François de La Rochefoucauld

(1613 - 1680)

In queste pagine dedicate al duca François de La Rochefoucauld trovate: il testo delle Réflexions ou Sentences et maximes morales, nella edizione definitiva del 1678, la mia traduzione in italiano delle Riflessioni o sentenze e massime morali, delle Note al testo, in cui sono riportate le massime soppresse, i riferimenti ed i commenti alle massime, e inoltre trovate una appendice su La massima scomparsa con il testo ed il commento alla prima massima  della prima edizione poi soppressa nelle edizioni successive edite vivente l'autore..

Alcune pagine del sito, in particolare le note, che vorrebbero diventare un vero commentario alle massime, sono ancora incomplete e verranno aggiornate anche con l'aiuto dei visitatori interessati all'opera di La Rochefoucauld che possono scrivere alla seguente email.

Il sito del Ministero degli Esteri francese France diplomatie contiene un interessante saggio su La Rochefoucauld.
Il testo francese delle Réflexions ou Sentences et maximes morales lo trovate anche in nquesti due siti:
Association de Bibliophiles Universels (edizione 1678)
Bibliopolis( con altri testi )

È noto che La Rochefoucauld non ebbe fortuna negli affari. Se si tolgono le massime ispirate alla lettura dei grandi predecessori, e quelle in cui si vede bene che sono nate da un gioco dell'intelletto, quello che resta - o quello che manca - è sufficiente a disegnare il ritratto di un uomo di cui l'amarezza e la misantropia sono provocate, ben più che dall'osservazione degli altri, dal sentimento delle proprie sconfitte, o più esattamente da un prolungato errore di giudizio su se stesso.  Questo è il giudizio di Luis Martin-Chauffier, curatore delle opere di La Rochefoucauld per la Bibliotheque de la Pleiade.

Nella stessa epoca di Descartes, uno di quegli spiriti frivoli che si danno agli esercizi da salotto - è qui che talora iniziano cose assai sorprendenti, piccoli divertimenti alle volte fanno comparire un ordine nuovo di fenomeni - un tipo assai strano, che non corrisponde per niente all'idea che ci si fa del classico, La Rochefoucauld per dirne il nome, si è messo tutto ad un tratto in mente di spiegarci qualcosa di singolare su cui non ci si è abbastanza soffermati e che egli chiama amor proprio . E' curioso che sia parso tanto scandaloso. Infatti, cosa diceva? Metteva l'accento su questo, che anche le nostre attività in apparenza più disinteressate son fatte per la gloria, anche l'amore-passione o l'esercizio della virtù.
Che cosa diceva esattamente? Diceva che lo facciamo per il nostro piacere? Tale questione è molto importante perché, tutto girerà intorno ad essa. Se La Rochefoucauld non avesse detto questo, non avrebbe fatto che ripetere ciò che si insegna da sempre nelle scuole - mai niente è da sempre , notate la funzione del da sempre in questo caso. Da Socrate in poi, il piacere è la ricerca del proprio bene. Checché si pensi si persegue il proprio piacere, si ricerca il proprio bene. La questione è di sapere se tale animale umano, preso come poc'anzi nel suo comportamento, sia abbastanza intelligente da afferrare il suo vero bene - se comprende dov'è questo bene, ottiene il piacere che sempre ne risulta. Bentham ha spinto questa teoria alle sue ultime conseguenze.
Ma La Rochefoucauld fa valere un'altra cosa - che impegnandoci in azioni dette disinteressate, ci figuriamo di liberarci del piacere immediato, e di cercare un bene di ordine superiore, ma che ci inganniamo. Questa è la novità: Non si tratta di una teoria generale secondo la quale l'egoismo ingloba tutte le funzioni umane. Questo lo diceva già la teoria fisica dell'amore di san Tomaso - il soggetto dell'amore cerca il proprio bene. San Tomaso, che non diceva nient'altro che ciò che si diceva da secoli era d'altronde contraddetto da un certo Giullaume de Saint- Amour, il quale faceva notare che l'amore doveva essere altro dalla ricerca del proprio bene. Ciò che è scandaloso in La Rochefoucauld, non è che l'amor proprio sia per lui fondamento di ogni comportamento umano, ma che è ingannatore, inautentico. C'è un edonismo proprio dell'ego, e che è appunto ciò che ci inganna, cioè che ci frustra sia nel nostro piacere immediato, sia nelle soddisfazioni che potremmo trarre dalla nostra superiorità nei confronti di questo piacere. Separazione di piani, rilievo per la prima volta introdotto, e che comincia ad introdurci, per una certa diplopia, a ciò che apparirà come una reale separazione di piani.
Questa concezione si iscrive in una tradizione parallela a quella dei filosofi, la tradizione dei moralisti. Che non è gente che si specializza nella morale, ma che introduce una prospettiva detta di verità nell'osservazione dei comportamenti morali o dei costumi.
Questa tradizione sfocia nella Genealogia della morale di Nietzsche, che rimane del tutto in questa prospettiva, in qualche modo negativa, secondo la quale il comportamento umano è come tale ingannato. E' in questo incavo, in questa tazza, che viene a versarsi la verità freudiana. Siete ingannati, certo, ma la verità è altrove e Freud ci dice dove...
Jacques Lacan - Seminario libro II (1954-55)
© Edizioni du Seuil 1978 - © Edizioni Einaudi 1991

In questa tradizione che prende La Rochefoucaul, Nietzsche e arriva fino a Freud e che dice che l'uomo è ingannato dall'altro non meno che da se stesso si situa anche un tal Baltasar Gracian e se volete anche un tal Carlo Cattaneo così avrete una delle chiavi di lettura del sito il politecnico nel suo complesso.