"METODO", N. 6/1991

Pier Luigi Maffei
QUALE FUTURO PER IL LITORALE PISANO

Prendo spunto dal grido di allarme che viene dal Convegno che si e tenuto a Palermo nell'ambito della Fiera del Mediterraneo sul tema "Difesa delle coste dall'erosione", durante il quale è stato messo in evidenza che 800 chilometri di costa sono a rischio per fenomeni di erosione, per entrare nel merito del Litorale Pisano e dire che esso non può ancora una volta subire ritardi di importanti realizzazioni parlando, impropriamente, di interventi non del tutto verificati sul piano della compatibilità ambientale.
Gli impianti urbanistici costieri sono insediamenti che l'uomo ha realizzato per poter vivere a contatto con il mare, da esso traendone forme di sostentamento oltre che di salutare soggiorno.
Detti insediamenti, specialmente quando caratterizzati dalla presenza di massicce strutture ricettive e da attrezzature portuali, hanno comportato particolari condizioni ecologiche sulla costa e nel retroterra e talvolta negativi fenomeni di erosione della spiaggia.
Gli interventi non sono però in sé a priori positivi e/o negativi, costituendo, quando ben affrontati e risolti sul piano tipologico e qualitativo, le condizioni indispensabili per garantire la corretta godibilità non privatizzata di questo bene naturale, così come fondamentale è assicurare una rete viaria di accesso e penetrazione per il mezzo pubblico e privato, in equilibrio con la natura, favorendo in qualche misura una corretta salvaguardia e conservazione delle risorse naturalistico-ambientali.
Ogni opera che si va a proporre deve essere quindi verificata ai fini di una adeguata protezione naturale della costa, dovendosi evitare forme di erosione, di trasporto di materia e di deposito non controllati. Gli interventi non devono cioè comportare turbative ecologiche.
Una delle condizioni per un corretto intervento è garantire la discontinuità delle forme insediative, lasciando una alternanza di zone naturali, quasi una sorta di estesi cannocchiali sul mare, e mantenendo zone umide a nastro parallele alla costa, quali veri e propri filtri di protezione e polmoni rigeneratori dell'atmosfera.
In questa ottica la soluzione del porticciolo a mare, che si sostituisce ad un preesistente insediamento produttivo, è senz'altro rispettosa dei criteri dogmatici, anche se da sempre si è detto che solamente coloro che, come gli olandesi, hanno grandi esperienze dirette sono in grado di suggerire soluzioni che evitino problemi di erosione della costa, favorendo anzi con forme opportune, il ripascimento dell'arenile.
Circa la dimensione ricettiva e la dotazione di attrezzature complementari alla presenza dei posti barca non è poi tanto un problema di quantità, che deve essere legata ad una corretta ed utile gestione, pena non raggiungere lo scopo prioritario di dare nuovo slancio al litorale pisano, bensì di qualità di interventi, ivi compresa la correttezza di una semplice trama viaria caratterizzata dalla presenza di diffusi e non estesi punti di sosta, tali da tener separati i flussi meccanizzati da quelli pedonali, per assicurare anche un corretto godimento visivo della Bocca d'Arno, nel pieno rispetto delle caratteristiche naturali ed ambientali.
Non si tratta quindi di dover esaltare oltre il limite del lecito e del logico la presenza di un "Parco" e di un ufficioso quanto inutile schema strutturale Pisa-Livorno, che viene invocato solo e sempre a discapito delle esigenze di Pisa, bensì di tener oggettivamente conto del fatto che un intervento può e deve essere comunque occasione di qualificazione e di miglioramento delle condizioni ambientali e che alte competenze pluridisciplinari possono essere garantite dall'Università di Pisa tramite suoi docenti-ricercatori, che hanno continuativi rapporti internazionali con chi questi problemi li ha già affrontati e brillantemente risolti.

© Giovanni Armillotta, 2000