"METODO", N. 11/1994

Giovanni Armillotta
CENTO ANNI FA NASCEVA IL GRANDE ARCHITETTO E SCENOGRAFO
ANTONIO VALENTE

Il 14 luglio 1894 vedeva la luce a Sora (FR) Antonio Valente. Architetto, urbanista, scenografo, e critico; si laureò presso la Scuola Superiore d’Architettura di Roma. Valente iniziò nel 1913 come critico teatrale e poi pittore. Innovatore e creatore di nuove scenotecniche; costumista, progettista e realizzatore di stabilimenti cinematografici: La Pisorno a Tirrenia (Pisa, 1933), il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma (1936), la zona industriale cinematografica di via Tuscolana (Roma, 1939) i teatri di posa cinematografici, oggi Depaolis, al Tiburtino (Roma, 1939), il Complesso Industriale di Stato a Bucarest (1940), il restauro e ammodernamento della SAFA al Palatino di Roma (1945). Sono pure da ricordare le attività a New York, Berlino, Parigi, Vienna, Chicago, Bruxelles, Düsseldorf, e ancora in Uruguay, Bahamas, Turchia, Svizzera, Iran, Venezuela, Kuwait, Grecia, ecc. Tenne la cattedra di scenografia e di scenotecnica nel periodo 1935-1968 al Centro Sperimentale di Cinematografìa in Roma da lui stesso ideato e successivamente realizzato.
In qualità di urbanista - nel dopoguerra - è stato creatore e progettista di 150 sale di cine-teatri (compreso il grande teatro lirico di Lecce, Massimo), edifìci scolastici, istituti religiosi, chiese, complessi alberghieri in Italia ed all’estero e di oltre 120 ville in San Felice Circeo (dal 1937 alla sua scomparsa, avvenuta il 30 giugno 1975). Inoltre per Tirrenia, Valente ha progettato: Villa “Candioli” (1939), Villa “Il Cavallino Bianco” (loc. Oriolo, 1942), la Chiesa di San Francesco (1954). È vissuto a Livorno, amando moltissimo la gente toscana.
Negli anni successivi la prima guerra mondiale trascorse alcuni periodi a Parigi, Berlino e Londra, ove approfondì gli studi di scenografia e tecnica dell’illuminazione; rientrato a Roma collaborò al Teatro degli Indipendenti, diresse alla Fenice di Venezia una compagnia di balletti russi. Lavorò, fra l’altro, per la Scala, l’Opera di Roma, il Maggio Musicale Fiorentino, il San Carlo di Napoli, il Massimo di Palermo. Nel 1929 ideò i famosi Carri di Tespi (teatri di massa ambulanti) e mise a punto la Cupola Fortuny, che conferiva maggiore grandiosità alla scena. Nella sua carriera firmò oltre cento messe in scena di prosa, lirica, danza. Per il cinema lavorò con registi come Giovacchino Forzano, Goffredo Alessandrini, Amieto Palermi, Renato Simoni, Umberto Scarpelli, Jean Epstein, Guido Brignone, Riccardo Freda, Jean de Limur e Joseph Losey negli anni Cinquanta. Per il teatro operò fattivamente con Lev Bakst, Firmin Gémier, Gordon Craig, Moholy-Nagy, Anton Giulio Bragaglia, ma soprattutto con Jacques Copeau.
Valente oppose alla scena dipinta quella costruita con la sua spazialità tridimensionale ma sarà comunque sempre, per lui, la lettura del testo a dettare il criterio dello stile scenografico che diverrà, pertanto, cubista e anticonvenzionale, o volutamente tradizionalista, o archeologico o, ancora, pittorico. Essenzialità e sintesi sono, oltre all’uso costante della luce psicologica, i caratteri salienti della sua poetica scenografica. Il prossimo numero di «Metodo» sarà dedicato alla figura di questo poliedrico genio italiano del XX secolo.

© Giovanni Armillotta, 2000