UNA DONNA DEL RINASCIMENTO







Per la serie "Fa caldo e vi racconto qualcosa che ho appena letto" eccovi qualche cenno su Caterina Sforza, figura crudelissima ma non priva di una sua forza e di un suo fascino.
Nata nel 1463 dall'unione illegittima di Galeazzo Maria Sforza, futuro duca di Milano, e di Lucrezia Landriani, venne poi legittimata e allevata dalla stessa moglie di Galeazzo, Bona.
Bella, colta ed energica, Caterina fu la degna discendente di una schiatta di guerrieri e di condottieri che con lei, si puo' dire, scompare dalla storia.
Ho visto un suo ritratto alla Galleria di Brera e devo dire che a me ha fatto venire in mente una appena un po' meglio della moglie di Fantozzi ma ogni epoca ha il suo metro di belta' muliebre.
Nel 1477 venne data in moglie al nipote di papa Sisto IV: Girolamo Riario, signore di Imola e, dal 1480, di Forli'. Si trattava di una unione politica, tuttavia Caterina e Girolamo si amarono sinceramente ed ebbero sei figli: Bianca, Ottaviano, Cesare, Giovanni, Livio Galeazzo, Francesco.
Il 14 aprile 1488 ii Riario fu ucciso in una congiura mentre la citta' di Forli' si dava al pontefice.
Chiusa nella rocca di Ravaldino, Caterina resistette eroicamente agli assedianti e quando i congiurati minacciarono di ucciderle i figli si narra che la Sforza. in piedi sulle mura. alzasse le sottane gridando: "Ho qui lo stampo per farne degli altri!".
Avendo letto abbastanza della sua vita direi che l'episodio corrisponde bene al personaggio: e' possibile che l'abbia fatto davvero.
Liberata dall'esercito sforzesco, Caterina rimase padrona di Forli' come tutrice del figlio Ottaviano.
Fu allora che esplose in pieno la natura poco portata ai bizantinismi di Caterina. Implacabile fu infatti la sua vendetta contro gli uccisori del marito che, catturati, vennero messi a morte tra crudeli torture.
Ancor piu' spietata fu la vendetta di Caterina verso coloro che le strapparono il secondo uomo della sua vita, lacopo Feo, che ella aveva nominato castellano di Ravaldino. Il loro matrimonio non e' tuttavia storicamente provato. Essi vissero comunque more uxorio vari anni ed ebbero un figlio: Bernardino. Il 27 agosto 1495 lacopo Feo le fu ucciso sotto gli occhi. mentre insieme ritornavano da una partita di caccia e lei stessa si salvo' a stento. Le cronache riferiscono che Caterina si abbandono' a '...sanguinolentie inaudite' contro gli autori del crimine, non risparmiando ne' le loro donne ne' i loro bimbi tanto che ne inorridi' tutta la Romagna.
Circa un anno dopo (nel 1496 o 1497) Caterina sposo' (si consolava presto) segretamente Giovanni il Popolano, figlio di Pierfrancesco de Medici. Dall'unione delle due piu' illustri casate italiane nacque il 6 aprile 1498, nella rocca di Forli', Ludovico, il futuro Giovanni delle Bande Nere (chiamato cosi' dopo la morte del padre, in sua memoria), l'unico dei suoi otto figli che eredito' il coraggio e la tempra della madre.
Politicamente Caterina stette con i fiorentini. II 9 marzo 1499 papa Alessandro VI, per favorire il proprio figlio, Cesare Borgia detto il Valentino (quello per cui sbavava Machiavelli), Ia dichiaro' privata dei suoi Stati. Contemporaneamente il Valentino, alleato dei francesi, l'assali'. La Sforza si difese strenuamente, ma non pote' impedire la caduta di Imola (25 novembre 1499) e l'ingresso del Borgia in Forli'(19 dicembre). Mantenne la rocca di Ravaldino combattendo essa stessa sugli spalti, fino al 12 gennaio 1500, quando capitolo'.
Condotta prigioniera a Roma, Caterina venne rilasciata per intervento dei francesi, il 30 giugno 1501. Si ritiro' allora in Toscana e mori' a Firenze il 28 maggio 1509, dopo aver dedicato gli ultimi anni alla stesura di un ricettario di cure di bellezza e di pratiche mediche e chirurgiche.
Un cronista del tempo la defini': "...femmina, quasi virago, crudelissima e di grande animo", un altro scrisse di lei: " e' Caterina la piu formosa fra le donne del secolo, di aspetto elegante, di membra mirabilmente belle e proporzionate".
Era una donna del Cinquecento, perfettamente a proprio agio in quell'epoca che definire inquieta e' cadere in un dolce eufemismo.







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