GLI ULTIMI CADUTI


4 NOVEMBRE 1918







La mattina del 4 novembre la Decima Armata attacco'.
Prima di attraversare il Tagliamento venimmo a sapere che alle ore 15 sarebbe scoccata l'ora dell'armistizio.
Provammo una grande gioia mista a sgomento.
L'idea della fine della guerra a breve distanza di ore ci parve perfino assurda e la diffusa incredulita' ottenne conferma quando nella marcia di avvicinamento a Rivignano, oltre il Tagliamento, sentimmo ancora il rauco gracidare delle mitragliatrici austriache.
La verita' era (ma noi non potevamo saperlo) che i nostri comandanti avevano ricevuto l'ordine perentorio di accelerare la marcia perche' l'armistizio ci cogliesse quanto piu' vicino possibile al vecchio confine.
Gli ordini erano precisi e perentori: e' indispensabile approfittare della demoralizzazione del nemico spingendo avanti quanto piu' possibile, con marcia rapida, le nostre truppe piu avanzate. Domani la 23esima Divisione preceduta dai cavalleggeri Aquila, punti su Gradisca per la direttrice Madrisio - Rivignano - Castion di Strada - Versa - Gradisca.
E allora avanti verso il vecchio confine!
Bersaglieri e cavalleggeri si rimettono in marcia.
Ad Ariis, oltre il piccolo ma profondo fiume Stella, gli austriaci ci attendevano al varco. Cavalleggeri ciclisti e nostri arditi reggimentali, al comando del sottotenente Alberto Riva di Villasanta, misero in fuga il nemico; il piccolo ponte venne riparato e il reggimento pote' riprendere la marcia verso Torsa, all'avanguardia era Riva con i suoi arditi.
Dal campanile di Torsa, gli austriaci tenevano sotto controllo la strada di accesso al paese e quando gli arditi dell'Ottavo si lanciarono all'attacco per neutralizzare la resistenza nemica una pallottola colpi' alla fronte il coraggioso comandante.
Alberto Riva cadde un'ora prima dell'armistizio, aveva 18 anni.
A Torsa il Comando decise di accelerare l'inseguimento degli austriaci che frattanto si erano asserragliati a Paradiso, con l'impiego anche della cavalleria.
Erano le 14,45.
L' Ottavo Bersaglieri riprese la marcia verso Paradiso, in testa era il 12esimo battaglione. Paradiso, un mucchio di case contadine nella campagna bassa di erbe e di sterpi, sorge tra Muzzana del Turgnano e Castion di Strada, cinquecento metri piu' a nord v'e' un trivio (il trivio di Paradiso, appunto).
Quando sulla strada per Paradiso fummo raggiunti dalla cavalleria al galoppo ci buttammo nei fossati laterali gridando: "Viva la cavalleria!".
Uno spettacolo emozionante e insieme esaltante.
Sembravamo ragazzi che giocavano alla guerra e avevamo dimenticato che la morte era li' a due passi... Mentre i bersaglieri aggiravano il paese catturando i tenaci cecchini asserragliati nelle case, i cavalleggeri, superato il rettifilo che taglia il paese, raggiunsero il trivio dove li attendeva, armi alla mano, un battaglione di mitraglieri magiari: la pazza eroica galoppata scaglio' contro la resistenza nemica l'ultimo sacrificio dell'esercito vittorioso.
Fu l'episodio culminante di quelle ore tremende; fu l'ultimo attacco e l'ultima carica della lunga guerra.
Caddero nell'ardimentosa corsa i tenenti Augusto Piersanti e Achille Balsamo di Loreto, il caporale Giulio Marchesini, i cavalleggeri Sulla Carlo, Quintavalli Giovanni e Biancherini Giovanni, cavalleggeri dell'Aquila, tutti ragazzi diciannovenni dell'ultima leva.
Alle ore 15, mentre qua e la' si sparava ancora, echeggio' uno strano suono di tromba: era il segnale austriaco dell'armistizio.
Un nostro velivolo, col tricolore fluente dalla carlinga, sbuco' dalla nebbia con un lungo suono di sirena cosi' annunziando la fine della guerra. Ci abbracciammo l'un l'altro, pazzi di gioia.
Per dare sfogo all'improvvisa felicita' consumammo la scorta dei razzi di segnalazione e il cielo si animo' di festosi colori.
Piu' tardi, il reggimento schierato, battaglioni affiancati, ricevette il saluto e il plauso del comandante la divisione generale Fara.
Il giorno dopo, nella piazzetta del paese, io ebbi la ventura, col mio plotone, di rendere gli onori delle armi agli ultimi caduti della guerra.
Solo in quel momento, anch'io ragazzo appena diciannovenne, compresi appieno che ero sopravvissuto a quella che allora appariva la piu' terribile guerra della storia.

Giuseppe Rotolo








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