pisa è in zona baricentrica di un centro avanzato
di telecomunicazioni, capace di assicurare collegamenti con le banche dati nazionali
ed internazionali e quindi lo scambio di alti volumi di informazioni in tempi
brevi.
Accogliendo un input della fondazione "Guglielmo Marconi"
sono in atto incontri tesi ad approfondire il tema del Teleporto, i cui effetti
potranno concretizzarsi in termini di potenziamento delle strutture esistenti,
di stimolo alla crescita di nuove iniziative economiche, di potenziamento delle
attività portuali ed aeroportuali, di sviluppo dell’agricoltura, dell’industria,
del commercio e del terziario avanzato, potendosi promuovere il recupero di aree
anche distanti dai centri di ricerca, ma idonee dal punto di vista ambientale
ed infrastrutturale per essere collegate con l’Europa e con il Mondo.
Un precedente interessante per i contenuti e l’impostazione era
costituito dal Progetto Utopia che interessava Genova, Napoli e Piombino,
ponendo il problema della necessità di riqualificare la vita dei centri
urbani che ospitano nel loro territorio grandi impianti dismessi ed indicando
quindi, sulla base delle effettive esigenze sociali ed economiche, quale via
seguire per trovare nuove soluzioni ipotizzando nuovi usi.
Le grandi città stanno subendo il fenomeno della perdita
di popolazione in virtù della deindustrializzazione e dello scadimento
della qualità della vita.
Non richiedendosi più di dover ubicare le fabbriche nelle
città, essendo oggi altri i centri della comunicazione, finito il periodo
della corsa alla città con il conseguente spopolamento della campagna,
con le nuove tecnologie si sono create le premesse per avere una diffusione dei
centri produttivi sul territorio.
L’industria si allontana quindi dalle grandi città cercando
soluzioni più economiche; si creano, di conseguenza, le premesse per un
decongestionamento delle aree urbane, per il superamento della omogeneità
sociale, in sintesi, per la crescita della qualità della vita.
I centri storici e le periferie delle città sono in crisi:
strangolati, i primi, da un traffico insopportabile che li rende di fatto irraggiungibili,
inquinati e pertanto invivibili; veri e propri esclusivi dormitori, le seconde.
Nelle periferie si riversano attualmente gli immigrati, persone
per le quali è vano ogni tentativo di animazione sociale, il che provoca
ulteriori critiche condizioni di degrado fisico e sociale derivanti dalle ghettizzazioni.
Da qui l’esigenza di incentrare tempestivamente le attenzioni sul
problema delle periferie delle metropoli, per addivenire ad una politica globale
che, partendo da una attenta programmazione socio-economica, veda superati gli
ormai anacronistici schematismi dell’urbanistica tradizionale che si basava sulle
zonizzazioni monofunzionali. Il problema è quello di recuperare l’integrazione
sociale anche attraverso l’integrazione fisica, cioè mediante adeguate
scelte di assetto del territorio e la previsione di strutture integrate. comprendenti
ovvero più funzioni.
Si tratta quindi di cogliere in positivo il momento della crisi
della città legandolo alle necessità di una qualificazione ambientale.
È in questa visione che deve collocarsi anche il Progetto
Utopia, occasione da non perdere per ricercare, insieme ad un più
corretto sito dei nuovi complessi legati alla produzione dell’acciaio, nuovi
qualificati spazi per la residenza e per i servizi, mediante attente valutazioni
dell’impatto ambientale (VIA) e sociale (VIS) e ponendo grandi attenzioni sul
come recuperare insieme al ruolo dei vari spazi della città, anche quella
qualità di immagine, quella varietà di temi di riconoscibilità
dei temi urbani, che in passato era tanto considerata e che va legata al tema
più generale della salute in senso globale, anche attraverso la previsione
di un integrato sistema del verde.
Il Progetto Utopia è anche da riguardarsi come un
convenzionato rapporto collaborativo e di reciproco interesse fra pubblico e
privato, dovendosi ricreare le condizioni per operazioni corrette tali da ripagare
in termini "economici" la collettività oltre che i singoli imprenditori,
siano essi gruppi o persone.
Attraverso le scelte di adeguate destinazioni d’uso delle aree
dismesse, e quindi attraverso una corretta valorizzazione economica di queste
aree, si potranno in gran parte recuperare risorse per il reperimento delle nuove
aree, per realizzare opere di urbanizzazione e per trasferire gli impianti in
nuove strutture.
Un intervento come quello considerato non può non rientrare
in un Accordo di Programma fra Università, Centri di Ricerca, Provincia
e Comune.
La mancata unanime posizione sui grandi temi porta a rinvii e a
perdita di importanti occasioni anche quando, come nel caso di un Parco Scientifico
Tecnologico a Pisa ci dovrebbe essere ben poco da contrastare. Pisa è
Tecnopoli che ha bisogno di una struttura complementare con quelle esistenti;
un pezzo di città che comprenda adeguati spazi per concretizzare la presenza
di attività produttive che altrimenti non trovano adeguata sistemazione.
E questa non è una scelta campanilistica, bensì legata
alla razionalità, perché non già basata unicamente in termini
di conservazione di una risorsa economica – e ciò è oggi oltremodo
degno di considerazione specialmente in assenza di un complessivo progetto che
faccia intravedere una equa ripartizione dei costi e dei benefici per le varie
realtà del nostro territorio – ma alla necessità che docenti, ricercatori
e studenti possano raccordarsi e rapportarsi anche fisicamente fra loro in una
dimensione territoriale che, proprio perché è contenuta, favorisce
un continuo diretto scambio di informazioni e di idee, contribuisce al raggiungimento
della qualità del livello universitario e della ricerca in uno stretto
rapporto interdisciplinare e consente di poter fruire di attrezzature e servizi
comuni con un risparmio economico complessivo.
Proprio per questi motivi fui del resto fra coloro che ritennero
inopportuno il decentramento universitario di Scienze a San Piero a Grado. A
Pisa ci sono potenzialmente tutte le condizioni che si dovrebbero ricercare qualora
non esistessero: ecco perché mi sembra di poter affermare che per quanto
attiene il progetto di assetto delle strutture universitarie, non si ha da progettare
una città nuova, ma da riproporre, in termini di qualificazione e di completamento,
un assetto invidiato e invidiabile da parte di tutte quelle altre realtà
universitarie che operano in altra dimensione e con altre caratteristiche.
Su
Nota
Nata in una grande industria americana durante la seconda guerra mondiale,
l’Analisi del Valore fu giudicata così importante da essere tenuta segreta
per molti anni. Tolto il vincolo del segreto ha avuto grande diffusione negli
Stati Uniti ed in Europa, sia nelle grandi che nelle piccole aziende. Stenta
a decollare nel settore dei lavori pubblici. Torna
© Giovanni Armillotta, 2000