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sopra: i corpi di Zweig e della moglie in una fotopubblicata su un quotidiano brasiliano nel 1942

sotto: la casa di Petropolis

La morte di Stefan Zweig

Il 22 febbraio del 1942 Stefan Zweig e sua moglie Lotti si tolsero la vita.

Si trovavano in un appartamento sito in Rua Gonçalves Dias, n.º 34 a Petropolis. Morirono iniettandosi del Veronal*.

* Il Veronal è un farmaco tristemente noto per essere stato utilizzato in dose letale dai medici nazisti (diluito nel tè) per uccidere i malati di mente. In quegli anni era altresì ampiamente usato come farmaco. Lo stesso Zweig riferisce che nello studiolo di F. Nietzsche una boccetta di Veronal stava su una mensola insieme ad altri psicofarmaci.

La notizia della morte di Z., in loco, ebbe grande risonanza; in Europa fu invece schiacciata dai più tragici eventi che accadevano in quei giorni.
L'immagine sopra dei corpi dello scrittore e della moglie è tratta da un quotidiano locale del '42.

22/02/1942 JORNAL DO SÉCULO

Escritor Stefan Zweig se mata em Petrópolis

O escritor austríaco Stefan Zweig e sua mulher, Elizabeth Charlotte, foram encontrados mortos na residência do casal, em Petrópolis. Os dois, que cometeram suicídio tomando um copo de veneno, foram encontrados abraçados na cama. Zweig fugiu para o Brasil para escapar da perseguição nazista, mas continuava a sofrer pela Europa, continente que chamava de pátria. Na casa do escritor, foi encontrado um bilhete. “Deixo um adeus afetuoso a todos os meus amigos. Desejo que eles possam ver, ainda, a aurora que virá depois dessa longa noite. Eu, impaciente demais, vou antes disso”.

Zweig, che era molto noto, ebbe i funerali di stato.

Cito dalla sua autobiografia: "Io ora non appartengo ad alcun luogo, son dovunque uno straniero e tutt'al più un ospite; anche la vera patria che il mio cuore si era eletta, l'Europa, è perduta per me da quando per la seconda volta, con furia suicida, si dilania in una guerra fraterna".

Fu sepolto a Petropolis, lontano dalla sua amata Europa che, nel '42, si avviava verso il disastro totale.

Scrisse Zweig, poco prima di morire, di aver abbandonato Salisburgo perché la libertà personale era per lui "la cosa più essenziale del mondo". Parlava semplicemente di "libertà". Devo quindi ritenere che lo scrittore non immaginasse la reale portata degli orrori nazisti. Del resto Zweig morì nel febbraio del '42, quando il maggior numero delle deportazioni doveva ancora avvenire (per l'esattezza avverrà fra l'estate e l'autunno dello stesso anno). Morì prima ancora del massacro del ghetto di Varsavia e di altri tragici eventi. Ed oltretutto, le notizie che giungevano oltre oceano nel '42 erano ancora confuse, incerte e frammentarie. La piena verità sulle dimensioni dell'Olocausto apparve chiara a tutti solo dopo la fine della guerra.

Sulle recondite ragioni del suicidio di Zweig si è tanto discusso. Zweig era un esiliato, mortificato, spogliato in Europa di tutti i suoi beni, privato di ogni diritto umano. Quale peso ebbero depressione, isolamento, solitudine, esilio, persecuzione? Thomas Mann, sconvolto dalla notizia, definì il suicidio dell'amico "una diserzione al dovere"; ma in un altra occasione sostenne addirittura che dietro quelle morti si nascondesse una vicenda a sfondo sessuale. Si è anche detto che fra le concause del tragico gesto possa aver pesato non tanto, o quanto meno non solo, la profonda amarezza dello scrittore per i tragici eventi di quegli anni, quanto un problema di depressione bipolare dalle radici più antiche, atteso che in Zweig i segni della depressione bipolare si erano manifestati sin dalla adolescenza. Come tipicamente avviene nei soggetti affetti da questa patologia, lo scrittore (non ancora ventenne) oscillava fra melanconia ed euforia, stasi ed iperproduttività, tristezza ed irrequietezza, solitudine e socievolezza; e questo suo continuo viaggiare per il mondo, frenetico, incessante, nasceva certamente da sete di conoscenza, ma era anche fuga dalla realtà e da se stesso.

Vero è che avendolo seguito nel tragico gesto anche la moglie Lotte, difficile è immaginare che potessero essere entrambi e simultaneamente depressi. Pur tuttavia è altresì evidente come chi entra in un simile tunnel di oscurità, trascini sovente con se, in una dimensione mentale distorta, chi gli sta a stretto contatto.

E' noto come tanti personaggi celebri siano stati dei depressi bipolari; ed è altresì risaputo come tale patologia possa derivare tanto da cause endogene quanto da condizionamenti esterni ovvero ancora da entrambi gli elementi; si è sostenuto che la depressione bipolare, oltre ad essere un "effetto", è anche "causa" della esternazione del talento artistico. "Talento" che in assenza di patologia depressiva sovente rimane latente.

Qualcuno ha anche sollevato il dubbio che non si trattò di suicidio ma di un omicidio compiuto da emissari della Gestapo in Brasile: è una tesi che, tuttavia, non ha avuto riscontri concreti. Così come non si ebbe mai conferma della sospetta omosessualità o bisessualità dello scrittore: dubbi sollevati nel dopoguerra su aspetti che allora suscitavano scandalo ma che oggi, nel terzo millennio, non interessano più a nessuno.

Un'autorevole fonte mi ha, infine, riferito una ulteriore versione. A quanto pare Lotte Altmann era gravemente ammalata. E questa sarebbe stata, in aggiunta a tutto il resto, la vera causa scatenante del suicidio. Zweig, negli ultimi tempi, era un uomo ossessionato. E ciò è comprensibile. Ma, a quanto pare, lo scrittore andava oltre il razionale. Più che dal Nazismo era stranamente ossessionato dal "pericolo giallo", non dava il giusto peso alle cose, e mostrava altri segni di depressione.

Forse il più esauriente quadro delle condizioni psicologiche di Zweig nel '42 ci viene fornito dallo scrittore stesso attraverso "Novella degli scacchi", racconto autobiografico scritto in Brasile pochi mesi prima di togliersi la vita.

Giuseppe Fallica, 2000

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