Milano  1993. Nato per caso negli Abruzzi da un siciliano e da una umbra, cresciuto e residente a Roma fin nell'avanzata gioventù, Giulio Mazzarino (1602/1661) ebbe la straordinaria sorte di governare la Francia, uno dei paesi più potenti del mondo, per quasi un ventennio (1643/1661). E inoltre di diventare uno dei più abili diplomatici di tutti i tempi, di essere nominato cardinale senza essere stato ordinato sacerdote, di accumulare uno dei più cospicui patrimoni del Seicento, e tante altre cose ancora. Una carriera formidabile per un uomo di relativamente umili origini, dovuta soprattutto al suo eccezionale genio politico e diplomatico, ma anche ad alcune opportunità da lui colte al volo, come l'incontro con il cardinale di Richelieu o il fatto che alla guida del suo paese di adozione vi fossero prima un re debole e poi uno bambino. Se questo bambino diventerà poi il re Sole é anche merito dell'italiano "naturalizzato" francese (allora lo si considerava piuttosto un "italiano francese") che gestì il potere a suo nome e che gli insegnò il mestiere della grande politica durante i suoi primi vent'anni di vita. A questo grande della storia é dedicata la biografia "Mazzarino" (Un cardinale al potere nella Francia del Seicento), pubblicata recentemente anche in versione italiana e scritta dallo storico francese Pierre Goubert. Si tratta di una biografia di Mazzarino più politica che privata e molte pagine sono riservate anche alla storia sociale ed economica della Francia di quegli anni.
Quasi niente quindi sulle presunte scorrerie amorose (che tanto posto ebbero nei libelli denominati "mazarinades" e nei pettegolezzi di corte) del cardinale da una parte con la regina Anna d'Austria, moglie di Luigi XIII e madre di Luigi XIV (di cui Mazzarino potrebbe anche essere il padre) e dall'altra parte nell'opposto campo del cosiddetto "vizio italiano" (da cui forse non era esente nemmeno Luigi XIII!). I riflettori di Goubert sono focalizzati prima sulla formazione del geniale Giulio (che era stato allievo dei gesuiti a Roma) nella diplomazia pontificia e poi sul suo progressivo fiorire alla corte di Francia prima sotto la guida e protezione di Richelieu (che ebbe il merito di capire subito che l'italiano poteva essere il suo degno successore) e poi, favorito dalle sue doti e dalle circostanze (le morti, a breve distanza, di Richelieu e di Luigi XIII) come effettivo detentore del potere sotto la reggenza della vedova di Luigi XIII. Richelieu non poteva scegliere di meglio. Non solo Mazzarino proseguì e consolidò molte opere intraprese dal primo grande cardinale, ma (avendo completamente sposato la causa della grandezza della Francia e della sua monarchia) seppe cavarsela benissimo anche in tante nuove situazioni, sia sull'agitatissimo fronte interno sia su quello non meno esasperato delle lotte tra le potenze europee.
Intelligente, paziente, persuasivo, ambizioso, profondo conoscitore delle corti e della diplomazia, Mazzarino colse un'impressionante serie di successi. Sul piano interno seppe affrontare alcune turbolenze (tra cui le due Fronde: parlamentare e poi dei nobili) talvolta talmente gravi da costringere la corte a fuggire da Parigi e lui stesso a rifugiarsi brevemente all'estero o in provincia. Le sue doti (anche quelle di negoziatore e di saper dividere gli avversari) ebbero alla fine la meglio e nell'ultimio decennio circa della sua vita la sua autorità non conobbe più seri ostacoli. Tollerante in fatto di religione (ma non con i giansenisti), a favore dei protestanti mantenne l'Editto di Nantes, che doveva purtroppo essere revocato dal suo allievo politico, Luigi XIV, alcuni decenni dopo, quando iniziò la fase discendente del grande sovrano. In politica estera, nel 1648 concluse la guerra dei Trent'anni contro l'Impero con il trattato di Westfalia, in base al quale la Francia otteneva importanti territori verso il Reno (tra cui la maggior parte dell'Alsazia). Dopo altri successi diplomatici, nel 1659 riuscì a stipulare con la Spagna la pace dei Pirenei, in base al quale la Francia guadagnava l'Artois e il Rossiglione e Luigi XIV doveva sposare Maria Teresa di Spagna. Per rendere possibili queste nozze, coronamento di un lungo lavoro diplomatico, Mazzarino non esitò ad opporsi, riuscendovi, al desiderio del giovane re di sposare la contessina Maria Mancini, una nipote del cardinale, forse l'unica vera e sincera grande passione del futuro grande amatore. Quando Mazzarino morì e Luigi XIV, ormai più che ventenne, s'accinse a governare in prima persona, la Francia era ormai definitivamente una grande potenza e il potere assoluto della monarchia quasi consolidato. Nel Seicento quindi non vi fu in Francia un "grande cardinale" (Richelieu), ma "ve ne furono due".
Giuseppe Serpagli
IL CARDINAL MAZZARINO
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