RICCARDO CUOR DI LEONE |
Milano, 1990 [messo in linea nel settembre 2004] E' arrivata in libreria la traduzione italiana della biografia "Riccardo Cuor di Leone", scritta dalla famosa medioevalista francese Régine Pernoud. Una biografia, bella e di stampo tradizionale, che fa il punto storico su Riccardo d'Inghilterra, primo di questo nome, celebre forse più per le manipolazioni romanzesche effettuate intorno alla sua figura (tra l'altro, la parte che gli é stata assegnata nella saga di Robin Hood) che per effettivi meriti documentati. Poemi, ballate, romanzi e da ultimo anche film hanno fatto crescere a dismisura la figura di questo re medioevale e l'hanno mitizzata come quella di un cavaliere senza macchia, tutto proteso a far trionfare i valori del bene: all'interno della sua grande e disarmonica famiglia, nel suo reame vasto quanto diseguale (comprendeva anche quasi metà dell'odierna Francia), sulla scena europea in pieno sistema feudale in cui andavano formandosi grandi realtà nazionali e linguistiche (soprattutto Francia e Inghilterra) e nello scontro tra cattolicesimo e Islam. |
Siamo quindi di fronte a un'ennesima operazione di sconvolgimento di una figura storica? No, solo alla sua messa a punto nella sua giusta dimensione storica. Anche la Pernoud non ha resisito, tutto sommato, al fascino di questo leggendario personaggio che incarna così bene gli ideali dell'epoca cavalleresca, con i suoi baldanza, lealtà, generosità e ardore guerriero. E la sua onestà così profondamente radicata da fargli rivelare in pubbliche confessioni di essersi macchiato del peccato di sodomia. Uno dei maggiori difetti di Riccardo fu la sua irresolutezza che in varie occasioni gli impedì di trarre profitto dalla sue vittorie militari o dalle situazioni favorevoli e quindi, in ultima analisi, di essere un buon politico. L'eroicità di molte sue gesta (pare che l'appellativo conferitogli fosse del tutto giustificato) nello schacchiere francese o in quello mediorientale é anche un po' offuscata dal massacro di circa duemilasettecento prigionieri saraceni da lui ordinato, secondo anche fonti occidentali. Massacro non giustificato neanche dalle dure leggi della guerra. |
Altre peculiariità di Riccardo (1157-1199) sono quelle di aver regnato per soli dieci anni, di non aver parlato nemmeno inglese e di non aver passato sul suolo patrio che una minima parte della sua vita, che si svolse per la maggior parte nei dominii francesi della sua casata, specialmente nella tanto amata Aquitania dei trovatori e dell'amor cortese. Inoltre Riccardo era figlio di due grossi personaggi, storicamente importanti quanto lui, se non di più, come Enrico il Plantageneto (sì proprio quello,dell'assassinio di Thomas Becket, arcivescovo di Canterbury, nella sua cattedrale) e di Eleonora di Aquitania (una delle figure femminili più rilevanti del Medioevo, che nella sua lunga vita ebbe persino la ventura di essere prima regina di Francia e poi dì Inghilterra). |
Tra gli episodi più salienti della sua breve vita, oltre le tante guerriglie (talvolta anche in ribellione contro il padre) condotte specialmente nei dominii oltre Manica della corona inglese (per molti dei quali i Plantageniti erano vassalli del re di Francia: una tipica incongruenza del sistema feudale), la sua partecipazione alla Terza Crociata insieme a Filippo Augusto di Francia e la sua lunga prigionia nelle fortezze dell'imperatore Enrico VI. Nella crociata, in cui si trovò a dover combattere contro l'abile Saladino, Riccardo si comportò valorosamente. Questa crociata, malgrado la defezione a un certo punto di Filippo Augusto, ebbe il risultato di rinsaldare un regno franco che si estendeva lungo il litorale da Tiro a Jaffa, oltre al permesso per i cristiani di recarsi in pellegrinaggio nei Luoghi Santi. Dalla prigionia in Austria e in Germania, lo trasse soltanto un ingente riscatto che tutti i suoi sudditi contribuirono a pagare. Morì in Francia, nei pressi di Limoges, per le conseguenze di una frecciata ricevuta alla spalla. A lui succedette l'enigmatico fratello Giovanni Senza Terra, l'esatto suo opposto come carattere e gesta, tanto ambiguo e codardo quanto Riccardo era stato solare e leale. Giovanni Senza Terra é comunque rimasto famoso per aver concesso nel 1215 la prima forma di costituzione al mondo, la Magna Carta. Giuseppe Serpagli |
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