Qualche considerazione sociologica

Ovvero la Scienza, questa sconosciuta...

Verità e razionalità: due instabili monete di scambio nell'indagine scientifica

 "La questione della razionalità della medicina non appartiene al solo paesaggio delle pratiche che si riferiscono alle scienze moderne, e non è nemmeno una questione di tipo "epistemologico". Noi, medici e cittadini, siamo inseriti in una tradizione che ha inventato la razionalità come posta in gioco, come riferimento discriminante circa i futuri da noi costruiti. Essa è per noi portatrice di obblighi e di esigenze che, nel bene e nel male, ci fabbricano e ci costringono a pensare" Isabel Stengers.

La nozione classica di Scienza, basata sull'osservazione diretta della natura da parte di un soggetto onnipotente ed imparziale, ha creato la metafora di una conoscenza obiettiva, de-antropomorfizzata, non contaminata dall'identità dell'osservatore, e ci ha lasciato in eredità termini quali "idea" e "teoria", derivanti da verbi greci col significato di "vedere" proprio perché la vista è l'unico senso che "lascia gli oggetti liberi per sé, li fa vedere ed apparire, ma non li consuma praticamente" [Hegel, Estetica]. Questa sorta di mitizzazione dell'indagine scientifica sopravvive ancora nella rappresentazione sociale della Scienza e nella metafisica razionalistica che permette di far coesistere l'oggettività del mondo esterno con la soggettività dello sguardo dello scienziato.

La Scienza odierna è ben consapevole della eterogeneità di soggetto conoscente ed oggetto da conoscere, ma parte sempre dal presupposto che questa distanza sia in qualche modo colmabile e che i risultati dell'indagine scientifica siano universali e comunicabili a tutti. Le leggi scientifiche devono quindi essere costituite da proposizioni universalmente valide, non contaminate dai pregiudizi del singolo scienziato e soprattutto controllabili da parte della comunità scientifica, che si erge a garante dell'operato dei suoi singoli membri. Come prodotto spersonalizzato di una collaborazione universale la Scienza assume quindi le sembianze di "una conoscenza senza un soggetto conoscente" [Popper, Conoscenza obiettiva] ed il linguaggio scientifico deve andare alla ricerca di un rapporto diretto e transitivo con la realtà.

L'istanza di verifica collettiva dei risultati, che impone agli scienziati di rendere riproducibili i loro esperimenti e di comunicare scrupolosamente i dati empirici rilevati, nasce nel momento in cui l'invenzione della stampa rende possibile la comunicazione tra i dotti di tutto il mondo. L'era dei rimandi articolati tra un libro e l'altro rende possibile sfruttare il feedback che si instaura tra una scoperta pubblicata e tutti coloro che possono potenzialmente verificarla. Qualsiasi testo accademico moderno presenta svariate citazioni di opere di altri studiosi, in modo da costruire un reticolo di consenso che garantisca la validità delle affermazioni fatte ed allo stesso tempo consolidi la popolarità accademica delle fonti citate. Anche gli scritti che polemizzano apertamente con testi di altri autori portano comunque ad un'intensificazione del dibattito accademico su di essi, salvo poi screditarli nel caso in cui non riscontrino effettivamente alcun consenso. Probabilmente il modo migliore per condannare all'oblio una tesi avversa è quello di ignorarla totalmente.

Altro presupposto fondante della Scienza moderna è la fede nel progresso: anche se una conoscenza infinita è di per sé irraggiungibile, qualsiasi accrescimento della conoscenza stessa viene visto come un guadagno positivo per la civiltà umana. Su questa concezione della Scienza e della tecnica come garanti di progresso si sono costruite tutte le utopie tecnocratiche della filosofia occidentale, dalla Nuova Atlantide di Francis Bacon alle teorie positivistiche.

L'obiettività dell'indagine scientifica dovrebbe dunque scavare un solco profondo e marcato tra la logica del dibattito scientifico e quella delle normali relazioni sociali, nelle quali la logica e la razionalità passano spesso in secondo piano.

Secondo Serge Moscovici infatti la Scienza si differenzia dalla vita sociale proprio perché, mentre nella prima "il verdetto viene sempre prima del processo", le scienze cercano o dichiarano di muoversi dalla premessa alla conclusione, prescindendo dalle opinioni e dai preconcetti di cui ogni singolo individuo è per sua natura portatore, così come scopo di un'indagine giudiziaria è quello di assicurare la priorità del processo sul verdetto.

La sociologia della scienza ha tuttavia affermato il concetto di scoperta scientifica come artefatto ed introdotto il concetto di manufacture of knowledge o costruzione sociale della conoscenza. Celebri sono le osservazioni di Kuhn [1962] sugli esperimenti in laboratorio, strumento principe della scienza galileiana: se un esperimento non verifica la teoria che ne è alla base, gli scienziati non ipotizzano subito che la teoria sia sbagliata: essi assumono invece che l'esperimento non sia stato effettuato correttamente, che alcuni agenti esterni non razionalizzabili (sporcizia delle provette, rumori nel canale audio, guasti temporanei, disturbi meteorologici...) abbiano invalidato la prova, e ripetono l'esperimento finché non ha dato il risultato desiderato.

L'impostazione dell'indagine scientifica, per quanto finalizzata alla ricerca della verità ed organizzata su criteri logici e razionali, è sempre almeno in parte teleologica, quindi a suo modo faziosa e contrastante con la concezione antica di una conoscenza naturalmente determinata in cui i fatti debbano essere separati dalle opinioni.

La teoria del falsificazionismo proposta da Karl Popper, secondo cui la validità di una teoria è data dall'impossibilità di dimostrarne la falsità, nasce proprio per costringere lo scienziato a diventare il primo critico di se stesso e delle proprie scoperte a garanzia della sua imparzialità ed obiettività. D'altra parte la validità delle teorie scientifiche viene così trasformata in una validità a termine: ogni teoria scientifica diventa una congettura in attesa di falsificazione, che vive in attesa della propria morte in seguito all'avvento di teorie innovative.

Appare quindi chiaro che quella che viene rappresentata come una conoscenza diretta ed evidente non è altro che il risultato di una manipolazione dell'uomo, una manipolazione la cui opportunità e correttezza metodologica sono garantite dalle regole e dal controllo della comunità scientifica.

Anche se la rappresentazione sociale della Scienza, così come è condivisa dalla maggior parte delle persone, include per definizione le idee di verità e razionalità come istanze fondamentali ed imprescindibili, lo sviluppo reale degli eventi e delle idee percorre spesso strade molto diverse.

Indice sociologia. 1. Introduzione. 2. Verità e razionalità. 3. Il conflitto nella Scienza. 4.La medicina nella vita sociale delle persone. 5. Sintesi e conclusioni. Torna alla Home Page.