150000 volte NO alla guerra

 

Stupenda giornata sabato 10 novembre a Roma. Una giornata nella quale 150000 pacifici pacifisti hanno inteso affermare il proprio dissenso ad ogni conflitto armato.

Il NO alla GUERRA e al TERRORISMO è stato ribadito in modo forte e chiaro da coloro che a Roma hanno dato presenza e voce alla maggioranza di italiani (anche i sondaggi tanto cari a Berlusconi lo confermano) che non vedono nelle armi la soluzione logica di ogni conflitto.

Tutto questo avveniva in contemporanea con la manifestazione promossa dalla Casa delle Libertà

che in Piazza del Popolo portava nemmeno 40000 persone a partecipare al giubileo guerrafondaio

mascherato da sostegno e solidarietà agli Stati Uniti che in realtà voleva essere la replica berlusconiana del proclama mussoliniano per l’entrata in guerra dell’Italia nel secondo conflitto mondiale (un bel palco forzitalico al posto del balcone di Piazza Venezia).

                                                             Cambia la scena

Nel frattempo in Afghanistan sono mutati gli equilibrii. I talebani sono fuggiti dal nord del paese e da Kabul lasciando campo libero all’alleanza del nord ed alle forze monarchiche che hanno ripreso il controllo del paese nel giubilo delle potenze occidentali alle quali poco importa se vi saranno cruente ritorsioni e vendette come già denunciato dagli osservatori dell’ONU. L’ultima volta che le forze dell’alleanza del nord, nel 1994, “liberarono” Kabul vi furono circa 25000 morti per la maggior parte civili e per quanto riguarda i diritti umani va ricordato che il burka (l’abito che copre completamente il corpo delle donne afgane) fu introdotto obbligatoriamente dai muijaiddin dell’alleanza del nord , per legge, nel 1992. Dalla padella  alla brace.

Sembra inoltre che le divergenze di indirizzo politico ed etnico prefigurino sanguinosi scenari di guerra civile tra le eterogenee componenti dell’alleanza del nord, i monarchici e i talebani  con buona pace degli americani che si sono fatti sfuggire (?) di mano la situazione.

                                                                           WTO

Il rumore della guerra copre le chiacchiere da salotto che provengono da Doha nel Qatar dove, a parte la generica disponibilità ad ignorare i brevetti sui farmaci in caso di emergenza (se l’antrace fosse un pericolo per il solo terzo mondo non si sarebbe ottenuto nemmeno questo), a causa di beceri interessi nazionali e di veti incrociati, non si ottiene alcun risultato di rilievo che possa permettere ai paesi in via di sviluppo di uscire da una situazione che permetta loro di sottrarsi al giogo delle multinazionali e degli organismi economici internazionali quali Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale.

                                                                  LITTLE ITALY

Nel nostro piccolo dobbiamo sopportare una destra che, forte della copertura mediatica data dalla guerra e della debolezza di un centrosinistra in crisi di identità, imperversa in campo economico e sociale imponendo privatizzazioni e controriforme (peraltro già ampiamente avviate dai precedenti governi di centrosinistra) che penalizzano i ceti più poveri a tutto vantaggio delle lobbies confindustriali e dei più ricchi del paese. Scuole, sanità, servizi si apprestano a diventare lusso di pochi. La legge, poi, come nel libro di Orwell “La fattoria degli animali”, è divenuta  più uguale per alcuni che per tutti gli altri. Tutti zitti, si sa , siamo in guerra e il nemico ci potrebbe ascoltare.

 

Anche per questo noi gridiamo il nostro NO alla guerra, al terrore, ai soprusi, allo sfruttamento. Soltanto nel riconoscimento della dignità di ogni essere umano vi possono essere giustizia e pace. Ogni guerra NON NEL MIO NOME.