Milano 1989. Finalmente é uscito anche in Italia l'interessantissimo "Le crociate viste dagli arabi" dello scrittore e giornalista franco-libanese Amin Maalouf. Un libro di divulgazione storica che riunisce in sé ottimo livello e scorrevolezza. Abbastanza esauriente senza essere prolisso, il saggio di Maalouf ha inoltre il pregio di non calcare la mano in una visione troppo partigiana. Racconta le crociate semplicemente servendosi delle fonti arabe, ma non si concede giudizi morali (o per dirla con altre parole, non sta a disquisire su chi erano i buoni e chi i cattivi) o prese di posizione, tranne che nell'epilogo, in cui peraltro é molto moderato, forse troppo. Perché, se nei quasi due secoli che durarano le crociate misfatti furono commessi da ambo le parti, una cosa é certa, almeno a parere di chi scrive: la colpa iniziale fu degli europei che invasero vari paesi mediorientali. Si potrebbe aggiungere che le crociate furono le prime spedizioni coloniali europee o prenderle come esempio e monito di quali bassezze può compiere l'Uomo con la giustificazione di alti ideali.
Tutto iniziò nel 1096 con la crociata guidata da Pietro l'Eremita e tutto, almeno a livello materiale, terminò nel 1291 con la caduta di Acri e quindi la fine della presenza europea in Oriente (almeno per un pò di secoli a venire). Ma le conseguenze morali delle crociate non sono ancora spente ai nostri giorni e ci pare giustificato quanto scrive Maalouf a conclusione del suo libro "E' chiaro che l'Oriente arabo continua a vedere nell'Occidente un nemico naturale. Contro di lui, ogni atto ostile - sia esso politico, militare o facente leva sul petrolio - non é che rivendicazione legittima. E non si può dubitare che la rottura avvenuta tra i due mondi abbia la propria radice nelle crociate, a tutt'oggi considerate dagli arabi come vero atto di violenza".
In quei quasi due secoli, quante battaglie, quanti morti, quante vittorie e sconfitte da ambo le parti (ognuna delle quali chiamava gli altri "infedeli")! Le fonti arabe non parlano di crociate, ma di guerre o invasioni dei "franchi", intendendo con questo nome tutti gli occidentali. Dapprima il sultano di Nicea riesce a contenere gli invasari franchi, ma l'anno successivo viene scontitto e gli europei dilagano progressivamente impadronendosi di Edessa, Antiochia, di alcune città siriane, libanesi, palestinesi e infine di Gerusalemme (1099), che viene saccheggiata e la cui popolazione massacrata. Anche la comunità ebraica della città, riunita nella sinagoga principale, non viene risparmiata. I franchi circondano l'edificio con legname e poi vi danno fuoco; chi tenta di uscire viene ucciso, gli altri sono lasciati bruciare vivi all'interno del tempio.
Nel periodo di massima conquista occidentale, il territorio in mano franca comprende tutta la fascia che va dalle coste turche mediterranee orientali fino a Gaza. Gli opposti schieramenti sono quanto mai eterogenei, mutevoli e molti disuniti, specialmente in campo arabo, in cui le rivalità interne sono più evidenti. Molti successi dipendono anche dalle personalità che a un certo momento si trovano a guidare una delle parti in campo. Da parte araba emergono Zenki, suo figlio Norandino (Nur ad-Din), Saladino (Salah ad-Din) (che pare non fosse feroce come lo descrivono certe fonti occidentali), Al-Kamil e altri. Da parte occidentali, come si sa, é tutto un accorrere in Oriente di personaggi anche del calibro di molti celebri re e imperatori. A complicare il quadro ci sono le mene e le giustificate paure degli imperatori di Bisanzio, che durante una crociata viene persino conquistata e saccheggiata dai franchi. Per non parlare dell'apparizione dei terribili mongoli nel già tanto complicato schacchiere! Insomma due secoli che ne videro di tutti i colori in quella tuttora tormentata parte del mondo: dall'assedio di Tripoli durato duemila giorni agli atti di cannibalismo compiuti dai crociati nella città di Ma'rra, da un lebbroso come re di Gerusalemme agli atti di terrorismo suicida della setta degli Assassini.
Uno degli avvenimenti più belli, in mezzo a tanto sangue e barbarie, é l'accordo raggiunto con le sole armi della diplomazia tra il sultano Al-Kamil e Federico II di Svevia Hohenstaufen, in base al quale gli europei ottengono Gerusalemme (più alcune cittadine) e una striscia di terra per poterla raggiungere dal mare. Trattato per altro - a riprova di quanto sia difficile mettere d'accordo il genere umano - visto con indignazione in molti settori sia del campo musulmano che di quello cristiano. Paradossalmente, la sconfitta territoriale finale degli europei si trasformò in vittoria in campo culturale (e anche commerciale), in quanto essi appresero dagli arabi (come anche in Sicilia e in Spagna) quanto di meglio la civiltà araba aveva allora di offrire (in svariati settori, e non solo culturali) e trassero l'eredità della civiltà greca attraverso le traduzioni arabe. Il mondo musulmano, invece, tese a rinchiudersi in se stesso, a diventare diffidente e intollerante e a non partecipare all'evoluzione del pianeta. Secondo Maalouf, gli avvenimenti conclusisi sette secoli fa influenzano ancora l'atteggiamento degli arabi in generale a tal punto che la spedizione di Suez del 1956 fu vista da molti come una nuova crociata, che Israele é talvolta equiparato a un nuovo stato crociato o che il defunto presidente Sadat é odiato da alcuni tanto quanto lo fu un suo lontano predecessore al potere al Cairo: quel Al-Kamil che aveva osato riconoscere la sovranità cristiana su Gerusalemme scendendo a patti con il "divino" Federico II.
Giuseppe Serpagli
LE CROCIATE
(VISTE DAGLI ARABI)
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