La Caridina Japonica

(Yamato Numa Ebi)

di Emiliano Della Bella *

 

La C. Japonica (Yamato Numa Ebi- Il Gambero della Regione di Yamato), negli ultimi anni, è entrata prepotentemente nei cuori e negli acquari di numerosi acquariofili. Il successo di questo incredibile e simpaticissimo crostaceo sta nella sua peculiare ricerca costante di cibo e soprattutto di alghe ! La letteratura in italiano riguardante la C. Japonica è praticamente inesistente, mi sono quindi deciso a pubblicare le mie esperienze maturate in più di un anno di allevamento del gambero di Amano !

 

Per prima cosa bisogna ricordare che spesso sono stati venduti (ed ancora oggi accade in negozi "furbi") dei gamberetti qualunque come C. Japonica. Occorre quindi saper riconoscere il gamberetto che ci interessa.

Il carapace, perlopiù trasparente, presenta lungo i fianchi dei puntini rossi della grandezza di circa 1 mm disposti in tre file parallele. La lunghezza massima è di circa 6 cm (solo gli esemplari adulti e nutriti anche con mangime per pesci tropicali); di norma, se il gamberetto mangia solo alghe e microcrostacei che trova in acquario, non crescerà più di 5 cm.

Per riconoscere il maschio dalla femmina bisogna porre molta attenzione. Solo le femmine portano le uova sotto le appendici natatorie. L’unico modo sicuro per stabilire il sesso in mancanza di uova e' di osservare bene le appendici natatorie. La femmina presenta la prima fila delle appendici natatorie più appuntite del maschio e, in ogni caso, dovrebbe sempre risultare più e grande e tozza. Inoltre, studiando i puntino che presentano sul lato, la femmina avrà sempre i puntini che tendono a formare piccole linee, il maschio presenta solo puntini ben delineati

 

Il nostro amico è un animale sociale, ama stare con altri esemplari della sua specie. Se in acquario vi sono poche caridine ci dovremo rassegnare a vederle raramente; al contrario, quando sono in numero sufficiente da formare un "branco" si sentono a loro agio e le vedremo addirittura nuotare da un angolo all’altro dell’acquario. Per un acquario di 60 litri direi che il numero minimo perché le caridine si sentano al sicuro sia 15-20.

E’ necessario inoltre che ci sia una folta vegetazione dove trovare rifugio e che non ci siano in vasca coinquilini aggressivi o troppo grandi; anche l’illuminazione dell’acqaurio ha un ruolo importante. Qualora vi sia tanta luce e poche caridine possiamo scordarci di vederle di giorno.

In vasca si cibano un po’ di tutto, dal mangime per pesci alle alghe, anche quelle nere purchè siano ancora giovani e tenere. Di fatto, la caridina è entrata nel mercato dell’acquariofilia non tanto per il suo aspetto (ricordiamo che la Caridina serrata in vendita da anni è, infatti, molto più bella) ma per la sua efficacia nella profilassi e la disinfestazione delle vasche da alghe. Come tutti gli animali alghivori, la caridina ha il bisogno di mangiare in continuazione e la vedremo assidua nel suo compito di mangia-alghe anche di notte.

In un acquario appena allestito bisognerebbe inserirle tra la prima e la seconda settimana stando attenti a non avere valori dell’ammoniaca troppo alti; mentre infatti tollerano nitriti fino ad 1mg/l, sono estremamente delicate nei confronti di presenza di ammoniaca.

 

Veniamo ora alle caratteristiche della specie e del suo biotopo. La C. Japonica vive e si riproduce in acqua dolce, di solito fiumi e risaie della regione Yamato in Giappone (da cui il nome). L’acqua è molto tenera e moderatamente acida. Una volta accoppiatasi, la caridina porterà le uova di colore verde scuro per circa 30 giorni tra le appendici natatorie muovendole ed ossigenandole con movimenti ondulatori. Se le uova dovessero scomparire entro dieci giorni, allora vuol dire che non erano state fecondate.

Una volta schiusesi le uova, le larve si lasciano trasportare dalle correnti e finiscono nella zona d’acqua degli estuari dei fiumi caratterizzata da una blanda salinità (acqua salmastra). Solo in questa particolare zona ricca di sali le larve riusciranno a compiere tutta una serie di mute (per l’esattezza 5) che le porteranno a diventare dei piccoli gamberi di circa 0.5 cm. A questo punto la C. Japonica affronta il viaggio al contrario ritornando nelle acque tenere ed acide dei fiumi.

Risulta evidente quindi che un allevamento in acquario d’acqua dolce è possibile e non presenta problemi, mentre la riproduzione ha bisogno i particolari accorgimenti.

 

Per l’allevamento della Caridina, dobbiamo procurarci una vasca anche piccola (10 litri) con tante piante che offrano nascondiglio e riparo nel delicato momento della muta. Se abbiamo intenzione di tenerle con altri pesci, badiamo bene a non metterle con inquilini troppo grandi e se non possiamo proprio farne a meno cerchiamo almeno di fornire un bel "prato" di piante sul fondo così da facilitarle la fuga in caso i pesci vogliano godersi un bel pranzetto.

La temperatura dell’acqua ottimale è dai 10 ai 24 °C anche se può tollerare temperature alte fino a 28-30°C. Acqua tenera e ph da leggermente acido ad acido (6.8 – 5.0). Personalmente, ho notato più volte le caridine sostare nei pressi del diffusore di CO2 ma non saprei giudicare se amino in modo particolare l’anidride carbonica o se si divertano a giocare con le microbollicine che ne fuoriescono. La durezza dell’acqua dovrebbe essere intorno a Kh 2 e Gh 4, ma vivono anche a Kh e Gh 0. In quest’ultima situazione noteremo una crescita più lenta ed una frequenza minore di mute.

 

 

 

 

La riproduzione risulta un attimino più delicata ma se siamo a conoscenza della vita che quest’animale conduce in natura non avremo problemi.

Le uova sono tenute in alcuni sacchetti all’interno del carapace proprio dietro la nuca. Al momento della muta, quando le uova sono pronte, queste sono spostate al di sotto delle appendici natatorie. Dopo circa 30 giorni, le larve si staccheranno dal ed incominceranno a nuotare di qua e di la. Occorre a questo proposito disporre di una piccola vaschetta di circa 3 litri in cui riprodurre le condizioni di acqua salmastra per l’accrescimento dei piccoli.

Sciogliamo circa 17 grammi di sale per litro d’acqua e fissiamo la temperatura a 25°C. Per quanto riguarda la luce, possiamo mettere la vaschetta vicino ad un davanzale dove prenderà la luce diretta del sole o in prossimità di un’altra vasca illuminata.

Se ben nutriti, gli adulti in genere non insidiano le larve ignorandole, consiglio però di prelevare le larve di volta in volta con una pipetta e metterle nella vaschetta con l’acqua salmastra. Sarebbe utile inoltre mettere delle piccole rocce di lava che offriranno degli anfratti in cui sentirsi al sicuro.

Cosa diamo da mangiare alle larve di caridina ? Questi animaletti risultano molto piccoli, ci procuriamo allora del fitoplancton oppure lasciamo in una bacinella all’aperto dell’acqua prelevata dal nostro acquario; in breve avremo una "fioritura" dell’acqua e questa ci apparirà verdognola. A questo punto potremo prendere un po’ di quell’acqua ed inserirla nella nostra vaschetta per accrescimento. Dopo circa 45 giorni avremo dei gamberettini di circa 1 cm !