"METODO", N. 7/1991

Pier Luigi Maffei
RICOMINCIARE DA DON STURZO

L’attuale modello politico-istituzionale ha necessità di essere aggiornato sul piano della pratica attuazione, ma, se guardiamo a fondo ai problemi di casa DC, si scoprirà che certi ritardi derivano da deficienze di metodo e comportamento più che di struttura. Anche a coloro che si dànno tanto da fare per far credere che il distacco esistente fra società e politica derivi dalla esistenza dei partiti, occorre far rilevare che a portare alla disaffezione è l’uso improprio degli stessi da parte di chi guarda al potere non come mezzo per realizzare una politica, bensì per raggiungere risultati particolari e contingenti.
Del resto coloro me non si riconoscono nell’attuale modello di partito non fanno altro che riproporre sotto nuove o vecchie denominazioni analoghe strutture, trovando temporanee affermazioni per apporto di voti di protesta, in risposta a cittadini delusi, talvolta disorientati dai mass media e quindi incerti sul da farsi. A simili situazioni corrisposero nel passato forme dittatoriali: oggi si va alla astensione dal voto o verso organizzazioni che, rispetto ai partiti, hanno il difetto di avere una visione settoriale, anziché globale dei problemi della nostra complessa società.
Non è certo la prima volta che nella storia dell’umanità si ravvisa il presente come un momento di decadenza di costumi e di crisi di valori, ma i segni di insoddisfazione stanno oggi a dimostrare che ci sono il desiderio e la volontà di superamento dell’attuale situazione per tendere nella piena solidarietà ad una crescita della persona nella comunità.
Tradotto in termini politici questo significa dover mettere tutto l’impegno nella costruzione di un progetto politico con l’uomo al centro delle attenzioni, tramite la messa a punto di strumenti da discutere in sede parlamentare, con cura alle nostre tradizioni e alle nostre peculiarità, evitando di cadere nella banale copia di soluzioni tipiche di altre realtà nazionali, legate a ben altre condizioni, o in compromessi che non sono mai giustificabili nelle scelte di fondo.
Certo è che la gente richiede oggi una classe politica più attenta a risolvere i problemi che a guardare ai particolarismi e a dare risposta alle particolari esigenze, così come richiede di non cadere nei modelli consumistici che portano a forme di vita egoistiche, ma come poter parlare oggi in politica di solidarietà senza rischiare di passare da predicatore anziché da politico?
La risposta è teoricamente semplice: smettendo di parlare, e dando ognuno nell’ambito delle proprie competenze, nel suo piccolo o grande spazio di operatività, esempio di corretto comportamento. Molto si gioca infatti sul piano dei comportamenti. L’attuale critica situazione non è infatti solamente un problema di uomini, ma è anche un problema di uomini.

La "Centesimus Annus"
II nostro è tempo di ripresa del messaggio sociale del Vangelo. In un’epoca caratterizzata dal consumismo occorre recuperare la centralità dell’uomo, superando i sistemi tipici del socialismo reale e del rigido capitalismo.
L’uomo non è un numero: la socialità non è assicurata dallo Stato.
Non si possono assumere come fondamenti di vita né il collettivismo, né il consumismo e l’efficientismo.
Dall’ "avere" (egoismo ed individualismo) occorre tornare a considerare l’"essere" (altruismo e solidarietà), recuperando la visione integrale dell’uomo, riscoprendo la spiritualità e la reale solidarietà.
Non sono le strutture, ma l’adeguata scelta delle funzioni che possono rimettere l’uomo al centro delle scelte.
Uomo-Amore è il binomio che sta a monte di ogni successo umano. Ne viene di conseguenza una società più giusta, attenta al superamento della povertà e dei diritti negati.
Questo obiettivi vanno perseguiti con coerenti azioni da mettere alla base del metodo di far politica, anche se la politica richiede razionalità oltre che sentimento.
Non è raccogliendo gli scontenti dei partiti e mettendoli trasversalmente insieme che si può sperare di dare nuovo valore alla politica.
Quello che conta è che ognuno favorisca l’avvento nella propria famiglia partitica di un programma sul quale chiamare a confronto tutti e che sia dato spazio a coloro che operano in coerenza di principi, rompendo il collegamento tra affari e politica e consentendo di alzare il tono nella costruzione del progetto politico.
Il nostro intento è quello di confrontarci con chi fa del partito un momento di progettualità caratterizzata da obiettivi ben definiti.
Non ci potrà essere partecipazione degli iscritti e della gente se non ci sarà la ricerca di questi comportamenti e non si renderanno concreti questi progetti.
II partito, strumento della democrazia rappresentativa, non è in discussione. Sono in discussione metodi e persone.

© Giovanni Armillotta, 2000